Si è conclusa da un bel po’ la prima stagione di American Crime Story: The People v. O.J. Simpson, ma mi sono reso conto di aver parlato solo del primo episodio e non aver mai pubblicato la recensione completa. Quindi… sigla!
Quello a O.J. Simpson è stato e probabilmente è tuttora il processo più spettacolare e spettacolarizzato della storia americana, con il pubblico che ancora, a distanza di più di 20 anni, si divide tra innocentisti e colpevolisti. Sono rimasto piuttosto stupito quando ho saputo della realizzazione di questa serie, mi sembrava onestamente troppo preso per una lucida analisi dei fatti e il nome di Ryan Murphy dietro la produzione non urlava certo REALISMO, ma… che diavolo, con un cast del genere come facevo a perdermela?
Cuba Gooding Jr. è O.J., John Travolta è Robert Shapiro, David Schwimmer è Robert Kardashian, Sarah Paulson è Marcia Clark, Courtney B. Vance è Johnny Cochran, il casting ce l’ha messa davvero tutta per cercare di trovare i volti più corrispondenti possibile a quelli dei veri protagonisti del processo. Anche nei ruoli minori. E non solo, anche le ricostruzioni delle testimonianze sono il più possibile precise, tanto che in alcuni momenti avrebbero potuto inserire le vere riprese del processo e ben poco sarebbe cambiato. Persino i gesti dei protagonisti sono quasi gli stessi.
American Crime Story: The People v. O.J. Simpson è una serie che in ogni episodio presta un’attenzione quasi maniacale al dettaglio. Ciò che è nella realtà è stato ripreso dalle telecamere viene ricostruito nella maniera più precisa possibile, ciò che viene ricostruito ha sempre un significato. Dagli sguardi persi nel vuoto di Schwimmer/Kardashian ai momenti di follia di Gooding/OJ, dalle reazioni dei testimoni più o meno illustri ai dibattiti interni sia all’accusa che alla difesa.
ACS è uno spinoff di American Horror Story, ma a parte il nome di Ryan Murphy (che comunque non si è occupato della sceneggiatura) ha ben pochi punti in comune con la serie originale, probabilmente solo la struttura antologica. Prende una posizione piuttosto chiara ma non tanto sulla colpevolezza o meno dell’imputato, quanto sull’importanza che la vicenda ha avuto nella società americana del periodo. Il contesto e le motivazioni di tutte le parti in gioco hanno più valore dell’effettivo assassino di Nicole Brown Simpson e Ronald Goldman. Anche se la verità sul caso pare comunque piuttosto evidente, non vengono negati i tanti errori dell’accusa e le contraddizioni che ci sono state.
Alla fine, il protagonista e simbolo della vicenda pare risultare Johnny Cochran, tra gli sguardi allibiti degli altri difensori di OJ. ACS è una storia emblematica, che all’inizio parte facendo leva sul cast di all-star e sui richiami alla storia, ma piano piano ti si insinua dentro e ti prende visceralmente. Solo dieci episodi per quella che ad oggi è una delle serie migliori dell’anno. La seconda stagione parlerà delle vicende seguite all’uragano Katrina, e sono davvero curioso di vedere come verrà trattato un argomento così differente, che tocca corde più attuali ma che non potrà beneficiare della presenza di tanti nomi famosi.
Voto: **** 1/2
Che bellezza, mi è piaciuta un sacco, da quel pazzoide di Ryan Murphy non mi sarei mai aspettato una serie così, mi frego già le mani per la stagione numero due 😉 Cheers
Anche per me è stata una sorpresa. Inizialmente non volevo neppure iniziarla, e invece…
Veramente una serie straordinaria perché sopratutto questo processo che sinceramente non conoscevo mi ha lasciato davvero stupito, arrabbiato e deluso per una società quella americana sempre più folle..
e pensare che quel processo è stato probabilmente solo l’inizio di un periodo ancora più folle!