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Suits – la recensione

Un legal-drama nella grande città. CHE PALLE, direte voi, quanti ne sono stati fatti? Decine, centinaia, TROPPI. Ogni network ha il suo, qualcuno ne ha pure due. E allora perché dovremmo iniziare a guardare Suits?
Iniziamo con la trama: Mike Ross è un brillante giovanotto dotato di memoria eidetica che però è stato cacciato dal college, perdendo così la possibilità di laurearsi in legge ad Harvard. Per sbarcare il lunario sfrutta la propria dote principale e si sostituisce ad altri studenti in occasione di esami troppo difficili per loro… ma non per lui. Il suo migliore amico, Trevor, lo coinvolge in un affare di spaccio di marijuana, Mike capisce che qualcosa non va e all’ultimo momento se la da a gambe, finendo coinvolto in un colloquio per scegliere un nuovo associato per uno dei più importanti studi legali di New York, la Pearson & Hardman. Lì conosce Harvey Specter, avvocato rampante che non si ferma davanti a nulla, che impressionato dalle sue capacità lo assume… nonostante non abbia una laurea. Suits è la storia dei vari casi affrontati dal duo e dallo studio, mescolati ai tentativi di Mike di non far trapelare la verità sul suo passato e ad infinite trame per prendere il potere nello studio.
Ok, ma al di la della memoria eidetica che c’è di nuovo?
E aspettate, suvvia!
I personaggi: la serie si basa sull’interazione tra Mike Ross (Patrick J. Adams) e Harvey Specter (Gabriel Macht). Un rapporto complesso, di amicizia, complicità, stima, ma anche competizione e rivalità. Cosa sono i due? Amici? Mentore ed allievo? O una strana forma di famiglia? Il loro rapporto è vero e vitale, vero motore di quasi tutti gli episodi.
Altri personaggi fondamentali: Donna (Sarah Rafferty) è la bellissima assistente di Harvey. Anche il loro rapporto è di difficile comprensione. Amore malcelato? Stima infinita? O quasi una simbiosi? Donna è la perfetta assistente, invidiata da tutti gli altri soci dello studio.
Rachel (Meghan Markle) è una assistente legale anch’essa ovviamente strafiga di cui Mike si innamora. Troppo bella e troppo brava, anche se non riesce ad entrare ad Harvard… su di lei ci torniamo dopo.
scusate se so fica
Jessica Pearson (Gina Torres) da il nome allo studio, quindi potete immaginare. Donna potentissima che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno. O quasi.
Louis Litt è un altro degli avvocati dello studio e un “aspirante rivale” di Harvey. Forse il suo sogno è di diventare il supercattivo della serie, ma l’invidia è stemperata dalla troppa stima (e persino affetto) per Harvey.
Ok, ma non abbiamo ancora capito perché…
Ok, ok, ve lo dico.
Suits è una serie imperdibile in primis per i dialoghi, frizzanti, divertenti, i migliori che potrete trovare in serie di questo tipo (quasi se la gioca con Sherlock, esagero). Il rapporto tra i due protagonisti è sincero, vibrante, appassionante, vero. I casi sono anch’essi appassionanti, la sceneggiatura sa dosare perfettamente tensione, procedure e humour
Serie perfetta? Ok, trovo un paio di difetti.
Il primo non è poi un vero difetto, ma mi fa provare una punta di fastidio. L’ambiente di Suits è l’alta, altissima società. Gli straricchi, quelli per cui è più facile provare antipatia. Ed essendo i protagonisti degli avvocati a volte il loro ruolo è salvare il culo a degli straricchi che non se lo meriterebbero. 
E questi sono i buoni.
Eticamente, insomma, la serie fa storcere il naso a un vecchio proletario di sinistra come me. Ma l’altissima qualità della sceneggiatura mi fa chiudere un occhio.
Il secondo e più importante difetto emerge in particolare nella terza serie, l’ultima (la quarta dovrebbe iniziare a breve). Il rapporto tra Rachel e Mike è francamente troppo stucchevole e ruba spazio ai personaggi ed alle interazioni DAVVERO interessanti. Francamente Mike è troppo buono, troppo umano, se si imbastardisse un po’ sarebbe più credibile e la serie ne gioverebbe. Dico che è emerso in particolare nella terza serie ed è un peccato, perché dopo una prima stagione sorprendente ed una seconda ancora migliore la terza ha mostrato un netto calo. Un po’ perché la storia d’amore sta prendendo troppo spazio, un po’ perché un personaggio geniale come Louis Litt è stato quasi sempre relegato al ruolo di macchietta comica, e i giochi di potere interni allo studio mostrano qualche segno di stucchevolezza. Niente di imperdonabile, la serie è ancora anni luce superiore alla media e resta godibilissima, ma spero tanto che gli scricchiolii lascino il posto ad una quarta stagione sui livelli della seconda.
Se non l’aveste capito, comunque, Suits è una serie DA GUARDARE! Per tutti!

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