In questa versione italiana andiamo alla scoperta di un paesino sperso tra le montagne del Friuli, dove Anna, una delle ragazze più belle del paese, campionessa di hockey e benvoluta apparentemente da tutti, viene trovata nuda e uccisa in riva a un lago (come in Twin Peaks, ma le coincidenze si fermano qui). Viene chiamato dalla città il Commissario Sanzio (Toni Servillo, ormai assolutamente il miglior attore italiano) che inizierà a indagare, scoprendo che Anna nascondeva fin troppi segreti e che anche nei piccoli paesi a volte possono celarsi drammi di dimensioni colossali.
La Ragazza del Lago non è un capolavoro, intendiamoci, ma è un film solido e raro in un panorama come quello italiano dove gialli di questo tipo finiscono solitamente per risultare troppo televisivi o per andare a puntare solo sul facile effetto di presa immediata. Molaioli fa esattamente l’opposto: nel film non c’è la stampa insistente, non c’è la speculazione sulle tragedie altrui, non c’è Bruno Vespa nè Porta a Porta, non c’è sangue, non ci sono gli avvocati, c’è solo una vicenda che è puro dolore e un’indagine “pura”, che ci porta a scavare nel quotidiano dei rapporti umani. Un dolore che è possibile anche accettare e vivere quasi serenamente, come avviene nel caso della vicenda personale del Commissario. I difetti: qualche nodo non sciolto completamente, una certa insistenza nel cercare i motivi di qualsiasi cosa, come succede sempre nel nostro cinema. Sottigliezze, comunque.
Un film molto italiano ma allo stesso tempo che non assomiglia a nessun altro film italiano dello stesso genere. Un giallo quasi alla Simenon, con oltre a Servillo altri bravissimi attori: Fabrizio Gifuni e Nello Mascia su tutti, ma anche Valeria Golino in un ruolo minore. Non perfetto, ma consigliato.