Citando mezzo milione di pellicole diverse, dal western ai classici di guerra, e riuscendo ad omaggiare persino Edwige Fenech, Tarantino mette in piedi quello che è il suo film migliore dopo lo sfortunato Jackie Brown, divertente, sopra le righe, con dialoghi al solito fulminanti, scene riuscitissime e personaggi che rubano la scena, in particolare il malvagio Christoph Waltz cacciatore di ebrei, che si è conquistato per questo ruolo una meritatissima Palma d’oro a Cannes. Un gioiello che ha solo la parziale pecca di una durata un filo eccessiva… ma anche i momenti più lenti (tipo i dialoghi in tre lingue diverse, opportunamente lasciate tali in doppiaggio) ammaliano proprio per quella sensazione di straniamento che riescono a dare. Qualcuno ha criticato certe uccisiono non proprio politically correct, ma candidamente, come se fosse la domanda più assurda del mondo (in effetti lo era…), Quentin ha risposto “quelli uccisi non sono uomini, sono nazisti”. Adorabile. Un film che ha il respiro di un kolossal… peccato solo per la scena dove Brad Pitt, da italiano, è dovuto diventare siciliano per ovvie esigenze di adattamento… la sensazione è che, se tradotta risulta carina, in originale doveva essere un capolavoro. Il finale strappa l’applauso.
E ricordate: IL CINEMA PUO’ CAMBIARE LA STORIA!