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Mudbound – Fiori nel fango

Mudbound

MUDBOUND
Regia di Dee Rees.

Con Carey Mulligan, Garrett Hedlund, Jonathan Banks, Jason Clarke, Jason Mitchell.
Titolo originale: Mudbound.
Genere Drammatico
USA, 2017
Durata 132 minuti.

Su Netflix

Mudbound

Anche quest’anno Netflix ha avuto il suo piccolo “film da Oscar”. Mudbound ha ricevuto ben quattro candidature (miglior attrice non protagonista, miglior sceneggiatura non originale, miglior canzone e miglior fotografia), ma nessuna statuetta. Anche l’unica che sembrava dovergli davvero essere assegnata (per la canzone originale Mighty River) è stata vinta da Coco. Anche a Hollywood sono tutti pazzi per Coco!

Il film della regista Dee Rees venne presentato in anteprima al Sundance dello scorso Gennaio, per essere poi distribuito sulla piattaforma di streaming più famosa che ci sia dal 12 Novembre (e in un numero limitato di cinema, per renderlo eleggibile per gli Academy Awards). È tratto dal romanzo Fiori nel Fango, di Hillary Jordan, e la regista l’ha usato anche per traslarvi una parte della storia della sua vera famiglia.

La storia è ambientata in Mississipi negli anni 40. C’è la guerra mondiale in corso, ma per la famiglia Jackson potrebbe anche essere il 1840, se non fosse che il loro figlio Ronsel è stato spedito oltreoceano a fare la guerra contro i nazisti. Sono praticamente schiavi, non di nome ma sono trattati come se lo fossero, costretti a spaccarsi la schiena nel fango pregando per un momento di riscossa che sembra ancora lontanissimo, costretti a uscire dal retro dei negozi di un paese in cui a farla da padrone è il Ku Klux Klan.

Mudbound

Mentre loro continuano la propria durissima routine, la famiglia McAllan cerca di vivere il suo sogno. Non della famiglia, del marito Henry, che compra a fattoria dove i Jackson lavorano e fa trasferire lì la moglie Laura, abituata alla comoda vita di città, insieme alle figlie e al vecchio e odioso padre, senza neanche comunicare in anticipo la propria intenzione. Nel Mississipi più rurale potrebbero persino passare per dei pericolosi progressisti. Beh, a parte il padre, ovviamente, ma chi forse vorrebbe essere piccolo motore di cambiamento non riesce a trovare il coraggio.

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A Jamie, invece, il coraggio non manca. L’affascinante e ribelle fratello di Henry si trasferisce da loro dopo che la Guerra è finita. Un eroe, si potrebbe dire, ma la tragedia l’ha segnato e non potrebbe essere altrimenti. Ha segnato anche Ronsel, che nei territori occupati dai nazisti è stato accolto come un liberatore e al ritorno a casa è di nuovo solo un negro, poco più di una scimmia. Tra i due nasca una improbabile amicizia basata su un passato comune, che si trasforma presto in un profondo rispetto e nella consapevolezza della posizione dell’altro. E in un regime di vero apartheid come era il Mississipi del tempo la cosa non poteva essere accettata…

Mudbound

Mudboound è classica narrativa americana, potente ed affascinante. Ci sono i cieli infiniti del sud degli Stati Uniti (splendida la fotografia), l’etica (e l’epica) del lavoro, il messaggio che risuona potente, e in aggiunta un delicato sguardo femminile e femminista di una regista che sa esattamente cosa dire. In questo viene aiutata da un cast praticamente perfetto. Mary J. Blige è sullo schermo per pochi minuti, ma la sua candidatura agli Oscar non mi ha stupito. Fa davvero bene tutte le piccole cose: gli sguardi, i movimenti, sono più i segni non verbali a sorprendere che quello che dice e come lo dice. Il vecchio razzista Jonathan Banks è odioso e repellente proprio come la storia richiede. La moglie Carey Muligan è delicata ed intensa, il marito Jason Clarke trasmette bene l’atteggiamento cocciuto e in parte inconsapevole di chi si aspettava qualcosa di diverso ma non è disposto a rinunciare al sogno (in qualche modo romantico anche se personale) di una vita, Jason Mitchell è una tempesta di rabbia che vuole scoppiare, Garrett Edlund è il volto sconvolto di chi non sa tornare ad una vita “normale”. E lasciatemi spendere due parole anche per Rob Morgan, che è un volto sempre perfetto dovunque lo si metta.

Mudbound

In un mare di “film originali Netflix” di poco conto, Mudbound si sarebbe meritato la vetrina cinematografica. Sul grande schermo sarebbe risultato sicuramente più potente ed efficace. Ma forse l’avrebbe visto sì e no il 10% degli spettatori che ha avuto. E allora sono felice che sia su Netflix, perché è bene che film di questo tipo abbiano la platea più vasta possibile. Mudbound, nella sua totale impietosità, mi ha lasciato con una profonda speranza di cambiamento, e con la convinzione che film così siano più efficaci di cento campagne istituzionali contro il razzismo.

 

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5 thoughts on “Mudbound – Fiori nel fango”

  1. Io credevo che un’uscita (quasi) solo su Netflix portasse meno spettatori potenziali piuttosto che il cinema, ma mi sa che hai ragione tu 🙂

  2. Anche secondo me Netflix è un’ottima vetrina per i film, questo dovrei proprio guardarlo, grazie per l’assist 😉 Cheers

  3. Davvero un film splendido, che forse avrebbe meritato qualche riconoscimento in più (anche se a me MJBlige non ha detto proprio nulla) e sì, una bella distribuzione a schermo gigante, anche “solo” per quel popo’ di fotografia.
    P.S. Grazie per il link!

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