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Stagecoach – The Texas Jack Story

Stagecoach The Texas Jack Story

Assalti al treno, diligenze, pistole Colt, Apache, whisky di quart’ordine, sceriffi, cappelli Stetson, fucili Winchester, banditi, predicatori, coloni, mezzosangue, cercatori d’oro, cacciatori di taglie, bisonti, lavandai cinesi, fagioli, sudore, polvere da sparo, sangue e lacrime, troverete tutto questo nella nuova aperiodica rubrica del blog, ma mi raccomando non sparate sul pianista nel…

Cumbrugliume Western Saloon

In Italia abbiamo avuto Sergio Leone, ma nel resto del mondo probabilmente quando si dice western si pensa a lui, sia maestà John Ford. In coppia con l’altro John (Wayne!) ha diretto nel 1939 IL film simbolo del genere, nonché uno dei migliori di tutti i tempi: Ombre Rosse. In lingua originale non era però intitolato Red Shadows o qualcosa di simile, ma forse meno evocativamente Stagecoach, ovvero diligenza. Quindi potete comprendere come vedere oggi un nuovo film con un titolo molto simile mi abbia fatto alzare un sopracciglio: con che coraggio si può rifare Ombre Rosse?

Stagecoach The Texas Jack Story

Per fortuna Stagecoach – The Texas Jack Story non è un remake del capolavoro di Ford. Nathaniel “Texas Jack” Reed è stato uno dei più famosi banditi della fine del 19mo secolo, prese questo nome per la sua passione per il pessimo distillato di sidro di mele Apple Jack, era specializzato in rapine in banca e alle diligenze, e [SPOILER!] fu uno dei pochissimi a non morire in quel periodo. Passò solo un anno in prigione dopo le vicende narrate nel film, dopodiché si rifece una vita accanto alla devota moglie. Divenne un predicatore evangelista, girò per l’America con alcuni Wild Wild West Show e scrisse le sue memorie, che ebbero un considerevole successo e oggi sono considerate una preda molto ambita dai collezionisti. Stranamente la sua storia non pare essere stata mai narrata al cinema prima. Ci ha dovuto pensare Terry Miles, già regista in passato di titoli dello stesso genere del calibro di Lonesome Dove Church (con Tom Berenger) o Dawn Rider (con Christian Slater). Tra gli altri film che ha diretto anche Recoil, con Steve Austin e Danny Trejo, che presto verrà trasmesso sul nuovo canale Cinesony e che non vedo l’ora di leggere recensito da Il Zinefilo 😉

Stagecoach

Ti sembra il caso di stenderti a riposare proprio davanti a una diligenza?

Come avrete intuito, Terry Miles non è Steven Spielberg. Lo potremmo definire un onesto artigiano del cinema di serie B, ma temo che potrebbe risultare offensivo per gli artigiani veri. La ricetta di Miles consiste nel prendere un paio di attori dal nome conosciuto ma che costano pochissimo, e di renderli protagonisti di una storia semplice girata con due lire, senza troppi sforzi creativi. Qui il protagonista è Trace Adkins, che in Italia è pressoché sconosciuto ma in America è molto noto come cantante folk, personaggio televisivo e da qualche anno anche attore. Ovviamente, soprattutto per western e period drama, come Wyatt Earp – La Leggenda e The Lincoln Lawyer. Non si può dire che non abbia una faccia adatta per il western, e anche il suo modo di muoversi e parlare lo rende credibile nel ruolo del protagonista. Si vede che non nasce come attore, ma è naturalmente portato per la parte, e la sua voce bassa ha un certo magnetismo che ti costringe a prestare attenzione.

StageCoach Trace Adkins

E se la voce non basta, ho qui pronte due belle razioni di piombo

L’altro nome noto (e motivo principale per cui ho guardato il film) è Kim Coates, il Tig di Sons of Anarchy. Grande attore sottovalutato e mio piccolo mito personale, viene spesso impiegato in parti un po’ sopra le righe e anche qui fa la sua figura nel ruolo dello U.S. Marshall Calhoun, disposto a tutto pur di prendere il ricercato. L’inversione dei ruoli (il bandito protagonista buono, il Marshall antagonista malvagio) potrebbe portare a riflessioni interessanti nelle mani di un regista più capace, ma come avrete capito non è questo il caso…

Stagecoach - The Texas Jack Story

Sono già pronto anche per il prossimo film sui pirati

Accanto a loro prova a gigioneggiare Judd Nelson, che negli anni ’80 faceva parte del Brat Pack ed era una vera e propria star (Breakfast Club, St.Elmo’s Fire…), ma che da qualche anno è praticamente scomparso e qui è davvero scarso. Completano il cast la moglie Michelle Harrison, la cacciatrice di taglie Helena Marie e il caratterista Claude Duhamel, che ha già lavorato con Miles in passato.

I pregi principali (direi unici) del film sono la coppia protagonista/antagonista che tutto sommato funziona e una buona cura degli ambienti. Gli interni funzionano molto bene, i costumi sono di buon livello, gli scenari in esterni sono belli, anche se appare evidente che il film non è stato girato in Texas dove il film è ambientato, ma in Canada, centinaia di chilometri più a nord. Il difetto, l’avrete capito, è una regia piatta come poche altre viste in vita mia. Si potrebbe dire che Stagecoach – The Texas Jack Story assomiglia a un prodotto televisivo, più che cinematografico. Il problema è che se fosse più corto potrebbe passare per un episodio pilota di una serie western canadese di quindici anni fa. Le sparatorie sono pigrissime, gli attori puntano la pistola un po’ a casaccio e si nascondono dietro gli alberi senza un minimo di studio degli ambienti, i dialoghi sono ai minimi termini… c’è ben poco da ricordare. Si arriva alla fine solo perché comunque rimane la curiosità di vedere che fine farà Calhoun e perché… beh, è un western. Come si fa a dirgli di no? Come prodotto televisivo da pomeriggio sonnacchioso è ai limiti dell’accettabilità, ma resta il mistero di come abbia fatto negli USA ad avere una seppur minima uscita nei cinema. Si vede che c’è voglia di western anche lì.

Voto: 😛

4 thoughts on “Stagecoach – The Texas Jack Story”

  1. Io sono un buon appassionato di western, ma Spaghetti Western :).

    In certe opere di Castellari ci sono pirotecniche sparatorie, con esibizioni di stuntmen, quindi se mi dici che in questo titolo ci sono sparatorie poco curate..mannaggia, dovrò saltarlo!

    Guardando i due protagonisti, sarà la benda sull’occhio, ma si capisce subito che lo sceriffo è cattivo e il bandito buono 😀

    • Castellari ha sempre avuto un gusto e un occhio per le scene d’azione da maestro. Questo Miles non è nemmeno catalogabile come allievo 🙂

  2. MI puzzava un po’ di fregatura ma volevo vederlo lo stesso, grazie per averlo commentato, mi piace questa tua nuova rubrica western! 😉 Cheers

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