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Sicko (Michael Moore, 2007)

Per molti Sicko potrà essere il solito film di Michael Moore: un documentario che inizia a tinte quasi grottesche, con il regista (fin troppo) protagonista in prima persona a narrare i mali della sanità americana, con decine e decine di esempi a supporto della propria tesi e nessuna “voce contraria”. Moore dice tutta la verità? Non lo so. Non credo. Ma sicuramente la sua opera ha tocchi di genio… andiamo con ordine.

La politica di Moore viene esplicata fin dall’inizio: il film non parlerà di quei milioni di americani che non hanno una assicurazione sanitaria e sono costretti a pagare (quando possono) tutto ciò di cui hanno bisogno. No, Moore parla di quei 200 milioni circa di americani che un’assicurazione CE L’HANNO. Ma serve davvero?

Si ride quando la lista della malattie che potrebbero impedirti di avere un’assicurazione scorre sullo schermo a mo di introduzione di Guerre Stellari… si ride meno quando vengono raccontate le storia di tanti, tanti lutti perchè l’assicurazione americana si è rifiutata di pagare per trasporti in ambulanza non prenotati preventivamente (come se si potesse prevedere un incidente), per malattie piccolissime non dichiarate al momento della stipula della polizza, perchè le cure per salvare la vita venivano considerate “sperimentali” anche se quotidianamente applicate su migliaia di pazienti…

Si passa poi al dibattito tra sanità pubblica e privata.. negli USA la sanità pubblica è considerata praticamente una bestemmia e lo sappiamo: quasi un primo passo verso “il comunismo”. Colpa di una campagna stampa ben montata durata decenni. Moore ovviamente (e giustamente) è per la sanità pubblica… e shocka l’America mostrando la differenza tra i propri ospedali e quelli di Canada, Gran Bretagna e soprattutto Francia. Qui (per un europeo in particolar modo) il film cala di tono: secondo Moore tutto è perfetto e sappiamo benissimo che non è così. Manca un qualsiasi contraddittorio e il regista porta solo elementi a favore della propria tesi. Shockante, appunto. Ma vero?

L’ultima parte è quella secondo me geniale. Non sono solo i poveracci a patire dello stato della sanità americana, ma anche “gli eroi”. I volontari dell’11 settembre, quelli che hanno passato giorni a frugare tra le rovine e ne hanno ricavato guai cronici respiratori, problemi da stress e quant’altro. Tutti rimasti senza una copertura, anche chi un’assicurazione ce l’aveva. E Moore cosa fa? Dopo aver mostrato che persino i terroristi a Guantanamo sono curati meglio porta questi “veri americani”… a Cuba. Ed è quasi straziante la parte in cui una donna costretta a comprare negli USA respiratori da 120 dollari a boccetta trova le stesse cose sulla povera isola caraibica a… 3 pesos e 20, al cambio 5 centesimi. La sanità pubblica cubana (una della poche cose che funziona bene nell’isola) cura i malati americani, grandi sorrisi, strette di mano e tutti a casa.

La provocazione funziona. Il film “prende”, e da questo punto di vista è consigliatissimo. Rimangono i dubbi sul metodo, ma in questi momenti nei quali anche in Italia si parla di privatizzare gli ospedali credo che questi sia un film da vedere.

Moore per la parte finale è stato indagato per violazione sulle leggi sull’espatrio e per violazione dell’embargo… quello che voleva, in fondo. Spazio sui giornali, pubblicità gratuita. A suo merito c’è da dire che pare ci creda davvero. E lo dimostra anche “aiutando” i suoi nemici, se rimangono pure loro senza assistenza sanitaria.

Da vedere!

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