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Regole

Un breve racconto che ho scritto per I Love Zombie!

REGOLE


Carlo lo diceva sempre: seguite le regole!

Regola numero uno: evitare gli sprechi. Risparmiare oggi potrebbe voler dire sopravvivere domani.
Regola numero due: occhi sempre aperti. I morti non dormono.
Regola numero tre: il gruppo non si divide. La sicurezza sta anche nel numero.
Regola numero quattro: evitare i rischi inutili. Un gruppo forte non ha bisogno di eroi.
Regola numero cinque: noi siamo buoni. Non ruberemo da altri vivi né useremo violenza su di loro per primi.
Ripetevamo sempre queste regole come un mantra, ci davano coraggio, ci aiutavano a non perdere la speranza anche quando tutto sembrava perduto. Ci aiutarono a sopravvivere, molto più a lungo di quanto avremmo pensato. Eravamo deboli, in fondo, ragazzini cresciuti a romanzi fantasy e videogiochi, quelli che fallivano in tutti gli sport e che venivano ignorati dalle ragazze. Ma eravamo abbastanza intelligenti per capire che senza un piano saremmo morti subito, nel giorno in cui i morti si risvegliarono affamati.
Carlo era il nostro leader. Ci riunì, capì il contributo che ognuno di noi poteva dare e insieme a tutti noi scrisse le regole. E mentre attorno a noi la gente moriva e si risvegliava zombie noi sopravvivemmo, un giorno, una settimana, un mese.
Le regole crollarono una a una.
Avevamo una piccola scorta di medicinali, raccolti nei primi giorni. Sapevamo che avrebbero potuto salvarci la vita, un giorno. L’autunno era umido, le case non erano più riscaldate, qualcuno di noi si ammalò. Semplici raffreddori, ma la paura che si trasformassero in qualcosa di peggio ci spinse ad imbottirci di farmaci. Spreco.
Dopo due mesi si ammalò anche Francesco, era il più piccolo del gruppo e sembrava aver resistito meglio di tutti alla piccola epidemia. Ma quando arrivò il suo turno, non c’era più neppure un’aspirina. Continuò a fare il suo dovere, sempre più stanco e spossato, finché durante uno spostamento si fermò, sfinito. Si appoggiò ad un albero e chiuse gli occhi, aveva solo bisogno di riposare un attimo. Ma i morti non hanno bisogno di riposo, e non riuscimmo ad impedire loro di afferrarlo. Distrazione.
Fu la prima morte del gruppo. Ci segnò. Cominciammo a discutere tra di noi, Marianna e Filippo insistevano per andare a cercare altri farmaci, sapevano dove abitava il medico del paese e cercarono di convincerci ad entrare in casa sua. Ma per Carlo era troppo pericoloso, era lontano e quelle strade pullulavano di morti. Ma Marianna e Filippo si offrirono volontari, e non riuscimmo a dir loro di no. Partirono, e non li abbiamo più visti. Separazioni.
Due scomparsi, un morto, ora eravamo pochi, e le tensioni aumentavano. La paura ci bloccò troppo a lungo, e le provviste cominciarono a scarseggiare. Cercammo di dare l’assalto ad un piccolo supermercato, nonostante dentro ci fossero dei morti. Morirono quasi tutti. Troppo rischioso.
Riuscii a fuggire, illeso, ed a portar via con me anche Carlo, nonostante lui si fosse ferito durante la fuga. Avevamo perso tutto, i nostri compagni, le nostre provviste, ogni nostra speranza ed anche le regole. Ci era rimasta solo la fame, troppa fame. E così mi ricordai. Carlo era buono…

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