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Volare… oh-oh! Drogarsi… oh-oh-oh-oh! FLIGHT!

Non avevo ancora visto Flight perché… non so perché. Forse perché mi sembrava uno di quei film solidi ma non eccelsi, piuttosto classici ne loro sviluppo che alla fine finiscono per annoiarmi. E forse perché la mia compagna aveva paura dell’aereo, quindi era meglio non toccare questo argomento un po’ delicato. Fatto sta che questo film del 2012 di Robert Zemeckis (Zemeckis, mica l’ultimo dei cretini) era rimasto suo mio hard disk per lunghi anni prima che mi decidessi a premere play.
L’inizio mi ha subito conquistato.
Più per la parte destra dello schermo che per quella sinistra, lo confesso. Ma la parte sinistra si è presto ripresa pochi minuti dopo, quando l’aereo pilotato da un Denzel Washington ubriaco e drogato è decollato e… sono seguiti venti minuti tra i più adrenalinici e filmicamente coinvolgenti degli ultimi anni! Le avarie dell’aereo, le azioni del pilota, i piccoli gesti delle assistenti di volo, i movimenti di camera, il sonoro, tutto contribuiva a creare un senso di urgenza ed immersione veramente splendido. Un piccolo capolavoro di cinema. Zemeckis è sempre Zemeckis…
Il film però non si ferma dopo mezz’ora, Flight prosegue su traiettorie più canoniche, i tentativi di riabilitazione di un uomo difficile da giustificare, le beghe processuali, le menzogne, gli azzardi, tutto ottimo per carità, ma è innegabile che il film si sieda, rimanga un po’ contratto su se stesso nonostante l’interpretazione di Denzel sia sempre maiuscola, gli altri attori facciano la loro parte e Zemeckis sia sempre Zemeckis. Il film resta bello, non banale, mai consolatorio. Il messaggio è che si può essere allo stesso tempo orribili persone ed eroi, che l’alcolismo è un problema impossibile da affrontare senza una vera consapevolezza, che il riscatto può iniziare anche dalla più inaspettata delle confessioni.
Certo che quei venti minuti…
Voto: *** 1/2

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