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Dunkirk – They’re gonna need a bigger boat

Dunkirk

L’idea di cinema di Nolan parte spesso dalla trovata di racchiudere più storie in una, usando sapientemente il montaggio per rivelare allo spettatore sempre di più su quello che sta guardando; per questo motivo ho cercato di tenermi alla larga dalle recensioni più approfondite su Dunkirk, il suo ultimo film appena uscito nelle sale (non fate finta di non saperlo, dove vivete, su Marte?), ma non sono riuscito ovviamente a evitare completamente i commenti dei vari critici, blogger o semplici appassionati che seguo su facebook.

Dunkirk

La maggior parte, direi circa il 90%, erano di questo tenore

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Poi ce ne erano un 10% così

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Io da qualche anno mi sono disintossicato dal fanatismo per Nolan. Per qualche tempo sono anche io andato in giro tutto esaltato portando cartelli con scritto NOLAN È IL NUOVO MESSIA, in particolare subito dopo aver visto Il Cavaliere Oscuro. Avevo adorato Memento e l’avevo guardato decine di volte in vhs senza avere la minima idea di chi fosse il regista, avevo apprezzato molto il primo Batman e adorato The Prestige, insomma, avevo l’impressione di stare vivendo in diretta la crescita artistica della nuova pietra di paragone dei registi. Il nuovo Kubrick, il nuovo Spielberg, uno che avrei amato per sempre e i cui film mi avrebbero accompagnato per tutta la mia vita.

Io in una foto di qualche anno fa

Poi è successo che tutti hanno amato Inception incondizionatamente, mentre a me è sempre sembrato un po’ freddino. Bello, ma non così emozionante, anzi. Davo la colpa a Leonardo di Caprio, che segretamente continuo a considerare la vera causa del fallimento di tutti i miei amori adolescenziali (“andiamo a vedere Titanic per la diciottesima volta?” “basta questa lagna, guardiamoci piuttosto Predator, o Senza Esclusione di Colpi” “sei un mostro! Ti lascio!”), ma insomma, cominciavo a dubitare. Poi è uscito Il Cavaliera Oscuro – Il Ritorno e… yawn. Sbadigli. Ho controllato più volte, ma Leonardo Di Caprio lì non c’era, anzi, c’erano solo attori che ho sempre adorato! E quando poi è uscito Interstellar mi sono reso conto di una cosa terribile: non avevo neanche voglia di guardarlo. L’amore era finito, senza che Christopher Nolan mi avesse neppure invitato a guardare Titanic con lui.

Ma la notizia di Dunkirk mi ha fatto alzare il sopracciglio.

Dunkirk

Non so perché, forse sono stato anche io attratto dalla novità di poter vedere Nolan alle prese con un soggetto serio, come dicono i critici veri. Niente più supertizi in costume, navi spaziali, prestigiatori: la guerra è una cosa seria. Significa mettersi in gioco nello stesso campo di miti del cinema come Ford, Huston, Aldritch, Kubrick, Coppola, Malick, Spielberg…

Dunkirk

Ok, meglio coprirsi la testa

Negli ultimi anni i bei film di guerra non sono mancati. Fury ed Hacksaw Ridge, ad esempio, mi hanno sorpreso positivamente. Qualche anno fa, poi, Clint Eastwood ci ha raccontato con la sua maestria la stessa battaglia prima dal punto di vista americano e poi da quello giapponese… ma riparleremo anche di questo, ora concentriamoci su Dunkirk che sarebbe anche il film a cui è dedicata la recensione!

Un’ora, un giorno, una settimana. Tre storie, come dicevamo all’inizio, tre linee temporali che vanno in ultimo a convergere raccontando la storia del difficile rimpatrio delle truppe inglesi assediate (come dice bene nella sua recensione Cassidy) da quelle naziste sulla spiaggia di Dunkirk. Rispondo subito alla prima critica al film: “hanno chiamato il film Dunkirk, ma il paese si chiama Dunkerque!” Ok, ma il film è tutto dal punto di vista inglese, e gli inglesi lo chiamano Dunkirk. Passiamo oltre.

Una settimana: un soldato inglese scappa dal fuoco tedesco per le strade di Dunkirk, arriva alla spiaggia e cerca di anticipare quanto possibile il suo ritorno in patria su una delle navi che stanno caricando i suoi commilitoni in attesa. Il problema è che i tedeschi non stanno a guardare, i raid della Luftwaffe fanno facilmente vittime e la marina inglese non sembra disposta a perdere troppe navi, visto che conquistata la guerra saranno le isole britanniche il prossimo bersaglio. Il protagonista è Fionn Whitehead, che io non avevo mai sentito nominare prima, ma che recita con una naturalezza straordinaria. A sorpresa è bravissimo anche Harry Styles, che finora conoscevo solo perché mia sorella mi ha più volte ammorbato negli anni passati le orecchie con gli One Direction. Molto meglio come attore, sai Elisa?

Dunkirk

Un giorno: nel sud della Gran Bretagna la marina invita chiunque possegga una barca a metterla a disposizione per cercare di far rientrare quanti più soldati possibili. Il signor Dawson, insieme al figlio Peter e al suo amico George, si mette personalmente al timone della propria barchetta e parte per la Francia.

Un’ora: il supporto dell’aviazione è fondamentale, e il pilota della RAF Farrier (Tom Hardy straordinario come sempre), nonostante il suo carburante si stia esaurendo velocemente, continua a fare la sua parte per proteggere le navi civili e per abbattere quanti più aerei nemici possibile.

Dunkirk

Nel finale, ovviamente i tempi vanno a convergere, e i tempi sulla spiaggia si fanno sempre più stretti, i momenti sempre più concitati. È una sconfitta, tutti ne sono consapevoli, ma proprio da questa sconfitta la Gran Bretagna troverà la forza per rialzarsi, seppure a fatica, per non farsi schiacciare e per continuare a tenere ancora aperto il fronte contro la Germania nazista.

Seconda critica a Dunkirk: “è un film gonfio di retorica!” Ora, io ho imparato a leggere sfogliando l’Unità quando ancora era vivo Berlinguer, sono cresciuto guardando con mia nonna i western e tifando sempre per gli indiani e mi è sempre sembrato che in fondo Ivan Drago non fosse poi così cattivo, ma nonostante questo quando vedo le centinaia di bandiere americane sventolare orgogliose nei film di Michael Bay sento un brivido di emozione. Questo perché un po’ di retorica ci sta, ci deve essere in un film di questo tipo. L’intenzione di Nolan non è quella di dire “fate l’amore non fate la guerra” ma neppure quella di magnificare le gesta dell’esercito. Come dicevo prima, è la cronaca di una sconfitta. Ma anche all’interno di una sconfitta possono comunque esistere gesta eroiche piccole e grandi, così come azioni furbe o codarde. C’è chi tenta di passare avanti agli altri sperando solo di poter tornare a casa prima possibile e c’è chi si sacrifica per il bene degli altri, e forse l’unico messaggio che ho ricavato dal film è che ognuna di queste scelte ha una sua dignità, perché ogni storia è diversa e ogni trauma va rispettato. La scelta finale di far pronunciare il famoso discorso di Churchill a un soldato semplice e disperato è emblematica, così come è emozionante la scelta di Kenneth Branagh di rimanere sulla spiaggia ad aspettare gli alleati.

Dunkirk

Visivamente e dal punto di vista sonoro Dunkirk è un film potentissimo. Tutti consigliano di vederlo nel formato più ampio possibile, con l’impianto audio più potente possibile, e hanno tutti ragione. Nolan non usa lo stesso stratagemma lanciato da Spielberg nell’incipit di Salvate il Soldato Ryan per immergere lo spettatore nella furia della battaglia, ma si avvale di una colonna sonora ossessiva (di Hans Zimmer), onnipresente, un ticchettio costante che ti schiaccia sulla poltrona e sottolinea i momenti più intensi. È una ulteriore sottolineature che a Nolan interessa il tempo, lo si è visto in tutti i suoi film precedenti (da Memento – dove veniva invertito – in poi) e si vede qui. Ma è un film più asciutto di quelli a cui ci aveva abituato, meno arzigogolato. Sembra prendere spunto più dal cinema di guerra classico che da quello degli ultimi anni. Meno effetti speciali digitali e più comparse vere, meno truculenza e più pulizia.

Dunkirk

Non manca qualche difetto, qualche sbavatura soprattutto nell’ultima parte, ma io mi sono emozionato. La terza critica che viene mossa al film è che sia freddo, che non sappia raccontare le storie dei personaggi, che non sappia farceli conoscere. Ma è una scelta deliberata. Non servono neanche i nomi dei personaggi, neppure serve sentire le loro parole. Dunkirk ci immerge nel qui ed ora, senza flashback, senza background, senza nulla. Ci sono pochissimi dialoghi in Dunkirk, Hardy non parla quasi mai e recita praticamente solo con gli occhi, ma lo stesso resta impresso. Non è neppure la storia a rimanere impressa, è l’emozione.

Dunkirk mi è piaciuto moltissimo. Credo che sia il film più maturo di Nolan e il migliore. Forse non il mio preferito, e riesco benissimo a capire come ad alcuni non sia piaciuto. Ma sebbene i fan tendano ad esagerare con le lodi questo è uno dei pochi film del 2017 che va visto, e va visto al cinema. Il voto ognuno può dare il suo.

P.S. Per una critica più negativa leggete pure lo splendido articolo del Il Zinefilo!

5 thoughts on “Dunkirk – They’re gonna need a bigger boat”

  1. Bellissimo; ma temo non vincerà la statuetta “best film”
    Nel cast nessun attore americano, solo british e irlandesi (l’ultimo film che vinse con questo handicap, THE MILLIONAIRE, risale a 9 anni fa)

  2. Sandwich Bruce vince su tutto 😀 Ti ringrazio per la citazione e concordo, i difetti ci sono, ma non è affatto un film freddo o senza coinvolgimento, anche in questo senso è Inglese fino al midollo, concordo sull’esagerazione da parte dei Nolaniani ma quando esce un film così, si corre a vederlo, perché è grande cinema, siamo tutti qui per questo no? 😉 Cheers

    P.S. Per anni ho pensato che Ivan Drago fosse il vero protagonista del film (storia vera).

  3. Nolan secondo me è come Tarantino o lo si ama oppure si odia, i loro film anticonvenzionali cercano di raccontare a loro modo la storia. Rispetto ai classici film di guerra ho trovato Dunkirk freddino, forse perché gli attori sconosciuti in fondo non sono proprio dei classici eroi e quindi ci si immedesima poco nei personaggi, anzi, trovo una certa ironia nel gruppetto che cerca in tutti i modi di arrivare a casa e finisce sempre sott’acqua. Concordo sul fatto che forse è il film di Nolan più semplice senza tante arzigogoli temporali. Bisognerebbe dare un occhiata al Dunkirk del 1958 con Richard Attenborongh.

  4. personalmente non pensavo un film di guerra potesse lasciarmi così tanto, una volta finita la visione…
    e sicuramente devo il merito solo ed esclusivamente al regista, quel signor Nolan che, fino ad ora non mi ha mai delusa, e se ce l’ha fatta con un tema come la guerra… beh talento allo stato puro!

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