fbpx
logo

Ascensoreeeeee!!!

Ma ti ricordi quella volta
dentro l’ascensore
io volevo a tutti i costi
fare all’amore
anche a te non dispiaceva
solo che non era il momento giusto
e più mi dicevi cosi
e più ci provavo gusto
Ve li ricordate i Vernice? No? Meglio così, io purtroppo me li ricordo. Ma non è di questa storia di potenziale stupro che vi voglio parlare, bensì del film Elevator, seconda pellicola e prima a Hollywood (vabbè…) del norvegese Stid Svendsen! 
Elevator è un horror… no cioè un.. thriller? Che cazzo di film è? Insomma è la storia di nove tizi che rimangono chiusi in un ascensore per colpa di una bambina di merda che tira il freno di emergenza, e tra attacchi di panico, donne in gravidanza e attentati suicidi succede un gran casino. Uno di quei film che vorrebbero raccontare la tensione di un luogo chiuso e piccolo. Tipo Buried Alive, ma con un po’ di spazio in più. Uno di quei film che la Sara non potrebbe mai guardare…
Ma per tornare a ripeterlo…
E’ tutta colpa della bambina di merda!
I bambini sono degli stronzi, causa di morte in nove film horror su dieci (e spesso anche nella realtà). Il tizio al centro, il comico razzista che assomiglia a Ale o a Franz di Ale e Franz (non so chi sia uno e chi sia l’altro e non ho voglia di fare ricerche) soffre di claustrofobia e il viaggio in ascensore per giungere ad una importante riunione di azionisti di soncazzoquale azienda è per lui un calvario. La bimba lo nota e preme lo stop, giusto per rompere il cazzo. Lui se ne accorge, ma tutti difendono la bambina. La piccola puttanella. Il film spinge a fare il tifo per il razzista odiatore di bimbi, quindi dall’inizio già mi sta simpatico.
la puttanella fa la faccia innocente, ma noi sappiamo come stanno le cose
Il film ha una partenza lenta, ma non è noioso. I dialoghi sono frizzanti e di buon livello, c’è il giusto mix di tensione che esplode lentamente e di grottesco. I personaggi si scoprono intersecati l’uno con l’altro, c’è qualche sorpresa interessante. Semmai si può rimproverare al regista la mancanza di coraggio nello spingersi più oltre, in alcune scene trattate quasi con pudore.
Poi nell’ultima mezz’ora succede il delirio. Il film vira sul grottesco spinto con punte di splatter, e non so se la cosa mi è piaciuta o meno. Voglio dire, adoro le assurdità, ma in un contesto come questo di tensione vagamente realistica un eccesso di chiacchiericcio non troppo preoccupato e qualche piano totalmente assurdo stonano. Strappano la risata, ma insomma… il problema di Elevator è che il film non decide fino in fondo quale strada percorrere. E avrebbe potuto farlo.
Nota di merito per gli attori: in particolare il sosia di Ale o Franz, Joey Slotnick, un volto già visto in decine di filmetti e serie tv che dimostra di sapersela cavare anche come (co)protagonista di un film tutto intero. Ma anche la biondina pregnant Anita Briem (mica male l’islandesina, già nei Tudors e in quella merdata di Dylan Dog) e il ciccione mi sono piaciuti abbastanza. Gli interpreti reggono.
La regia chiaramente non si sforza più di tanto, scompare. Telecamera fissa davanti al gruppo e basta così. Non serviva niente di più. Ma fa il suo dovere… insomma Elevator è un thrillerino grottesco carino, che potrà trovare qualche estimatore. Non molti, ahimè, altrimenti sarebbe probabilmente già stato doppiato in italiano… ma chi vorrà potrà goderselo sottotitolato 🙂

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.