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Kickboxer – Cominciamo a combattere!

Kickboxer Van Damme

Kickboxer posterSulla carta Kickboxer potrebbe essere il peggior film del mondo.

Il regista (del film e dell’operazione nel suo complesso) Mark DiSalle viene dai porno, con una sola esperienza nella produzione l’anno prima. Il co-regista David Worth è soprattutto un direttore della fotografia prestato alla regia, ma il fatto che il suo film forse più famoso fosse al tempo il terrificante I Predatori dell’Anno Omega non deponeva certo a suo favore. Il protagonista Jean-Claude Van Damme era un belga ballerino e campione di karate trasferitosi negli USA per diventare una star, ma non sapeva assolutamente recitare. Due anni prima era stato ingaggiato per interpretare il Predator nel film di John McTiernan, ma continuava a lamentarsi (e a svenire!) perché la tuta era troppo calda, e inoltre appariva troppo piccolo a confronto di colossi come Schwarzenegger, Jesse Ventura e Carl Weathers, così venne infine rimpiazzato da Kevin Peter Hall. La storia di Kickboxer è sostanzialmente uno scopiazzamento di Rocky IV con qualche spruzzata di Karate Kid, scritta senza troppe sottigliezze e con alcuni momenti francamente inguardabili anche per la fine degli anni 80. La storia prende le mosse dalla vendetta di Van-Damme/Kurt Sloane contro Tong Po, psicopatico esperto di arti marziali che ha paralizzato suo fratello Eric, ma se dobbiamo essere onesti Eric era solo un montato testa di cazzo che se l’è cercata, andando a stuzzicare il leone dentro la sua tana. Tong Po stesso dovrebbe essere in teoria un thailandese, ma è interpretato da un attore marocchino evidentemente truccatissimo, Michel Qissi, amico fraterno di Van-Damme che con lui condivideva il sogno di sfondare al cinema. Gli errori del film arrivano al punto di sbagliare completamente l’arte marziale utilizzata, visto che Kurt Sloane dovrebbe imparare il muay thai (da Dennis Chan, che sembra un impiegato delle poste thailandesi e invece ha recitato in due milioni di film) ma utilizza ovviamente kickboxing e karate.

E allora come può l’unione di questo casino essere divenuta un film di culto, mandato letteralmente a memoria da milioni di ragazzini che negli anni 90 si sono iscritti in massa in palestra con la speranza un giorno di riuscire a replicare le epic split di GianClaudio?

O i calci volanti

O i calci volanti

Non voglio che questa recensione scenda troppo nel dettaglio, a questo penseranno casomai Lucius e Cassidy nei loro omaggi, o i Doppiaggi Italioti nel loro videocommento, voglio solo dare la mia risposta alla domanda di cui sopra. Come è possibile?

Kickboxer

Kickboxer è diventato un classico perché tutti i nomi coinvolti ci hanno messo le palle. E non mi riferisco a testicoli di Van Damme provati da anni di spaccate. Ci hanno messo le palle, tutta la determinazione di cui disponevano, la frustrazione di anni passati ad inseguire il sogno di diventare qualcuno, di riuscire ad entrare nel mondo del cinema dalla porta principale rimanendo se stessi.

Kickboxer Van Damme

Jean-Claude Van Damme è semplicemente mostruoso perché in ogni calcio che tira mette la sua anima. La sua espressione nei combattimenti è quella di chi lotta davvero. Specialmente nel finale contro Tong Po riesce veramente a trascendere oltre il cinema, i suoi sono i calci di una persona che è assolutamente convinta che quello sia il suo momento, che finalmente riuscirà a sfondare. E in qualche modo diventa credibile anche il suo balletto ubriaco, ormai divenuto iconico.

Tong Po/Michel Qissi è mostruoso perché nelle sue ginocchiate alle colonnine in cemento c’è la consapevolezza che quello è il ruolo della vita, che da Oujda, in Marocco, ci si può spingere anche fino a Bangkok per riuscire a trovare se stessi.

David Worth e Mark DiSalle sono mostruosi perché hanno messo la loro modesta arte al servizio di una pellicola che non aveva bisogno di chissà quale tecnica, ma solo di seguire un protagonista capace di trascinare con sé chiunque altro nella sua inarrestabile marcia verso la consacrazione come superstar. Ma non si sono limitati al compitino, ci hanno messo del loro nel trovare panorami thailandesi incredibili, nel montaggio indimenticabile, grazie anche a una colonna sonora che resta tra le più caratteristiche dell’epoca, nel farci dimenticare più velocemente possibile tutte quelle scene di raccordo della trama mal dirette, mal pensate e malissimo interpretate, perché quello che deve rimanere del film è tutto il resto. Kickboxer si sublima nello sguardo spiritato di Van Damme, tutto il resto è un contorno venuto male, ma che importa se le patate sono bruciate quando l’arrosto è così succulento?

Kickboxer

E allora rimangono i calci con la gamba che si alza ad angoli improbabili, i voli dei protagonisti, i doppi pugni, le ginocchiate ai colonnini di cemento, i pezzi di vetro appiccicati col mastice alle mani. Tutto è realistico, necessario, perfetto. E anche se viene voglia di fare il tifo per quel thailandese bastardo che sembra non sentire i colpi, da perfetta macchina da guerra, è impossibile non alzarsi in piedi e gridare insieme a tutto il pubblico

NAT-SU-KAO! NAT-SU-KAO! NAT-SU-KAO!

9 thoughts on “Kickboxer – Cominciamo a combattere!”

  1. Concordo in pieno! Anche all’epoca c’erano molte scene in cui provavo vergogna per J.C., ma poi iniziava a volare e tutto veniva dimenticato. Mosse così fluide e tecniche del genere erano sconosciute all’epoca, e il mio cuoricino marziale impazziva ^_^

  2. “Dennis Chan, che sembra un impiegato delle poste thailandesi” sto ancora ridendo.

    Ottima l’impostazione di questo articolo, con la domanda da 1 milione di dollari… com’è possibile?
    😛

  3. La domanda da un milione di dollari è sensata, è un film che avrebbe tutto per passare inosservato, tranne protagonista e nemesi, anzi, la grinta che ci mette il protagonista 😉
    Sono molto d’accordo con questo tuo ottimo pezzo, ci sono dei casi in cui i film si valutano “de panza” e fanno la storia lo stesso, come in questo caso. Cheers!

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