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Nightbird – di Lucia Patrizi

Lo posso dire? Leggo ogni anno almeno una trentina tra romanzi e novelette, cercando di prestare una attenzione particolare alle autoproduzioni italiane, e da un paio di anni a questa parte non ho trovato nessun autore che abbia saputo conquistarmi come Lucia Patrizi. Ho amato moltissimo sia My Little Moray Eel che soprattutto Il Posto delle Onde, e la notizia che il suo nuovo Nightbird sarebbe stato pubblicato dalla ottima Acheron Books mi ha reso molto felice. Ho prenotato il suo libro in formato cartaceo nonostante ultimamente prenda quasi solo ebook, perché volevo proprio avere l’oggetto in casa (anche per la splendida copertina di Giulio Rincione), poterlo far vedere, magari prestarlo agli amici. Andavo sulla fiducia perché chi l’aveva già letto ne diceva mirabilie, e sebbene solitamente sia scettico… fanculo, per una volta ho voluto far finta che tanto entusiasmo fosse sincero.

Quando il romanzo è arrivato non l’ho letto subito. Non lo faccio mai con i libri che attendo particolarmente. L’ho lasciato lì un paio di mesi a macerare anche perché volevo portarlo con me nel mio viaggio in Giappone, sentivo che quando l’avrei iniziato avrei voluto finirlo, e volevo avere del tempo da dedicargli. E infatti l’ho divorato in due giorni.

Nightbird è una ghost story romantica sull’orlo di un abisso lovecraftiano. Può sembrare una definizione un po’ caotica, ma mi sembra descriva bene il romanzo. Nella storia di Irene, che vede i fantasmi, organizza tour in case stregate o presunte tali e cerca di capire come riuscire ad essere se stessa, ci sono molti temi ricorrono anche nelle altre storie di Lucia. C’è un amore impossibile, intenso e disperato, c’è l’urgenza di riuscire a comunicare senza sapere bene come farlo, c’è tanta musica, c’è tanta acqua. E ci sono appena al di la dello sguardo degli squarci su una realtà terrificante perché aliena, incompatibile con la nostra. C’è l’abisso. E c’è un talento incredibile nel riuscire a raccontare una storia che un’altra penna avrebbe potuto ridurre a una stronzata da harmony fantasy, e che invece diventa viva.

È facile identificarsi in Irene, nonostante io sia un maschio eterosessuale che sale in bicicletta forse una volta all’anno. Qualche fantasma forse me lo porto dietro anche io, anche se di tutt’altro genere. Ma è facile identificarsi in Irene perché Lucia lo fa pensare, agire, parlare come una persona vera. Senza cercare il lirismo sa commuovere, appassionare, intenerire. Questa è una dote straordinaria che consente di passare sopra anche a qualche piccolo difetto, tipo una trama che in qualche momento si fa un po’ più debole e un finale che ho trovato sottotono. Ma devo dire che sono contento che questi difetti ci siano, perché continuo ad avere la sensazione che ci siano margini di miglioramento, e che il prossimo romanzo sarà ancora migliore. Fino ad oggi è andata così.

Quindi direi proprio che dovreste comprarlo.

Sigla di coda

 

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