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Di botte pieno e la moglie ubriaca – I 30 anni di Codice Magnum

Codice Magnum Raw Deal poster

30annicodicemagnum

So che può sembrare un discorso anche banale per i lettori di un blog come questo, ma vi rendete conto di che sequela di film ha infilato Arnold Schwarzenegger negli anni 80?

1982: Conan il Barbaro
1984: Conan il Distruttore e Terminator
1985: Yado (vabbé… Yado fate finta che non sia in lista) e Commando
1986: Codice Magnum
1987: Predator e L’Implacabile
1988: Danko e I Gemelli

Tutti film che in qualche modo hanno segnato l’immaginario degli anni 80, in cui noi bambini non ci dividevamo tra vegani e carnivori, Samsung e Apple e neppure sul si o no al referendum costituzionale. No, noi ci dividevamo tra fan di Stallone e fan di Schwarzenegger (ma c’era sempre qualche pazzo futurista che tifava Van Damme). Al tempo io ero per Schwarzenegger, poi in seguito sono diventato Stalloniano fino al midollo. Ma cazzo, come si fa a non riconoscere che Negronegro è stato capace di scegliere sempre i film giusti?

Vabbè, escluso Yado.

In mezzo a tanta bella compagnia, però, Codice Magnum ha sempre fatto la figura del fratello povero e dimenticato. Ricordo che ai tempi delle prime trasmissioni in tv ero tutto esaltato. Insomma, era Schwarzy! Con il suo umorismo grossolano, il suo fisico inconfondibile e la sua capacità di ammazzare chiunque con un fucile a pompa. Poi però negli anni Codice Magnum ha perso molto del suo credito, anche perché al botteghino fu un flop clamoroso, e praticamente portò De Laurentis alla bancarotta e il futuro Governatore verso altri lidi più fortunati. I film di Mr. Olympia che tutti citavano erano Terminator (soprattutto), Commando, Predator e Atto di Forza, e al povero Mark Kaminsky nessuno prestava più attenzione.

Confesso di non aver pensato più molto al vecchio Codice Magnum finché Cassidy, la mente dietro il bel blog La Bara Volante, non mi ha ricordato che questo era l’anno del trentennale. E allora riguardiamo Codice Magnum, perché no?

Codice Magnum Raw Deal poster

Non ho capito, ma quindi il protagonista è Schwarzenegger?

La prima cosa che si capisce è perché questa interpretazione non è considerata tra quelle classiche di Schwarzy.

Arnold è Mark Kaminsky, un ex agente FBI costretto alle dimissioni per avere ucciso un sospettato di pedofilia che ora fa lo sceriffo in un paese di provincia. Chiaramente il nuovo ruolo gli sta stretto, e ancor più che a lui sta stretto alla moglie (Blanche Baker, una che non è mai andata oltre le piccole parti), che patisce terribilmente la lontananza dalle grandi città e passa le giornate a bere vino e a deprimersi. Per uscire dalla situazione in cui si trova, Kaminsky/Schwarzy accetta di infiltrarsi all’interno di una cosca mafiosa, per una operazione al di fuori della legge senza alcuna protezione, anche per vendicare il figlio di un suo ex collega ucciso dalla mafia. Si crea una nuova identità di malvivente chiamato Joseph P. Brenner (la P sta per Puttaniere)  e via, gessato e capelli tirati indietro, a cercare di entrare nella mafia.

Codice Magnum

Si, ma potrò anche menare le mani, vero?

Ecco, Schwarzenegger era eccezionale quando c’era da fare il duro taciturno capace di usare fisico e pistole, ma il ruolo di infiltrato costretto a fare anche il seduttore non era sicuramente nelle sue corde. Non lo sarebbe adesso che ha quasi imparato a recitare, figuriamoci allora che era abituato a fare le smorfiette e poco più.

Le scene in cui fa il piacione e quelle in cui prova a dialogare con la moglie sono quasi imbarazzanti. Il produttore Dino de Laurentis aveva preso una sceneggiatura italiana probabilmente prevista per qualche film di vendetta a imitazione Bronsoniana, e aveva deciso di appiopparla al corpaccione dell’austriaco, che garantiva successo. Ma evidentemente, il casting era completamente sbagliato.

Schwarzenegger Conan

Anche Conan non appare convinto

Passino gli interpreti dei principali mafiosi. Luigi Patrovita è interpretato da Sam Wanamaker, attore esperto già nominato a un Emmy per il dramma televisivo Holocaust e interprete anche di film più che noti come La Spia che venne dal freddo. Paulo Rocca è invece Paul Shenar, morto molto giovane ma capace di interpretazioni importantin i come Scarface, oltre a tantissimi ruoli di rilievo in televisione. Max Keller è Robert Davi, uno che ha fatto un miliardo di film, dai Goonies a Predator 2, da Die Hard a I Mercenari 3. Il rivale di Patrovita Martin Lamanski è Steven Hill, che ha avuto una lunga carriera in Law & Order e che ahimé è morto poche settimane fa. Il resto degli attori pare scelto a caso, incapace di rendersi conto di come apparire credibile davanti a una telecamera. Arnold chiaramente è il re del miscasting, costretto per un’ora a fare lo 007 dei poveri(ssimi), a cercare di sedurre la bella Kathryn Harrold (recentemente anche in Desperate Housewives) vestito come un goffo manichino ma addormentandosi nel momento clou perché no, la moglie non si tradisce.

Ci sono scene che definire trash è un complimento. Una in particolare, in un locale che sembra una via di mezzo tra un locale gay dove si esibiscono travestiti, una discoteca e un locale punk, è ai limiti dell’assurdo, con le comparse spaesatissime e vestite nei peggio modi, apparentemente indecise se apparire eccitate o mettersi a ridere per la messa in scena. Per non parlare poi del finale, che vorrebbe forse risultare strappalacrime e che invece visto con la lucidità di oggi appare imbarazzante.

Diciamo la verità, Codice Magnum è un po’ un casino. E’ un film ingenuo e raffazzonato, tenuto insieme con lo sputo.

Codice Magnum

Mi sembra una valutazione un po’ esagerata per questo film…

Ma allora perché ci siamo affezionati?

Primo perché la regia di John Irvin, un onesto artigiano del cinema che negli anni 80 per un momento ha rischiato di diventare qualcuno (da vedere sicuramente Hamburger Hill) è piuttosto solida, e tiene insieme la vicenda anche quando la sceneggiatura rischia di scappare via.

Secondo perché quando si esce da casinò e stanze piene di mafiosi che parlano, il film mostra tutto il mestiere dei protagonisti. C’è una bella scena di inseguimento che mi aveva esaltato al tempo e mi ha molto divertito anche rivista oggi, ad esempio. Ma soprattutto c’è la parte finale, in cui improvvisamente Schwarzy si rende conto di essere Schwarzy e si rende conto che è molto più facile semplicemente ammazzarli tutti. Finalmente lascia perdere gessati e buone maniere. C’è la classica scena della preparazione prima di andare in guerra e poi è massacro, uno contro tutti. Sembrerebbe impossibile prevalere, ma lui è Schwarzy e a malapena riceve una pallottola di striscio a un braccio, giusto per versare un po’ di sangue. Perché se non si viene feriti non si può dire di aver combattuto davvero.

Poi c’è Satisfaction.

http://www.dailymotion.com/video/x2mlsyr

La scena è la solita cazzatona eagerata, ma praticamente perfetta. Subito, quando la cassetta viene inserita nello stereo, si capisce che assisteremo a qualcosa di epico. Cattivone numero 1 dice “Abbiamo compagnia”, il numero 2 risponde “dove? non vedo nessuno!”, e tutto il pubblico sogghigna sapendo che si, non vede nessuno, ma ben presto LO SENTIRA’. Arnold corre qua e la col mitra in mano, sparando un po’ a casaccio senza mai cambiare espressione, e intorno a lui i mafiosi cadono come mosche, magari dall’alto, mostrando che il budget speso in stuntman non è andato sprecato.

Codice Magnum

Ora si comincia a ragionare

E’ la soddisfazione della vendetta, qualcosa che la nostra educazione cattolica ci avrebbe abituato a pensare “non si fa, è sbagliato!”, ma che tanti film degli anni 80 (e 70) ci hanno insegnato ad apprezzare forse fin troppo. Che possiamo farci?

Infine, c’è Schwarzenegger, che anche fuori parte gioca a fare Schwarzenegger. Fuma il suo enorme sigaro, si mette gli occhiali da sole, prepara il suo arsenale, dice persino “I’ll be back” a un certo punto, e non ditemi che non è voluto. Erano anni più semplici, gli anni 80. Ci bastava poco per esaltarci. Fa quasi piacere che non siano mai finiti.

Codice Magnum

Anche Schwarzenegger si sente nostalgico

Voto: **

L’articolo partecipa alle celebrazioni per i trent’anni di questa cazzat questo classico dell’action anni 80. Ecco gli altri partecipanti:

Cassidy de La Bara Volante non riesce ad essere soddisfatto

Il Zinefilo e la sua recensione cattivissima

IPMP presenta la locandina italiana dell’epoca

4 thoughts on “Di botte pieno e la moglie ubriaca – I 30 anni di Codice Magnum”

  1. Io già all’epoca non ho amato il film e ogni volta che l’ho rivisto mi sono annoiato: sembra la versione Asylum di “Commando” 😀
    Comunque Schwarzy è sempre mitico…

  2. Dici che la locandina del film serve a farci intuire che il protagonista è Schwarzenegger? 😀 Ottimo pezzo, sono d’accordo su tutto, anche sul fatto che sia un film sghembo, più mitico che bello, quel nome in locandina bastava a farci tutti contenti 😉 Cheers

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