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The Neon Demon: boh!

The Neon Demon

Cos’è il Neon Demon?

The Neon Demon

E’ una domanda che non ha necessariamente un’unica risposta. E’ Jesse (Elle Fanning), sedicenne, vergine, pura, bellissima, di una bellezza che è quasi una maledizione, che attrae ogni sguardo ma può anche corrompere? E’ la bellezza intesa come ideale puro ed irraggiungibile, in nome del quale si è disposti a fare qualsiasi cosa? E’ la gelosia che costringe alle modelle in qualche modo messe in seconda parte dall’arrivo della più bella del reame a fare qualsiasi cosa sia possibile per riprendere il loro ruolo? E’ Los Angeles, città che attrae migliaia di ragazze i cui sogni vengono puntualmente fatti in frantumi dalla sfortuna, da una concorrenza troppo spietata, dal male puro? E’ il mondo della moda, algido, freddo, che impone il proprio irraggiungibile ed irreale ideale?

Jesse non ha una età. Ha sedici anni ma dice di averne diciannove. Non ha una famiglia. I genitori sono morti, forse, o forse è solo scappata di casa. O non sono mai esistiti e Jesse è solo un demone giunto a Los Angeles disposto a tutto, anche a sacrificare se stesso, per provocare il caos. Jesse è perfetta e tutti gli sguardi cadono magneticamente su di lei. Non ha bisogno di chirurgia plastica, non ha bisogno di fare pompini a qualcuno per salire la scala per il paradiso, non ha bisogno di desiderare di diventare come qualcun altro, perché sono gli altri a desiderare di essere lei o in lei. E per riuscirci sono disposti a lanciarsi in rituali folli e malati.

The Neon Demon

The Neon Demon è una storia semplice, lineare, di personaggi che quasi sempre mostrano solo un volto perché a Refn non sembra interessare la storia, il suo cinema è arte visiva e concettuale, la storia è in secondo piano. Il perfetto Drive è stato quasi un incidente nella sua filmografia, gli ha portato fama e gli ha aperto molte porte, ma ha anche portato molti ad aspettarsi quel tipo di film da lui. E così sono arrivati i fischi di Cannes… fischi anche comprensibili, per carità. Dietro di me al cinema c’era un gruppo di ragazzi che evidentemente non avevano idea di che film avrebbero visto, hanno fatto casino tutto il tempo (e li volevo menare) perché pensavano a un film horror. O almeno a un film normale, qualsiasi cosa voglia dire. E invece si sono trovati di fronte The Neon Demon. I fan di Refn ormai lo sanno, non si aspettano nulla di diverso da quello che si trovano di fronte, sono pronti ad assimilare un’arte visiva quasi senza paragoni, una marea di simbolismi solo in part decifrabili e anche il fondato sospetto che in qualche momento Refn ci stia prendendo un po’ per il culo. Ci sta.

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Refn è uno sornione, intelligente, che se ne frega e fa il film che vuole. Beato lui. In The Neon Demon c’è un po’ di tutto: i momenti splatter, il sesso, le allucinazioni, le citazioni di Suspiria, i triangoli magici, l’invidia, l’amore, una colonna sonora meravigliosamente ossessiva o ossessivamente meravigliosa (di Cliff Martinez). Ma quello che importa è solo la bellezza.

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La bellezza di ogni scena, visto che la cura per i dettagli è quasi ossessiva, il film vive di ambienti spogli e contrasti cromatici impossibili, ogni scena pare il set di uno spot di alta moda (e Refn ha lavorato e lavora moltissimo per quel mondo). La bellezza perfetta di Elle e quella imperfetta delle altre modelle. La bellezza ambita dalla truccatrice (Jena Malone) che vive in un mondo che non è suo, che non potendo ambire alla bellezza perfetta delle dee modelle si accontenta di perfezionarla in loro… ma non solo, lavora anche in un obitorio per restituire ai morti la bellezza perduta. Il suo è il personaggio più bello e più tragico, quello che più provoca empatia nello spettatore nonostante le sue azioni, perché quello più costruito a 360°. L’arrivo nel suo mondo della bellezza perfetta e la consapevolezza che questa bellezza non potrà essere sua in nessun modo sono il motore della storia horror. La scena necrofila che ha sconvolto Cannes è conseguenza del rifiuto ottenuto, e la scelta di montaggio di alternare con le immagini di Jesse che si tocca (senza mai arrivare a masturbarsi, perché la bellezza pura è intoccabile) mi fa ancora pensare che ci possa essere un rapporto causale tra i due momenti. Come se la masturbazione accennata di Jesse potesse provocare a distanza l’impulso erotico irrefrenabile.

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The Neon Demon è film di personaggi archetipici. Jesse è Biancaneve, la più bella del reame, che sconvolge il mondo delle modelle matrigne spodestate nella loro posizione. E come in Biancaneve le matrigne sono streghe capaci di tutto. C’è il lupo cattivo, il predatore notturno interpretato da Keanu Reeves. C’è il ragazzino innamorato che Refn ha definito il Buon Samaritano, ma potrebbe anche essere il guardacaccia che aiuta Biancaneve. C’è anche la mela avvelenata…

The Neon Demon è film di simboli: il triangolo che si ripete ossessivamente, le tre streghe finali e i tre diversi modi di reagire all’assimilazione della perfezione. Triangolo (equilatero, ovviamente) è anche una freccia che punta verso l’alto, verso il cielo, l’infinito, la perfezione. Triangolo rovesciato con un triangolo all’interno è anche simbolo femminile, una vagina, un clitoride. Il film è tutto al femminile, è film di corpi seppure eterei, diafani, invisibili…

E’ la perfezione che corrompe o è la perfezione ad essere corrotta?

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Chi è il Neon Demon?

E soprattutto, il film mi è piaciuto o no? Mille parole e ancora non si è capito se voglio dargli una stellina, zero, cinque, mille. Non lo so, boh. Forse il Neon Demon è proprio il film stesso, e chiunque cerchi di guardarlo può reagire in tre modi.

Può cercare di dominarlo, usarlo, farlo proprio.

Può rifiutarlo, prenderlo per schifo, cercare di eliminarlo in qualsiasi modo.

O può abbandonarsi ad esso.

Io per una volta non mi sento in grado di esprimere giudizi. Decidete voi.

6 thoughts on “The Neon Demon: boh!”

  1. Stelline infinite. Probabilmente parliamo del film più bello dell’anno (Dopo The Hateful Eight, quello è inarrivabile): non l’ho capito ma, come dicevano a Zelig, gli credo sulla fiducia e soprattutto ho scelto di lasciarmi rapire dalla bellezza delle immagini e della colonna sonora!

  2. Non sono d’accordo sul fatto che per Refn la storia non conti. Naturalmente la parte visiva per lui gioca il 50% del risultato finale, ma se hai visto qualche sua intervista saprai che ci tiene molto ai personaggi che crea e al loro sviluppo.

    • Ho letto le interviste, ma… innanzitutto come ho scritto ho sempre la sensazione che nelle sue interviste NWR percorra abilmente e consapevolmente il filo sottile che separa la poesia dalla presa per il culo (e lo adoro per questo :)), poi sono d’accordo con te che tiene molto ai personaggi che crea, ma mi sembra che il centro di tutto non sia la storia in sé, ma appunto i personaggi, rappresentati nella loro crescita interiore o anche (come accade in TND) immutabili archetipi che simboleggiano qualcos’altro.

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