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Dylan Dog #374 – La fine dell’oscurità

Dylan Dog 374 La fine dell'oscurità

Non fatevi spaventare, è un articolo su Dylan Dog.

Dylan Dog 374 La fine dell'oscurità

“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.

L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?

Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.

Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti”.

Queste sono forse le parole più famose di Antonio Gramsci, scritte nel 1917 per un articolo per La Città Futura. In qualsiasi modo siate orientati politicamente, vi inviterei a leggere Gramsci ed a stupirvi di quanto sia ancora oggi, dopo 100 anni, moderno e potente come pochi altri pensatori di quel periodo. Ma voi vi starete chiedendo cosa c’entra con Dylan Dog, cosa c’entra con un fumetto… Bene.

Il numero #374 di Dylan Dog, La fine dell’oscurità, ha dato vita a un mare di polemiche su internet, in particolare per qualche tavola dove sembra prendersela (anzi: se la prende!) con i gruppi più bigotti e retrivi che manifestano per togliere diritti agli altri, quando – e ora attenzione: con un triplo salto carpiato vado a citare Gramsci e Umberto Tozzi nello stesso articolo! – prima o poi, gli altri siamo noi. Molti commentatori si sono sentiti punti nel vivo, accusati, presi come bersaglio dall’Investigatore dell’Incubo, e hanno sostenuto che Dylan Dog non dovrebbe prendere posizione, dovrebbe essere un fumetto nazional popolare, cercare di piacere a tutti, dovrebbe affrontare ogni mese il suo caso ed il suo mostro e finirla qui.

Stronzate.

Dylan Dog 374

Io sono di quelli che avevano abbandonato Dylan Dog… non al fatidico numero #100, un po’ dopo, ma poco cambia. L’avevo abbandonato perché nonostante ancora ci fosse qualche storia interessante si era appiattito, non cercava più di parlare alla società, non era moderno, non lanciava messaggi che non fossero i più politically correct possibili. Forse non vi ricordate cosa è stato Dylan Dog quando è nato, quando è divenuto un fenomeno di massa, forse non vi ricordate perché se ne parlava. Era un piccolo segno di ribellione, ispirò una serie di emuli che spinsero forte sul pedale dello splatter e vennero persino presi di mira da una interrogazione parlamentare (firmata da esponenti DC come PCI, e fanculo al pensiero di Gramsci). Arrivò a tirare 300000 copie parlando di discriminazione, dolore, AIDS, sesso…

Dylan Dog prendeva posizione. Poi si è dimenticato di farlo, e io ho cominciato a sbadigliare. Ora ha ricominciato a farlo, ma forse sono cambiati i tempi. Già il numero 373, La Fiamma, aveva fatto discutere, e per qualcuno il 374 è stato troppo. Poco importa che sia un piccolo capolavoro, forse la miglior storia da Mater Morbi a questa parte. È un piccolo capolavoro perché è allucinato, carico di inventiva, scritto in maniera intelligentissima da un Mauro Uzzeo in splendida forma, tra Morrison e Lovecraft, e disegnato davvero come meglio non si potrebbe da un Giorgio Santucci potentissimo, esoterico, intenso. La storia parla di una misteriosa apocalisse social su Londra, di un Dio misterioso, di fili che scendono dal cielo e si attaccano alla maggior parte degli uomini, di eletti e non eletti, partecipi e non partecipi…

Dylan Dog #374

Non voglio dirvi troppo per non rovinarvi la sorpresa, voglio solo dirvi che se questo albo fosse uscito nel 1990 firmato Sclavi – Stano saremmo qui a tesserne le lodi come di uno dei massimi capolavori della serie. Ma siamo nel 2017, e prendere posizione non va più di moda.

Io, però, odio gli indifferenti.

Voto: *****

7 thoughts on “Dylan Dog #374 – La fine dell’oscurità”

  1. Guardando la copertina e le illustrazioni (a parte le mani con gli occhi all’interno) mi è venuto in mente l’aldilà, il capolavoro del maestro Fulci.

    Mi dispiace che in Italia si facciano sempre i dibattiti guerraioli invece di apprezzare la bellezza di certe opere.

    • Santucci è uno dei migliori disegnatori reclutati dalla Bonelli, spero di riuscire a leggere presto anche il suo FUCK, scritto da Alex Crippa, di cui ho letto benissimo

  2. La copertina è bellissima. questo non l’ho ancora letto, ma hai ragione, almeno all’inizio Dyd è sempre stato schierato, ha sempre parlato anche dell’attualità. Gia’ qualche mese fa avevo apprezzato “La macchina umana” sull’orrore del..mondo del lavoro!

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