Poco più di un anno fa Roberto Recchioni annunciò sul suo profilo facebook che la Bonelli stava pensando di proporre per Dylan Dog dei remake di alcune storie classiche, riviste da un punto di vista diverso. La prima di queste storia, La Nuova Alba dei Morti Viventi, è poi uscita nel primo albo di Dylan Dog – I Colori della Paura, una collana che io non ho preso… ma per fortuna è stata ristampata nel diciottesimo Dylan Dog Color Fest, in edicola adesso 🙂
Anche la copertina è ovviamente un remake. Claudio Villa riprende pari pari quella del numero uno, aggiornandola e rendendola più pittorica, trattandola come fosse la locandina di un vecchio film di zombie. Mi piace molto, anche per la colorazione usata. La Nuova Alba dei Morti Viventi è ovviamente il primo remake contenuto nella raccolta. Ai testi c’è lo stesso Roberto Recchioni, mentre i disegni sono del sempre eccellente Emiliano Mammuccari. La storia riprende lo stratagemma del clarinetto esplosivo risolutiva per quello storico numero uno. Al tempo la trovata poteva sembrare forse un po’ ingenua, così Recchioni la riprende e la rende funzionale al rapporto tra Dylan ed il suo nemico storico Xabaras, integrandola nella mitologia dylandogghiana. Onestamente la storia non è esaltante, ma funziona. La parte migliore sono ovviamente i disegni, splendidi come i colori di Annalisa Leoni.
La seconda storia è Diario degli Uccisori, scritta da Giovanni Eccher e disegnata da Bruno Brindisi. Dal punto di vista dei disegni è anche questa una storia interessantissima, con le riprese dei cameramen impegnati nella realizzazione di un documentario voyeuristico e piuttosto trash rese graficamente con le bande orizzontali tipiche del periodo pre-digitale. La storia in sé è probabilmente la più debole del lotto, il punto di partenza è ovviamente il numero 5, Gli Uccisori, del quale viene richiamata una vicenda che nell’originale impegnava poche pagine. L’attenzione è puntata come spesso succede sulla morbosità della gente comune, un po’ come in Remington House, ma il risultato finale è meno divertente.
Terza e ultima storia è Diabolo the Great, scritta da Fabrizio Accattino e disegnata da Valerio Piccioni e Maurizio di Vincenzo. Lo spunto è qui il numero 11, Diabolo il Grande, e il punto di vista è reso come in un fumetto della EC Comics degli anni 50. Si tratta di un altra realizzazione grafica superba, e qui grande merito va dato anche al lettering vintage di Marina Sanfelice e alla colorazione di Paolo Alti Brandi. Sembra veramente di sfogliare un fumetto dell’epoca, le atmosfere sono le stesse, l’ingenuità è quella ma il gioco è evidente. E l’inquietudine che si respira nella vignetta finale è palpabile.
In definitiva un Color Fest piuttosto divertente, che non raggiunge le vette di alcuni numeri passati ma che rappresenta un’altra lettura consigliata nel nuovo corso dell’Investigatore dell’Incubo. Se doveste scegliere di leggere solo una storia, optate per l’ultima. Ma perché dovreste scegliere? 🙂
Voto: ***