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Uomini che odiano le donne (Oplev, 2009)

Se c’è una cosa di cui sono grato al circuito Ucicinemas sono i film a 3€ il martedì sera. Qualche volta danno cazzate e cinepanettoni, ma altre si riescono a vedere a cifre abbordabili anche film molto attesi e non (totalmente) mainstream. Un po’ come Uomini che odiano le donne, insomma. E’ vero, il buzz mediatico sul libro e il film è stato anche in Italia enorme, ed anche io sono caduto nella rete. Ho comprato il libro di Larsson e… l’ho divorato, fiondandomi a comprare il secondo e attendendo come uno squalo che ha sentito l’odore del sangue l’uscita del terzo, anch’esso poi letto in non più di quattro giorni, nonostante la mole imponente di pagine. Figuratevi quindi se non potevo accostarmi un filo prevenuto a questa pellicola dello sconosciuto (per me) Niels Arden Oplev… di solito le riduzioni da libro sono delle cagate, figuriamoci poi se il libro d’origine è così lungo, complesso, duro. Le recensioni erano altalenanti, ma tutte concordavano sul fatto che l’opera di Larsson (che poteva anche aspettare di aver finito gli altri suoi libri prima di morire…) non era stata tradita. Dopo aver visto il film non posso che essere d’accordo: il film rispecchia fedelmente quella che è l’essenza vera del libro, non censura le parti più dure e modifica solo alcune piccolezze per evitare di perdersi in lunghe spiegazioni altrimenti inevitabili. Ma c’è tutto, e lo spettatore si deve prestare a diversi pugni nello stomaco. Ci sono soprattutto due attori francamente (a me) sconosciuti anch’essi ma davvero bravissimi: Mychael Nyqvist, nel ruolo del protagonista Mikael Blomqvist, e Noomi Rapace, che interpreta Losbeth Salander. La Rapace soprattutto, scelta criticata perchè non in possesso del fisique du role che traspariva dalle pagine del libro, è invece perfetta. Indimenticabile. Prevedo un bel balzo nella sua carriera ora, magari a Hollywood… Proprio le performance degli attori fanno sorvolare sulla vera pecca del film, ovvero la regia non proprio impeccabile. Un complimento va fatto a Oplev (e alla produzione): la pellicola non patisce il confronto con i moderni blockbuster hollywoodiani e non paga la sindrome da “piccolo film europeo” che si temeva potesse avere. Anzi. L’impianto scenico è ottimo, la qualità video buonissima, le location splendide. Il budget, insomma, ha tenuto. Ma è anche vero che il montaggio è piuttosto scolastico, con un uso forse troppo frequente del flashback, e che non ci sono mai spunti di particolare pregevolezza che fanno dire “cazzo, questo è bravo!”. La coproduzione danese/svedese dovrebbe aver già pronte le riduzioni degli altri due romanzi di Larsson, che forse usciranno al cinema o forse in tv, non si è capito bene. Ma la sensazione mia e di molti altri è che non dovremo attendere molto per il classico remake ad altissimo budget e con nomi di pregio. Nell’attesa, godiamoci questo che è sicuramente un film buono, anche se avrebbe potuto essere ottimo, nella speranza che a Hollywood non perdano la testa e decidano di ambientare il remake a (che ne so) Seattle e fare di Lisbeth una attivista di Greenpeace.

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