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Scare Campaign – la dura legge dell’audience

Scare Campaign

Gli scherzi in tv fanno sempre ridere. Fin dai tempi delle candid camera fino ad arrivare a Scherzi a Parte, le Iene o Lo Scherzo Perfetto, l’audience ha sempre risposto positivamente, e le burle più riuscite (o quelle più cattive) sono riuscite a diventare virale ed a far parlare di loro davvero a lungo. Per cui non è un caso che anche il fittizio show televisivo Scare Campaign, con persone comuni calate in contesti spaventosi ed orrorifici, abbia riscosso un grande successo, arrivando alla quinta stagione con numeri ancora alti. Ma si sa, il pubblico vuole sempre di più, ed in rete cominciano ad apparire siti dedicati a cose ben più pesanti e realistiche: dei veri e propri snuff movie. Quindi la produzione chiede di alzare l’asticella. Se il prossimo scherzo non si rivelerà il più terrificante mai visto, Scare Campaign verrà sospeso…

Scare Campaign

I fratelli Cameron e Colin Cairnes vengono dall’Australia, terra che da qualche anno è patria di horror duri, innovativi, sanguinosi. Una nuova mecca per il genere. Avevo molto apprezzato tre anni fa il loro esordio, 100 Bloody Acres, una commedia horror girata bene e soprattutto pensata bene. Qui il lato umoristico viene lasciato quasi completamente in disparte per concentrarsi su una tipologia di horror più classica, ma inserita dentro una struttura a matrioska che nasconde delle sorprese.

Scare Campaign

Scare Campaign è apparentemente molto classico e fiero di omaggiare i capisaldi del genere. Questo nelle location (il manicomio abbandonato), nei personaggi (lo sbruffone che sottovaluta il pericolo, la scream queen, la protagonista che aveva messo in guardia tutti fin da subito…) e in qualche modo anche in un certo accontentarsi di alcune soluzioni che potevano essere meno banali, e che potrebbero essere frutto di una scelta meta-cinematografiche oppure no. Boh. Anche registicamente il film dei due fratellini sembra più banale di quello che è, e dietro una apparente piattezza nasconde soluzioni ben pensate per evitare le solite, banalissime narrazioni da mockumentary. Dove mantengono sicuramente le aspettative è nella direzione degli attori, che eleva il film nettamente al di sopra della media del genere. Davvero brave sia Meegan Warner (vista anche in Turn e in The Veil) che Ian Meadows (una carriera principalmente nelle tv americane) e la brava e sorprendete Olivia DeJonge, già diretta da Shyamalan in The Visit.

Scare Campaign

Non vi aspettate un capolavoro che sovverta le regole del genere, ma Scare Campaign è un discreto horror con una trama solida e twist ben congegnati (gli aficionados del genere come me capiranno tutto entro dieci minuti, ma gli sviluppi sono comunque ben gestiti). Un film di genere che non si traveste da qualcos’altro e porta avanti orgoglioso la bandiera di un divertimento senza secondi fini, perfetto per l’estate. Onestamente 100 Bloody Acres era migliore e potevamo aspettarci qualcosa di più personale, ma lo scoglio del secondo film è duro da affrontare per chiunque, e i due fratellini hanno comunque dimostrato di avere davvero le carte in regola per dire la loro anche in progetti meno personali, che non siano il sogno di una vita dedicata alla passione. Ora si lavora davvero nel mondo dei professionisti, e il loro futuro non potrà che essere luminoso.

Voto: ***

P.S. Scopro casualmente che oggi stesso il film è stato recensito anche sul Bollalmanacco di Cinema! Leggete la sua recensione che è sicuramente migliore della mia 🙂

6 thoughts on “Scare Campaign – la dura legge dell’audience”

  1. Grazie del link 🙂
    Purtroppo a furia di ammazzarci di horror è difficile sorprenderci però questo film mi è piaciuto più di altri: sarà l’accento aussie?

  2. Devo ancora recuperarlo, voglio comprarmelo e godermelo, non per altro perché mi incuriosisce il tema (sono un amante degli scherzi horror)

  3. Devo dire che diversi scherzi horror che si vedono in rete non mi piacciono per niente, secondo me possono essere veramente pericolosi.

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