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Nuvolette #12: Faster than Light

Faster than Light

In piena esaltazione da Arrival sono passato in edicola ed ho notato sullo scaffale Faster than Light, un fumetto di fantascienza pubblicato originariamente dalla Image e portato in Italia dalla Cosmo. Nonostante avessi letto qualche recensione non esaltante mi sono detto “ma sì, compriamolo”… ed eccomi qua a parlarne anche a voi!

FASTER THAN LIGHT #01 (di 2) – Il primo passo

Faster than Light
Sceneggiatura e disegni: Brian Haberlin

Brian Haberlin è noto soprattutto per essere uno dei creatori di Witchblade. Avete presente la detective Sara Pezzini, no? Non pensate alla mediocre serie tv di inizio 2000, pensate al fumetto, in cui i centimetri di stoffa che la coprono sono molti di meno ed in qualche caso si possono contare anche come millimetri… Alle fine degli anni 90 Witchblade è stato un fumetto molto di moda, che sicuramente si faceva notare negli scaffali delle fumetterie grazie alle sue copertine allettanti… Io onestamente non ho mai sfogliato più di qualche albo, non sono mai riuscito a digerire i fumetti della Top Cow che uscivano in quegli anni, preferivo dedicarmi ai manga ed a qualche americano più tradizionale.

Faster than Light è qualcosa di decisamente diverso. Nel sito della Image Comics se ne parla come di un mix tra Star Trek e Gravity, e dopo averlo letto direi che la descrizione è piuttosto accurata. Ci aggiungerei giusto un filo di Alien, per completezza. Negli USA si è parlato di Faster than Light soprattutto perché si tratta di un fumetto a realtà aumentata: grazie ad una applicazione gratuita per Android o iPhone si può entrare nel mondo del fumetto, leggere qualche retroscena, i diari del capitano, le traduzioni delle lingue aliene e così via. Inoltre si era parlato anche di una possibile serie tv, non so se la cosa andrà mai in porto, ma sarebbe interessante.

Il fumetto di Haberlin ci porta in un mondo dove l’umanità ha imparato a viaggiare più veloce della luce, ma il primo viaggio intergalattico della nave spaziale Enterprise (eh si) è tenuto nascosto alla popolazione, poiché nello spazio si nascondono minacce che non si sa ancora come affrontare… Faster than Light, diciamolo chiaramente, ha due grossi difetti: il primo è che parte male, il secondo che almeno fino ad ora (ma siamo già alla metà della serie) i personaggi non sono caratterizzati a dovere. Parte male in maniera un po’ confusionario, buttando nel mucchio tante cose ma non riuscendo a focalizzare l’attenzione su nessuna. Viene fatto poco per distinguere un personaggio dall’altro, per specificare storia, motivazioni, carattere, intenzioni. C’è qualche riferimento, qualche momento in cui approfondire sembra possibile, ma tutto resta un po’ abbozzato. Le recensini (ovviamente americane) che ho letto erano giustificate nel parlare di un’opera deludente, se dovessi valutare solo il primo capitolo Faster than Light sarebbe un grosso no. Continuando a leggere, però, si fa strada il fan delle esplorazioni spaziali che è in me. Quello che mi ha portato ad adorare tutte le stagioni delle varie serie di Star Trek, anche quelle più improponibili, a divorare Battlestar Galactica e a leggere romanzi su romanzi, fino a fantasticare sulla creazione di mondi tutti miei.

Ecco, come fumetto di esplorazione spaziale Faster than Light funziona ed affascina. Dopo ogni capitolo mi chiedevo quale sarà la prossima avventura? Il prossimo popolo misterioso incontrato? La prossima minaccia? Erano le stesse domande che mi ponevo dopo ogni puntata di Star Trek Voyager, per esempio. E così Brian Haberlin mi ha catturato, anche se non ricordo i nomi di nessuno dei personaggi. Quello che conta è lo spazio infinito. Se siete come me, compratelo anche voi!

Voto: ***

5 thoughts on “Nuvolette #12: Faster than Light”

  1. Peccato perché la storia poteva essere una bombetta, l’idea della App che fornisce materiale extra correlato al fumetto sta prendendo piede, personalmente non mi sembra una brutta idea. Comunque “Witchblade” era poca roba, davvero la parte migliore erano solo i disegni della poco coperta Sara Pezzini, “Darkness” era molto più divertente, anche perché era scritto da Garth Ennis 😛 Cheers

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