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Ma il treno dei desideri, nei miei pensieri è il treno per Busan

Train to Busan

Zombie zombie train, choo choo!

Quando c’era lui gli zombie arrivavano in orario. Lenti, ma in orario. Sto parlando di George Romero, ovviamente. Cosa credevate?

Train to Busan poster

Scusi, che c’è scritto lì in piccolo?

Potevate dirlo prima, che per ritrovare un film di zombie davvero coinvolgente dovevamo cambiare continente! Io ho per i film di morti viventi lo stesso approccio che ha Zerocalcare: i film di zombie si guardano sempre, punto. A prescindere. Questo negli anni mi ha portato a gustarmi ridendo come un cretino delle pellicole (che la pellicola neanche l’hanno mai vista da lontano, ma non è questo il punto) talmente oscene che a confronto alcuni dei film della rubrica Saturday is Sharkday sembrano roba da Oscar. Sono talmente appassionato di zombie che ogni settimana mi autoflagello per costringermi a guardare The Walking Dead (a.k.a. la serie più noiosa dell’universo con una puntata spettacolosa ogni 5 letali) e recensirlo su ilovezombie.it. Insomma, sono un fan. Un fan deluso da come la cara, vecchia America stia trattando le creaturine che George Romero ci ha insegnato ad adorare.

Train to Busan

Una situazione classica sui binari di Trenitalia

Con poche, lodevoli eccezioni gli zombie ormai non fanno più paura. Quando sono lenti e classici vengono usati più che altro come scusa per imbastire uno spettacolo comico, con risultati a volte ottimi (senza scomodare i classici, il recente Manuale Scout per l’Apocalisse Zombie è davvero divertente nella sua stupidità), a volte ahimè pessimi (ho recentemente visto Zombies in Love, di cui temo un giorno vi dovrò parlare). Quando sono veloci e animaleschi le cose si fanno più complesse, ma il tentativo di portarli al mainstream con World War Z è risultato in una sterilizzazione di massa che ha loro tolto ogni aspetto caratterizzante e li ha resi più simili a un letale ma asettico sciame di insetti.

AAAAAHHHH!!! ANDATE VIAAAA!!!

AAAAAHHHH!!! ANDATE VIAAAA!!!

L’Asia aveva già provato a dire la sua con qualche schifezzuola giapponese ma anche con l’imperfetto ma divertente Go Goa Gone, dall’India. Train to Busan è il turno della Corea del Sud di provare a dire la sua. In qualche modo Train to Busan è come mi immagino la Corea: affollata, incasinata, a volte contraddittoria, affascinante, sempre con il pedale sull’acceleratore. Una nazione che non inventa nulla di nuovo, ma che cerca di sfruttare al massimo quello che c’è già, con tutti i mezzi a disposizione.

Train to Busan

Scene di disperazione all’annuncio che il ritardo dell’Eurostar per Milano Centrale è ora in ritardo di 2.40h

Ed in effetti Train to Busan non inventa nulla, se non forse l’ambientazione in movimento (le mie speranze di vedere uno Zombies on a Plane dopo Snakes on a Plane non sono state mai appagate al cinema, anche se esiste un videogioco con lo stesso nome). Il film mette un sacco di personaggi diversi tra loro in una ambientazione chiusa con il pericolo al loro interno, non si può scappare più di tanto, non si può uscire. Ci si può nascondere o si può combattere, consapevoli che il nemico è fisicamente superiore. Prende un padre che cerca disperatamente prima di salvare il proprio rapporto con la figlia e poi di salvarla dagli zombie, e ne fa il centro del film. Prende da Romero e non solo la classica nozione che i vivi sono spesso più pericolosi dei morti, e da World War Z la rapidità dei movimenti e del procedere dell’infezione. Non inventa assolutamente nulla di nuovo. Ma se dovessi elogiare solo chi inventa qualcosa di nuovo questo blog sarebbe pieno di stroncature.

Train to Busan

È già passato il controllore, vero?

Sang-ho Yeon si dimostra regista intelligente. Non lo conoscevo, ma pare che prima sia stato fondamentalmente un regista d’animazione, ad esempio di un film che appare intrigante come The King of Pigs. Parallelamente a Train to Busan ha girato anche un film animato che sembrerebbe completare l’opera, Seoul Station. Spero si trovi in giro. Quello che fa è prendersi assolutamente sul serio, senza buttarla in vaccate o battutine per smorzare la tensione. Pedale sull’acceleratore e via, spingendo sempre a mille. Senza prendere in giro lo spettatore e calando il presupposto irreale (speriamo!?) dell’apocalisse zombie in un contesto realistico. Ci sono i cellulari, internet resta in funzione (si vede che in Corea non hanno la Tre e la connessione a pedali), il panico che si propaga è credibile, viene da chiedersi davvero cosa si farebbe in una situazione simile.

Train to Busan

Avevo prenotato quel posto tre settimane fa!

E soprattutto, anche le reazioni dei personaggi sembrano verosimili. La giovane squadra di baseball si comporta da giovane squadra di baseball, il padre si comporta come un padre, il ricco stronzo si comporta da ricco stronzo, il marito protegge la moglie, i vecchietti si comportano da vecchietti. E gli zombie si comportano da zombie. Di quelli veloci e incazzati, come abbiamo già detto, ma zombie.

Train to Busan

Permesso… scusate… permesso…

Non c’è censura, non c’è voltare il viso dall’altra parte e non c’è il tentativo di rendere l’invasione degli infetti meno repulsiva. Train to Busan vuole essere repulsivo quando serve, e non teme di giocare la carta del gore. I contagiati sono realizzati davvero bene, le scene di combattimento sono (a volte anche troppo) caotiche, l’ambiente ristretto viene sfruttato al meglio. C’è il budget necessario a elevare il livello del film, gli attori sono tutti sufficientemente convinti, tutto o quasi funziona alla perfezione. Fila come un treno (coreano – l’intercity delle 10.12 per Napoli Centrale, intanto, è soppresso).

Gli unici momenti a stonare un minimo all’interno del film sono le scene più intimiste e strappalacrime, perché i coreani in fondo amano il melodramma e devono in qualche modo inserirlo all’interno di tutti i loro film (i miei studi di antropologia sono ormai dimenticato e ricorro agli stereotipi – vi ho già detto che i Soul System vinceanno X Factor perché i neri hanno il ritmo nel sangue?). In alcuni momenti mi sono ritrovato a fare il tifo per PIU’ ZOMBIE! PIU’ MASSACRI! PIU’ CAOS!, e invece mi sono dovuto sorbire cinque minuti (anche meno) di scene padre-figlia che insomma, bravi tutti eh, però…

Train to Busan

Si, ok, ma volete mettere il degrado di Roma Termini?14

Capisco che quello che per me è stato un (piccolo, sostenibilissimo) difetto per alcuni potrebbe essere il pregio principale della pellicola, quindi sorvoliamo. Anche perché Train to Busan è comunque di gran lunga il miglior zombesco dell’anno, quindi gli appassionati si facciano avanti senza timore! Per loro il biglietto è gratis. Choo choo!

Voto: *** 1/2

5 thoughts on “Ma il treno dei desideri, nei miei pensieri è il treno per Busan”

  1. Splendida chicca, amo lo stile coreano quindi il film già mi piace a priori ^_^
    All’epoca della mia zombofilia, finita con l’arrivo di TWD in TV, mi gustai “The Flight of the Living Dead” (2007), trovandolo degno erede di “Snakes on a plane” e della sua controparte Asylum “Snakes on a Train” 😛

  2. Visto qualche settimana fa, mi è piaciuto molto, è sempre un film che parla di una bimba da salvare, ma ti prende per il bavero e ti tira dentro il suo giochino coinvolgente, davvero figo, alla faccia dei Camminamorti di Rick, Negan e gli altri pallosissimi 😉 Cheers

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