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LoSpo’s Corner: Don’t trust the b—- in apartment 23

Quando per la prima volta mi sono imbattuto in Krysten Ritter lei era già mainstream. Era già ultrafamosa perchè Netflix aveva deciso di affidarsi a lei per la sua Jessica Jones. Ed io che sono nato nel 79 non mi sono posto problemi, mi sono buttato sulla novità Marvel come un assetato si butterebbe su un’oasi. Già saprete che non mi è piaciuta, anche a causa di un’attrice principale non all’altezza.
La domanda successiva alla visione delle prime due puntate è stata: “Com’è possibile che Netflix, con tutte le sue risorse connesse, si sia affidata ad un’attrice così scarsa?” e l’unica risposta che ho saputo trovare è stata guardare il lavoro che le ha permesso di diventare Jessica.

dont trust the b in apartment 23

Il risultato dopo la visione dei primi episodi è stato lampante: l’hanno presa perchè è un fenomeno! Don’t trust the b—- in apartment 23 gira intorno a June che si sta trasferendo e si ritrova in casa di Chloe che è una amorale ed irresponsabile party girl.

coinquilini
Dove per amorale ed irresponsabile si intende qualcosa di estremo, Chloe guida ubriaca, fa sesso non protetto, mangia solo pasticcini e, ovviamente è una pessima amica per chiunque. June è una ragazza semplice con il minimo sindacale di valori che si ritrova coinquilina di una pazza a cui non affiderebbe niente.
Se si guarda bene c’è un’altra presenza importante che proviene da un passato buio e nefasto. Tutti sappiamo che fine avesse fatto Pacey, ma quanti si domandavano quale strada sta percorrendo Dawson? E la risposta è proprio dentro questa serie.
James Van Der Beek interpreta una versione estremizzata di se stesso, un attore rimasto legato al suo unico successo di molti anni prima e prigioniero di quell’unico personaggio. Se fosse stato un film il nosto Dawson avrebbe vinto un oscar.

Dawson!
Ma com’è questa serie? E perché ha permesso alla Ritter di diventare la protagonista di una serie Marvel? Diversi fattori in realtà, tutti confluenti nel far brillare la luce della protagonista. Il ritmo è serrato, le battute taglienti e continue e Dawson è il valore aggiunto ad un pool di personaggi davvero tanto variegato.
La prova della Ritter in tante puntate è davvero sopra le righe, la sua party girl è superlativa e incredibilmente espressiva.
Passa dalle lacrime alle risate in meno di una scena, diviene stronza e manipolatrice prima per poi sembrare fragile e apparire infine ancora più stronza, tutto con un’espressività inaspettata.
Se riuscite in questo post-vacanze a ritagliarvi del tempo vi consiglio soprattutto la prima serie, per fare pace con la Ritter, sono sette episodi da una quarantina di minuti l’uno, e il crescendo continuo potrebbe spronarvi a guardarle tutte in fila.

Perchè dovreste guardarlo? Perché la Ritter qui è davvero brava, perché ridere fa veramente bene e tutti i rimandi a “ballando con le stelle” che Van der Beek vorrebbe vincere, sono spassosi oltre ogni limite.
Perchè NON dovreste guardarlo? Perché la serie non è così ricca di contenuto, con l’andare delle puntate, specialmente la seconda serie può risultare di troppo.

7 thoughts on “LoSpo’s Corner: Don’t trust the b—- in apartment 23”

  1. Non ho mai visto la serie, ma leggo sempre volentieri il parere di LoSpo, in effetti pensavo che la Ritter fosse giusta per una serie con questo titolo, che sembra quasi lo spin-off dedicato al personaggio che interpretava in “Breaking Bad”. Cheers!

    • Senza aver mai visto la serie anche a me aveva fatto pensare proprio al suo personaggio in Breaking Bad… però continuo a non avere troppa voglia di recuperarla 😉

  2. Paradossalmente è proprio la protagonista che mi ha spinto a mollare la serie, che invece trovavo divertente, ma è un mio problema: mi è così antipatica che rovina tutto ciò che la circonda 😛

  3. Ho adorato la Ritter in Jessica Jones ma porca miseria non riesco assolutamente a recuperare Don’t Trust the Bitch ecc.. Peccato, perché mi sa di serie che probabilmente amerei alla follia 😛

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