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Dylan Dog Speciale #30 – La Fine è il mio inizio

Dylan Dog Speciale 30 Il Pianeta dei Morti

Ho atteso con una notevole curiosità gli speciali scritti da Alessandro Bilotta sul futuro alternativo di Dylan Dog, in una Londra invasa dai morti viventi, ma devo ammettere che a parte la splendida primissima storia dalla quale tutto ha avuto origine il resto era fino a questo momento rimasto seppur apprezzabile un pelo sotto le mie alte aspettative. Dico fino a questo momento perché è in edicola lo Speciale #30, La fine è il mio inizio, un volume finalmente ottimo sotto quasi tutti i punti di vista.

Dylan Dog Speciale 30 Il Pianeta dei Morti

Bilotta gioca molto spesso e molto bene in quest’albo con i concetti di fine e inizio, prendendo spunto dall’omonimo libro postumo nel quale Tiziano Terzani raccontava i suoi ultimi giorni di vita col figlio. Bilotta gioca molto sul concetto di consapevolezza oltre che su quello di realtà, ritroviamo Dylan nell’oasi costruita dal misterioso Werner, dove l’uso di droghe gli consente di dimenticare la vita reale che hanno vissuto e tutte le loro colpe. Werner costruisce la sua idea di città ideale, sempre più grande e sempre più vicina alla Londra reale, concependola come un disperato esperimento sociale per estirpare il male dall’umanità. Esperimento che è sembra ahimé destinato a fallire…

L’albo contiene numerose citazioni dal passato di Dylan Dog, rilette ovviamente per meglio rappresentare la realtà del Pianeta dei Morti. Si parte ovviamente con il primo numero, L’Alba dei Morti Viventi, e si prosegue oltre con la ricomparsa di personaggi che non voglio nominare per evitare spoiler, ma che aprono nuovi scenari inaspettati per il futuro della serie.

A prima vista potrebbe sembrare che in questo albo Bilotta abbandoni la narrazione horror di Dylan Dog per abbracciare una storia più ampia, di denuncia sociale, ma a ben guardare l’orrore è strisciante in ogni tavola, è dentro ogni personaggio, è nella tintura per capelli che Dylan usa per nascondere il passare dell’età e che cola sul cuscino, è nei volti oscurati dei morti viventi, è nella consapevolezza che il virus sta mutando ma anche che non sappiamo se diventerà più pericoloso o meno. L’ignoto ci spaventa, tanto se guardiamo al futuro che se osserviamo il nostro passato.  E tutto è ciclico. La fine è il mio inizio.

La copertina di Carnevale è come al solito eccezionale, e potrebbe apparire fuorviante. Dylan inseguito dagli zombie? Ma in realtà, se l’osserviamo bene, gli zombie si stanno muovendo in un’altra direzione, e il nostro ingrigito investigatore dell’incubo pare muoversi lateralmente, forse parallelamente a loro. E non credo proprio che sia un caso…

Unica cosa che mi fa storcere un po’ il naso sono i disegni di Giulio Camagni, che sì, con la sua predominanza di bianchi e dei primi piani particolarmente espressivi rende molto bene il senso di vuoto che trasmette la storia, ma rimane un po’ nel limbo senza osare più di tanto.

In ogni modo, bellissimo speciale. Peccato che ci sarà da aspettare un anno per il prosieguo della storia…

Voto: ****

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