The Doctor is IN, scriveva Lucy van Pelt nel suo Chiosco Psichiatrico dove vendeva consigli di vita a 5 centesimi. Riteniatevi fortunati, perché per questa recensione il Cumbrugliume vi chiederà ben ZERO EURO (accetto donazioni in privato di qualsiasi cifra – siate generosi, devo pagare il conto del meccanico e in estate mi sposo).
DOCTOR STRANGE
L’avete già visto tutti? Sono in ritardo? Cosa importa, il Dottore nei suoi fumetti ci ha già insegnato più volte che il tempo è relativo, così come sono relativi lo spazio, la gravità e i giudizi sui film Marvel. E non solo. Creato dal sorridentissimo iperpresenzialista Stan Lee e dal quasi altrettanto sorridente disegnatore Steve Ditko (sua era l’idea originale) nel 1963, il Dr. Stephen Vincent strange divenne ben presto uno degli idoli della controcultura giovanile degli anni 60, tutta psichedelia, misticismo ed espansione della realtà. Ora provate a immaginare perché!
Ma parliamo del film, e parliamo di paradossi temporali. Lo sapevate, vero, che il film del Doctor Strange è uscito nel 1978? E che il protagonista indossava una catenona d’oro da fare invidia a Mr. T.?
La CBS avrebbe voluto trarne una serie tv, e preparò un film pilota assolutamente pezzente. Se volete provare a riguardarlo oggi, in occasione dell’uscita del nuovo film hanno ovviamente prodotto il DVD. Un’esperienza… non mi viene la parola… no, non è “psichedelica”, e neppure “affascinante”… Mmmhhh… NOIOSA, ecco. Per fortuna oggi il posto di Peter Hooten (il tizio qui sopra che sembra uscito da un film con Ron Jeremy) è stato preso da Benedict Cumberbatch, in quello che è stato proprio un colpo di genio nel casting Marvel.
Da quando ha dato vita al miglior Sherlock mai visto in televisione e non solo (Robert Downey Jr. STACCE), Cumberbatch è diventato attore di culto, uno dei pochissimi fatti oggetto di una vera e propria adorazione da parte del pubblico. Scegliere per lui, dopo che ha interpretato la parte dell’uomo più razionale della Terra (Spock è mezzo vulcaniano, non vale), il supereroe surreale, è un perfetto shock visivo sul quale si gioca tutta la prima parte della pellicola.
Cumberbatch è il Dottor Stephen Strange (graziarcazzo), un chirurgo di fama mondiale che pensa che nulla sia impossibile per lui, e probabilmente ha ragione. Una sera, tornando a casa nella sua Fiat Duna 1400 (più o meno), ha un terribile incidente, dal quale esce miracolosamente vivo… ma con le mani inservibili. Inizia così un lunghissimo periodo di cure, operazioni, trattamenti più o meno sperimentali disperati… ma nulla, la mobilità nelle mani non torna. Impossibile praticare la neurochirurgia, la vita di Strange va a rotoli. Finché non viene a sapere di un paziente che ha recuperato la completa mobilità anche quando i dottori gli avevano detto che sarebbe stato impossibile. Strange va a trovarlo, addirittura lo vede giocare a basket, gli chiede come ha fatto… Dai Strange, corri a Kamar-Taj!
Cosa si fa di bello la sera a Kamar-Taj? Questo.
E questo
E questo.
Insomma ci si allena, si studia, si prova a fare cerchi magici con le mani. Una vita semplice. Strange si impegna, lui è sempre riuscito perfettamente in qualsiasi cosa abbia provato a fare, e… la magia offre una partenza molto in salita, ma anche una strada ricca di soddisfazioni. Non teme di prendere scorciatoie pericolose e la sua curiosità lo porta decisamente in alto più fretta del previsto. Lo avrete capito, no? Questa è una vera e propria Origin Story!
Nel frattempo, però, c’è gente brutta a cui quelli di Kamar-Taj non stanno più molto simpatici, e che vuole fare del male al mondo. Gente tipo Mads Mikkelsen.
Mikkelsen ha dichiarato che il suo Kaecilius “non è un villain vero e proprio, è un uomo che crede in qualcosa di diverso rispetto all’eroe. […] È l’antagonista, ma non è necessariamente in torto”. Ma diciamolo, uno che ha interpretato per tre anni Hannibal Lecter ha una visuale un po’ distorta riguardo a queste cose. La storia ovviamente prevede che Strange, grazie alla classica combinazione talento – predestinazione – colpi di (s)fortuna , si trovi al momento giusto nel posto giusto. O sbagliato. E insomma che debba combattere il male anche nella forma dell’entità cosmica Dormammu, uno che viene chiamato dagli amici “Distruttore di Mondi” o “Signore della Dimensione Oscura”. Un tipetto niente male.
Ma senza svelare troppo sulla trama (spoiler: alla fine vince Strange!), com’è il film?
Molto divertente. Con alcuni effetti visivi strabilianti e per una volta ben realizzati. Non mi hanno dato l’effetto “Hulk di plastica che saltella appeso a dei fili”, per intenderci. La distorsione della realtà messa in atto da Kaecilius e soci è sbalorditiva fin dal primo istante, e Scott Derrickson (sì, quello di Sinister!) è molto intelligente nel presentarci il suo piatto forte fin dal principio, per mettere subito lo spettatore nella condizione di attesa per quanto seguirà.
La prima parte del film è molto divertente e scorrevole. Quella centrale… un po’ meno. Si sente piuttosto forte l’effetto del “so fare tutto io”. Strange è bello, forte, ricco, di talento, anche nella magia riesce a fare in cinque minuti quello che altri impiegano anni per imparare. È vero, incontra delle difficoltà e l’Antico (una splendida Tilda Swinton) gli fa fare delle ricche figure di merda, ma queste difficoltà durano davvero pochissimo, e quando Strange diventa davvero (anche visivamente) il Dottore, la sensazione è che sia troppo presto per quanto ha dimostrato finora. La sua sicurezza è innata, sicuramente in parte irrazionale ma anche immotivata se non vogliamo ricorrere a una forte sospensione dell’incredulità. Ma essendo questo un film di supereroi…
Nella parte conclusiva Doctor Strange torna ad essere trascinante, divertente, un delirio visivo nel quale immergerci. L’umorismo Marvel non sempre colpisce nel segno, qualche volta cade negli stereotipi (tipo per il personaggio di Wong… che però nei fumetti era anche peggio, quindi perdoniamo la Marvel e Derrickson) ma alla fine possiamo dire che il risultato raggiunto è di buon livello. Il regista ci mette il mestiere (non aspettatevi cose particolari…), il reparto effetti speciali si guadagna una meritatissima candidatura agli Oscar, Cumberbatch fa un nuovo Sherlock al quale riesce tutto perfetto e spesso con le stesse smorfiette… promosso, no? Mica tutti i film devono essere dei capolavori!
Voto: *** 1/2
P.S. Ma certo che c’è Stan Lee! È l’anziano signore che seduto in autobus legge “The Doors of Perception” di Huxley… molto appropriato direi.
P.P.S. Ma certo che c’è la scena dopo i titoli di coda, visto che Doctor Strange sarà parte integrante dell’universo Marvel ed apparirà nel prossimo Thor 3!
P.P.P.S. Sì, è vero, le scene dopo i titoli di coda sono due.
P.P.P.P.S. Aspettavate la sigla finale? Eccola!
Per quanto mi riguarda, citando i Maiden avevi già vinto tutto, «Sim Sala Bim motherfucker» mi ha definitivamente ucciso 😉
Il film ha alti e bassi e li hai descritti entrambi alla perfezione, il finale con Dormammu ricorda i trucchi di un altro Dottore (Who) si spera che i prossimi film di Stefano Strano siano ancora meno canonici e più sotto acido. Cheers!
Grazie Cassidy, ci ho messo un po’ a partorire la recensione ma è andata bene 😀
Mi è piaciuto molto, anzi, in una scorsa annata in cui i film sui supereroi mi stavano iniziando a stancare – come il per me deludente Civil War – questo mi è parso uno dei più intertessanti sia per il personaggio sia per il modo in cui viene affrontato.