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Alessandro Forlani – I Senza-Tempo

Diciamo la verità, i romanzi vincitori del Premio Urania negli ultimi anni sono stati nei casi migliori delle delusioni (tipo quelli di Morellini o di Aresi), nei peggiori delle vere e proprie schifezze (qualcuno mi restituisca le ore spese nella lettura di E-Doll!). Il Premio Urania 2011, per fortuna, prometteva un po’ meglio. In finale era arrivato anche un autore che ho sempre letto con piacere come Samuel Marolla, ma alla fine la giuria ha proclamato vincitore Alessandro Forlani, con il suo “I Senza-Tempo”. Autore francamente mai conosciuto, ma la trama interessante, con ambientazione nel futuro prossimo, demoni mangiatori di bambini e necromanzia, mi ha spinto a prenderlo. Con alcuni mesi di ritardo ho concluso la lettura, e…
VERITA’ N.1: sostanzialmente non si tratta di un romanzo di fantascienza, ma di un horror futuristico.
VERITA’ N.2: sostanzialmente non si tratta neanche di un romanzo, ma (se vogliamo essere generosi) di un romanzo breve (o racconto lungo) al quale sono stati legati altri racconti successivi che in qualche modo possono rientrare nella stessa ambientazione. E per completare il volume, visto che di spazio da riempire ce n’era ancora assai, un racconto di Marco Migliori (non male) e uno di Dario Tonani (nammerda).
VERITA’ N.3: lungi dall’essere perfetto, in poco più di cento pagine il racconto contiene più idee che gli ultimi 10 Premi Urania messi insieme, e riesce anche a metterle giù bene.
La trama: Chi sono il dottor commercialista Totali, l’avvocato fallimentare Pantocrati, il notaio Maggioritariis? E soprattutto, chi è Monostatos il risvegliato? (Questi nomi, presi a prestito nel 2012, nascondono attività mostruose.) Chi ha assassinato i bambini di una scuola elementare di provincia, divorandoli? (Le indagini sono tuttora in corso.) Cosa vogliono gli Archiburoboti, invasori meccanici già in marcia nel 2024? L’intempestiva risposta arriverà nella spaventosa Italia che ci aspetta nel 2036, in un romanzo di magistrali nefandezze e originalità assoluta, vincitore del premio indetto annualmente da “Urania”.
Il giudizio: Dicevamo, romanzo (o racconto, o quel che vi pare) non perfetto. L’autore stesso nell’intervista contenuta nel volume dice di trovarsi più a suo agio con le short stories. Si vede. Alcuni di quelli inseriti comunque nella raccolta sono delle piccole gemme, scritte benissimo, con idee ottime (una almeno vorrei averla avuta io… magari chiederò al Forlani se posso riscrivere il racconto a modo mio mischiandolo con un po’ di altra roba…), quasi folgoranti. La storia principale è anch’essa molto interessante, ma soffre di due problemi: 1- un eccessivo barocchismo nello stile. In qualche modo la storia lo richiedeva e l’ho apprezzato, ma nella parte centrale si è fatto prendere un po’ la mano ed ho fatto fatica a superare qualche piccolo scoglio. 2- si notano sia la gestazione piuttosto lunga (l’autore ha confessato di averlo abbandonato e poi ripreso in mano e concluso molto dopo) che una certa
disabitudine alla forma-romanzo. Alcuni elementi che richiedevano a gran voce un approfondimento maggiore sono stati appena accennati, altri invece sembrano essere stati allungati per di più un po’ a casaccio, tanto per riempire spazio ed allungare il lavoro dell’autore di quelle poche pagine sufficienti a farlo partecipare al Premio Urania 😉
In ogni caso la lettura è piacevole e molto interessante, infarcita di metafore piuttosto evidenti per chi non viva sulla Luna ma mai troppo pedante e didascalica. Consigliata! Ora vado sul blog dell’autore e leggo qualche altro racconto…

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