fbpx
logo

La vostra amichevole recensione di Spider-Man: Homecoming di quartiere

Spider-Man: Homecoming

Non so se si era capito, ma dopo i tre film con Tobey Maguire e i due (non troppo) Amazing con Andrew Garfield Spider-Man è davvero tornato a casa. A casa Marvel, si intende, la Casa delle Idee. Che già aveva fatto di Civil War un notevole showcase per il personaggio, ma che dopo quella sorpresona (se vivevate nell’isola delle sorpresone, dove internet non funziona, i trailer non esistono e tutto è stupore) non poteva certo esimersi dal dedicare all’Uomo Ragno un film tutto suo. E allora ecco a voi Spider-Man: Homecoming!

L’assenza di Spider-Man dai film della Marvel è sempre stata un colpo difficile da digerire perché Peter Parker era probabilmente il supereroe più rappresentativo del Marvel Cinematic Universe persino senza esserci mai apparso. Giovane, pop, una fucina di battute memorabili, capace di essere allo stesso tempo supereroe e ragazzo come noi… ok, come voi (oh merda, ho davvero quasi 40 anni?). I vari film precedenti hanno provato a rimpiazzarlo con nuove icone pop, dal primigenio e ormai quasi scontato Iron Man di Robert Downey Jr. a tentativi più fuori dagli schemi come la scelta di Benedict Cumberbatch come Dr. Strange. Ma diciamo la verità, mancava all’appello un supereroe teenager, per richiamare ancor più il pubblico di riferimento di questi cinepanett cinecomics.

Spider-Man: Homecoming

E Peter Parker è un teenager. Avrà anche già rubato lo scudo di Capitan America, ma il personaggio interpretato da Tom Holland ha 15 anni, e si vede. Anche se l’attore ne ha 20. È ancora uno studente di high school, e come tale si comporta. Dice cazzate, ha difficoltà con le ragazze, fa cose da nerd, è goffo e cerca attenzioni… se non fosse stato morso da un ragno radioattivo probabilmente proverebbe a fare lo youtuber o qualcosa del genere, ma grazie a dio questo strazio ci è stato risparmiato. Come ci è stata risparmiata l’ennesima storia sulle origini del personaggio… tanto lo sappiamo tutti come è nato Spider-Man, no? Basta una battuta al migliore amico Ned come simpatico richiamo, e possiamo andare avanti con la trama.

Spider-Man: Homecoming

Ora arriva il cazziatone…

Spidey saltella da un palazzo all’altro lanciando ragnatele dopo la scuola dentro il costume regalatogli da Iron Man, cercando di evitare piccoli crimini ed aiutare persone in difficoltà. Ma vorrebbe fare molto di più nel suo “stage alla Stark Industries”: vorrebbe di nuovo essere a disposizione di Tony Stark, aiutarlo a salvare il mondo insieme agli Avengers, ma ancora ha moltissimo da imparare. Può solo rompere le scatole in continuazione a Happy Hogan (Jon Favreau), che funge da agente di collegamento al quale fare rapporto e comunicare ogni sviluppo. In maniera ossessiva. Per rimanere in ogni momento a disposizione di una eventuale ed improbabile chiamata degli Avengers, Peter tralascia le cose davvero importanti per un quindicenne come lui: gli amici, la scuola, la famiglia. Lascia anche il posto nella squadra di decathlon accademico, che è una cosa che esiste davvero. Giuro! La difficoltà di Peter di agire tra i due mondi, l’urgenza di interagire con gli adulti anche a causa di una certa impacciatezza sociale con i coetanei è resa davvero bene, e rappresenta uno dei motori principali di Spider-Man: Homecoming. Gli Avengers si occupano di cose grosse e non hanno ovviamente tempo per pensare ai problemucci di quartiere. Spider-Man non è ancora pronto per loro, ma si sente già troppo grande per continuare come ha fatto finora. Finché l’occasione di mettersi alla prova si presenta, con l’arrivo dell’Avvoltoio.

Birdman

No… non questo uccellaccio qui. L’altro!

Qui apro un inciso: il casting dell’Avvoltoio è il primo vero colpo di genio del film. Michael Keaton, dopo Birdman, era l’unico interprete possibile di un supercriminale che già Sam Raimi avrebbe voluto inserire prima in Spider-Man 3 (interpretato da Ben Kingsley) e poi nel mai realizzato 4 (John Malkovich). Raimi pensava di fare di uno dei nemici classici di Spidey meno spaventosi la sua nemesi più letale, Jon Watts (l’avete visto il suo Cop Car, vero?) ne fa qualcosa di completamente diverso, un uomo della classe media frustrato dai potenti, che siano super o meno, e pronto a prosperare nelle zone d’ombra anche e soprattutto per la sua famiglia. Keaton ruba la scena praticamente in ogni istante, e se avete superato i trenta potrebbe essere IL motivo per guardare il film. Tornerà? Tornerà… forse. L’Avvoltoio è Adrian Toomes, che dopo essere stato costretto a chiudere la propria azienda specializzata nella riparazione dei danni causati dai conflitti tra supereroi riesce a sfruttare alcuni reperti della tecnologia dei chitauri per costruire armi e marchingegni da vendere alla malavita. Come le sue ali, appunto, o come il guanto di Shocker.

Spider-Man: Homecoming Shocker

Per fortuna con un costume migliore rispetto al fumetto

La sfida tra Spidey e l’Avvoltoio appassiona soprattutto perché nessuno dei due personaggi è una macchietta. All’interno di un film che dosa molto bene azione e commedia la caratterizzazione dei protagonisti è uno dei pregi principali. A rimanere un tantino nell’ombra resta solo la zia Milf May interpretata da Marisa Tomei decisamente meno vecchia che nel fumetto, ma il resto del cast dei ragazzi riesce a trovare degli spazi nei quali brillare: dall’amico Ned (Jacob Batalon) all’allenatore della squadra di Decathlon, dalla compagna di classe Michelle alla bella Liz. In una piccola parte c’è anche Angourie Rice, quella di The Nice Guys.

Zia May Marisa Tomei Spider-Man Homecoming

Non vedevo zie migliori dai bei tempi di Edwige Fenech

Ma il personaggio che forse impressiona di più è… il costume. La Marvel è riuscita a tirare fuori una chicca notevole, con un costume forse un po’ spiazzante all’inizio ma bello da vedere, a suo modo credibile, chiaro nell’origine e nell’impostazione e con un sacco di giocattolini nascosti. Scoprirli insieme al protagonista è una delle cose più divertenti del film, e se possibile come contenuto speciale vorrei una dimostrazione di tutte le modalità di sparo ragnatele messe a disposizione, grazie.

Faccio fatica a trovare dei veri difetti nel film. Da vedere è bellissimo, e l’effetto plastica che affligge alcuni suoi compari di etichetta qui si fa sentire davvero pochissimo. È recitato bene e per una volta anche doppiato bene. Il protagonista è davvero ideale, ha un background da ginnasta e ballerino che lo rende perfetto per la parte ed è ancora credibile come quindicenne. L’azione è ben realizzata, le battute sono divertenti, le caratterizzazioni azzeccate…

Il cinema è in fondo a destra

Forse l’unico pseudo-difetto è che Spider-Man: Homecoming è prettamente un film pop. Un popcorn movie, una corsa sulle montagne russe, bello, spettacolare ma senza molto di sostanzioso al proprio interno se non il personaggio di Michael Keaton. Dico pseudo-difetto perché il film non finge mai comunque di essere ciò che non è, e anzi si va estremo vanto del suo essere (nazional) pop(olare). E visto che non c’è davvero niente di male io lo promuovo quasi a pieni voti. Funziona come un orologio svizzero. Anzi, come un orologio della Stark Industries.

Voto: **** 1/2

P.S. Per un altro parere sul film leggete pure la recensione de La Bara Volante… e solo dopo averlo visto anche il suo splendido articolo su tutte le citazioni del film!

11 thoughts on “La vostra amichevole recensione di Spider-Man: Homecoming di quartiere”

  1. Sono felice che ti sia piaciuto, è davvero un film pop dici bene, ma più ci penso più penso che questo tipo di approccio fosse proprio quello giusto per riportare il personaggi al cinema nel 2017, penso che ormai che i cinema sono saturi, sia necessario un approccio differente ai film di super eroi. Spidey è un personaggio che funziona perché parla all’adolescente che siamo stati, quello di Homecoming, parla, canta, salta e spara ragnatele, non vedo l’ora di vedere un film per ogni anno, finché questo ragnetto non avrà l’età per comprarsi la birra da solo 😉 Cheers

  2. Un prodotto migliore rispetto alle prove di Webb sicuramente…bene o male condivido lantesi che hai esposto.

    Ma purtroppo io son cresciuto con lo Spidey di Straczynski quindi tralasciando il fattore Raimi ormai passato, aspetto quel tipo di personaggio prima o poi al cinema.

  3. Mi manca, ma lode alla zia May bella e milfa, e a Birdman che fa… appunto, un birdman (ma per me dovrebbe fare il Joker, ora. Dopo essere stato Batman).
    Il resto non sono cose che amo, tipo Flash indiano e superintelligente e cazzate simili.

    Moz-

  4. Keaton regala uno dei migliori villain di un film super-eroistico, la sua solo presenza incute timore, basta solo vedere la scena del “discorsetto” in auto con Peter..

  5. Un bel punto per la Marvel, insomma :).

    Comunque che ricordi la sigla del cartone! Un ricordo quasi dimenticato della mia infanzia.

  6. Tutto sommato concordo eppure non riesco a farmelo piacere, l’ho trovato inutile e lungo per quel che racconta. Che ben venga con gli Avengers ma mi sono stancato di film su Spidey.

  7. E’ piaciuto parecchio anche a me che non sono fan di Spidey. Divertente, colorato e persino “caruccio” a suo modo, soprattutto bravissimo Michael Keaton!

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.