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Saturday is Sharkday #5: Planet of the Sharks

Planet of the Sharks

La settimana scorsa con Atomic Shark ho parlato di un titolo di film perfetto, perché con solo due parole diceva tutto quello che c’era da sapere sul film. Questa settimana, ahimé, non posso ritenermi così soddisfatto, ed anzi penso che denuncerò la produzione di Planet of The Sharks per avermi creato delle false aspettative. Si, perché da un film che si chiama Il Pianeta degli Squali cosa vi aspettereste? Io speravo in un clone del Pianeta delle Scimmie, con dei bizzarri ibridi uomo-squalo (gli street sharks!) a dominare una terra futura senza uomo. E invece, ahimé, no. Planet of the Sharks ha come unico richiamo a Planet of the Apes un’inquadratura della Statua della Libertà sommersa. Volete sapere invece cosa plagia a cosa si ispira?

A Waterworld.

Planet of the Sharks poster

Ok ok avete ragione, si capiva dalla locandina. Ma io mi ero lasciato ingolosire dal titolo, uff.

Il pianeta degli squali del film è una Terra non troppo futura, dove il signoraggio e le scie chimiche hanno provocato una catastrofe ambientale e gli oceani hanno sommerso un po’ tutto. La temperatura dell’acqua è aumentata così tutto il plankton è morto insieme alla maggior parte dei pesci, e la cosa ha costretto gli squali, primi del loro sostentamento naturale, ad evolversi come dei pokemon troppo cresciuti, insegnando loro a comunicare e in qualche modo a cooperare, oltre che a fare giganteschi salti fuori dall’acqua, ma a giudicare da tutti i film di squali di SyFy quella è cosa comune anche ai nostri tempi. Lo scopo? Mangiare gli uomini, mi pare ovvio!

La scarsa umanità sopravvissuta invece di andare dalle parti dell’Himalaya si è rifugiata in piccole città galleggianti dai significativi nomi di Junk City o Sanctuary, mentre un gruppetto di scienziato continua a cercare un modo per invertire la tendenza e far calare il livello delle acque. La loro idea sarebbe di lanciare un razzo dello spazio, fare un po’ di scienzomagie assortite e far riemergere così le terre.

Planet of the Sharks

Che c’è, non la trovate credibile come scienziata i grado di salvare la Terra?

Ma prima ci sono gli squali da sconfiggere.

Planet of the Sharks

Ok, ci pensa lei

Gli squali organizzati stanno per prendere di mira le città galleggianti, l’assalto pare impossibile da respingere e alla fine in qualche modo riescono anche a fare esplodere Junk City. Hanno scoperto l’esplosivo? L’intera città era rivestita di dinamite innescabile solo da un morso di squalo? Non si sa. L’importante è che questo da un’idea ai protagonisti su come fermare la minaccia pinnuta…

Planet of the Sharks

DONNE CAZZUTE CON ARPIONI! Ok, si può trovare un piano migliore

Il regista di questo ennesimo capolavoro della Asylum è Mark Atkins, che in passato ha diretto spazzature del calibro di Evil Eyes (con Udo Kier, Adam Baldwin e una locandina bellissima), qualche altra asylumata spoof di pellicole più famose come Jack The Giant Killer e In The Name of Ben-Hur (che immagino comunque molto migliore del vero Beh-Hur nelle sale, non è vero Cassidy?) uno zombesco penoso (Knight of the Dead) che ho provato a guardare addormentandomi dopo dieci minuti, un clone di Robocop con Michael Jai-White e soprattutto P-51 Dragon Fighter, un film con i nazisti che provano a rimettere in piedi le sorti della seconda guerra mondiale usando la loro arma segreta: i draghi. Ecco, questo sale subito in cima alla lista dei film stupidi da vedere.

Insomma, Mark Atkins è un talentone! Ma devo dire la verità, ho visto molto di peggio. Il suo girato è quantomeno professionale, le immagini sono buone, persino la sceneggiatura si sforza più della media di giustificare le cazzate che appaiono sullo schermo. La cgi è come al solito di livello infimo, ma almeno non si toccano i numeri negativi. Anzi, il film è stranamente semiserio per i canoni della Shark Week, e questo da un lato è un bene, dall’altro è MALISSIMO!

Planet of the Sharks

Ok, forse qualche PICCOLISSIMO momento cazzata c’è

Il cast è composto da onesti attori di seconda fascia come Brandon Auret (Tremors 5 e comparsate in un po’ tutti i film di Blomkamp), Stephanie Beran, che deve essere l’amante del regista visto che ha recitato nei suoi ultimi tre film, e Christia Visser. Non sono neppure malissimo, vi dirò.

Planet of the Sharks è tutto sommato persino piacevole, ha i suoi momenti buoni e altri di noia, e alla fine forse è il migliore dei film di squali che vi ho presentato dopo il primo appuntamento con questa rubrica. Però dovete anche tenere in conto che un film della Asylum sugli squali che si prende un po’ troppo sul serio cercando addirittura di non esagerare con le assurdità va a finire un po’ nel limbo: troppo film vero per gli appassionati del trash e cazzata incredibile per chi cerca un film vero. Insomma, è un po’ meh. Gli diamo uno squalo e basta, che ne dite?

Voto: squalo

Gli altri film della rubrica squali:

#1: Paradise Beach e In The Deep

#2: Sharkenstein

#3: Ghost Shark

#4: Atomic Shark

P.S. Eccovi la Statua della Libertà sommersa. So che ci tenevate!

Planet of the Sharks

3 thoughts on “Saturday is Sharkday #5: Planet of the Sharks”

  1. Confermo, comunque meglio del remake di Ben-Hur! Quasi mi sono commosso, qualcuno che non solo si ricorda di Waterworld, ma lo copia! incredibile ma vero! ;-D Cheers

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