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Venti anni fa #17: Mellon Collie and the Infinite Sadness

Mellon Collie
Smashing Pumpkins Mellon Collie





The World is a vampire..

Nel 1995 avevo sedici anni e come ogni vero sedicenne ero incazzato. Il boom del grunge era appena finito, l’heavy metal si stava imputtanendo ogni giorno di più, il punk si era ingentilito con robuste dosi di pop e milioni di ragazzi come me stavano aspettando un manifesto, qualcosa che sapesse parlare ad una generazione nel suo complesso, che sapesse lanciare il messaggio che ognuno di noi stava aspettando
…this message is for anyone who dares to hear a fool…
C’erano stati dei dischi che avevano parlato alla mia generazione, in Italia e nel mondo. Ci eravamo innamorati di Natalie Imbruglia e Alanis Morrissette (per le ragazzine c’era Destinazione Paradiso di Grignani), in Italia si urlavano Iodio dei Bluvertigo e 2020 dei Timoria, il cofanetto “Singles” dei Nirvana mi faceva capire quale grandissima band avessimo appena perduto mentre il primo Foo Fighters ci dava qualche speranza per il futuro… ma mancava ancora qualcuno che riuscisse a capirci davvero, a esprimere ciò che avevamo dentro e che lottava per uscire, la rabbia, le speranze, l’angoscia, l’amore, le contraddizioni…
…we’re nowhere, we’re nowhere, we’re nowhere to be…
Billy Corgan parlava con la nostra voce. Avevo sentito qualcosa di Siamese Dream, un bell’album rock, ma con Mellon Collie and the Infinite Sadness Billy voleva fare qualcosa di diverso, non semplicemente un album, ma il The Wall della nostra generazione. Voleva dire tutto, lasciando da parte ogni logica commerciale (in origine erano CINQUANTASEI i pezzi composti, e ne è comunque uscito un enorme doppio disco di 28) o compositiva, e persino organizzativa. Voleva farci sognare e farci sfogare, donarci illusioni e descrivere una realtà senza speranze.
…god is empty just like me…
1979 è il mio anno di nascita, e quella canzone sembrava proprio rivolta direttamente a me. La sentivo mia, davvero… come ogni altro ragazzo nato nel 1979, immagino. Billy raccontava la mia vita meglio di come provavo a raccontarla io in tutto quello che scrivevo. Sembrava conoscere ognuna delle mie paure…
I fear that I’m ordinary, just like everyone…
Comprai Mellon Collie circa un mese dopo la sua uscita, era il Novembre del 1995. MTV e Videomusic trasmettevano in continuazione il video di Bullet with Butterfly Wings, il video perfetto per accalappiare i rocchettari come me. Poi a farti innamorare ci pensavano i momenti più malinconici dell’album. A risentirla con l’orecchio di oggi era un pezzo furbo, non perfetto. Billy non è mai stato un grandissimo chitarrista (si lo so, c’era anche James Iha. Ma chissenefrega di James Iha, gli Smashing Pumpkins erano Billy Corgan) e men che meno un grande cantante. Ma era l’alchimia dell’insieme a rendere il tutto perfetto, e anche l’imperfezione contribuiva alla fruizione del disco. Bullet with Butterfly Wings, Tonight Tonight, Zero, Thirty Three, X.Y.U, Muzzle… si potevano cantare a squarciagola stonando come pazzi dopo aver chiuso la porta della cameretta, e andava bene così. Per la mia generazione Mellon Collie è stato un vero e proprio rito catartico…
…believe in me as i believe in you, tonight.
Mellon Collie non è un perfetto rappresentante della musica degli anni 90: a pezzi grunge si alternano ballate quasi dreampop, momenti metal ed una atmosfera generale vicina ai classici del prog rock barocco. E’ un album perfino troppo vario, ed infatti è difficile persino pensare a qualche band influenzata fino in fondo dagli Smashing Pumpkins. Troppo personali, troppo caratteristici per essere davvero copiati da qualcuno. Ma è il disco più significativo per chi gli anni 90 li ha vissuti, e soprattutto per chi in quel periodo era un adolescente. Ed ogni volta che lo riascolto (e lo riascolto spesso) mi sento di nuovo nel 1995…Voto: *****

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