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We are the 3%

3%

Alla fine di ogni anno, puntualmente, arrivano delle sorprese che mi costringono a rivoluzionare tutte le classifiche che con fatica ho cominciato a preparare in vista della pubblicazione. Arrivano soprattutto al cinema, perché con l’avvicinarsi della notte degli Oscar molte case produttrici cercano di lasciare le loro cartucce migliori per questo periodo, ma anche la televisione sta cominciando a sorprenderci in mesi tradizionalmente considerati morti come novembre e dicembre. Quest’anno, ad esempio, è spuntato fuori quasi dal nulla questo 3%.

3%

Anche quando avevo segnalato la sua uscita un paio di settimane fa, avevo diciamo così più dubbi che certezze. Una serie tv ok, in onda su Netflix, ma prodotta in Brasile? E perché tutti parlavano di quella schifezza delle Gilmore Girls invece di prestargli la minima attenzione? 3% è stato lanciato senza troppo hype, segno che probabilmente anche su Netflix non ci credevano più di tanto, era il remake del pilot di una web serie (dello stesso autore) su YouTube (per i curiosi, lo trovate qui), cosa che di solito promette malissimo, insomma diciamo che ho cominciato a guardarla solo perché l’argomento distopico era affascinante, e perché ogni tanto mi diverto a scoprire cosa producono le televisioni di mercati che solitamente non esploriamo.

E, sorpresa, 3% mi ha appassionato come poche serie quest’anno.

3%

Anche l’approccio con il primo episodio non è stato esattamente dei migliori. Forse è perché in Italia siamo stati abituati ad una scuola di doppiaggio di livello piuttosto alto, ma vedere una serie che evidentemente era stata recitata in portoghese doppiata in inglese senza la benché minima attenzione al labiale (e con i sottotitoli italiani a procurare un’ulteriore distrazione) mi ha lasciato un po’ stranito. Superato lo scoglio iniziale di vedere le labbra muoversi e sentire suoni che non potevano essere stati pronunciati, però, mi ha consentito di apprezzare la storia, la recitazione, la cura generale per l’opera.

E 3% sa anche picchiare davvero duro.

3%

La serie scritta da Pedro Aguilera può essere assimilata in una prima lettura ad una sorta di The Hunger Games brasiliano. Il mondo è una merda, sostanzialmente una enorme favela, e solo il 3% dei ventenni che fanno richiesta potrà avere accesso all’Offshore, una sorta di paradiso dove la vita è semplice e meravigliosa, ovviamente dopo essere passati dall’attenta selezione del Processo. Ad attendere i tanti ragazzi che si presentano colloqui motivazionali, test di logica, fisici ma anche prove ben più pesanti, che metteranno alla prova le loro certezze e la loro identità.

A complicare le cose c’è un gruppo di resistenti che combatte contro lo status quo: la Causa. Sappiamo che tra i ragazzi ci sono degli infiltrati della Causa, ma fino alla fine non possiamo essere sicuri di quanti siano veramente e quale sia il loro scopo. E anche nel Processo e nell’Offshore le cose non vanno esattamente lisce, visto che il Consiglio è diviso politicamente al suo interno e l’attuale capo del Processo, Ezequiel, è sotto esame (a controllarlo è stata inviata la bella Aline, interpretata da Viviane Porto. E se cercate informazioni su di lei su google state attenti a scrivere proprio VivianE e non Vivian, che è un’attrice di tutt’altro genere :D) e potrebbe dover lasciare il ruolo a qualcuno più controllabile l’anno successivo.

3%

Il cast è corale, con l’attenzione divisa quasi equamente tra molti dei ragazzi presenti, ma se dovessimo scegliere una protagonista sarebbe senz’altro Michele, interpretata dall’attrice televisiva Bianca Comparato. Michele non ha una famiglia, era stata cresciuta dal fratello maggiore che però non è tornato dopo aver provato a partecipare al Processo. Accanto a Michele hanno un ruolo importante anche la dura e scontrosa Joana, che sembra essere la più forte mentalmente tra tutti i partecipanti, l’egocentrico ed ambizioso Rafael, disposto a tutto, anche a barare pur di passare, il disabile Fernando, che affronta ogni prova sulla sua sedia a rotelle dimostrando una volontà di ferro.

La cosa più bella di 3% è che è riuscito a farmi pensare, una cosa che con le serie tv non accade molto spesso. Durante la visione mi ritrovavo a fare ipotesi sul futuro dei personaggi, a mettere in piedi nella mia testa teorie alternative, a costruirmi piccole o grandi storie basate su spunti visti anche solo per un istante sullo schermo. È riuscito a legarmi ai protagonisti, a farmi fare il tifo per o contro di loro, a fare in modo che tenessi a loro. Ed è questo che ogni buona serie tv dovrebbe fare.

3%

Inoltre, come scrivevo sopra, 3% sa sorprendere e picchiare duro. La serie sa utilizzare al meglio i classici artifici retorici ma sa anche scompaginare le carte quando ce n’è bisogno. Bene e male si mischiano, i castelli di carte costruiti crollano, impalcature che sembrano solide finiscono per vacillare al minimo alito di vento mentre altre inaspettate le sostituiscono. Ed alcune scene sono durissime. 3% non risparmia nulla. Tortura, stupro, suicidio, follia, morte… A dimostrazione che la migliore narrativa che si può comunque definire young adult (perché i protagonisti sono ventenni ed ai ventenni in particolar modo la serie è rivolta) è quella che non ha intenzione di censurare i temi che i giovani uomini (e donne) vivono direttamente o indirettamente ogni giorno, anzi. Ci sono degli episodi che sono delle vere e proprie mazzate, che costruiscono una svolta per capire qualcosa di più sui personaggi o per chiarire definitivamente (?) cosa la trama ci ha proposto e cosa potrebbe farci affrontare in futuro.

Nonostante il budget sia evidentemente piuttosto basso, 3% riesce con intelligenza a costruire un futuro credibile e al momento coerente, affronta senza spocchia e facili prese di posizione temi come disabilità e disuguaglianza sociale, valore del merito e controllo demografico, ribellione, controllo del dissenso e obbedienza alle regole.

3%

La serie è composta di soli otto episodi, di questi uno solo, centrale, è sottotono, gli altri sono tutti di alto livello, e vanno in costante crescendo fino agli ultimi tre, davvero esplosivi. È appena stata confermata per una seconda stagione, quindi EVVIVA! Correte a guardarla, visto che si trova su Netflix, e ci rileggiamo per le classifiche di fine anno, ok? 😉

Voto: **** 1/4

2 thoughts on “We are the 3%”

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