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Il Cumbrugliume va in Giappone – Capitolo uno

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Sono passati quasi tre mesi dal mio “viaggio di nozze posticipato” nella terra del Sol Levante, ma avevo promesso di scrivere un resoconto della nostra esperienza e non posso certo tirarmi indietro! I giorni trascorsi in Giappone sono ancora freschissimi nella mia mente, e con l’aiuto del mio Diario di Viaggio comprato appositamente sono sicuro che non mi dimenticherò di raccontarvi niente. O quasi!

Quindi siamo pronti per il primo capitolo di…

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29/03/2018

Tokyo ci ha accolti con un mare di clilegi in fiore, una vista che è riuscita a ripagarci del “viaggio della speranza” fatto per arrivare fin qui. È stata lunghissima. La sveglia alle sei di mattina, il treno per Roma… dove una bimba americana ha vomitato a fiotti copiosi una nutriente colazione composta da una litrata di frullato di banane e cioccolato, una roba che L’Esorcista a confronto non è nulla. Poi il treno per Fiumicino e l’imbarco sul volo Alitalia.

Il nostro simpatico aereo

Una nota obbligatoria: i sedili degli aerei Alitalia in classe Economy sono quanto di più scomodo possa esistere: peggio di quelli degli autobus della SITA negli anni 80. Più di dodici ore a bordo… la mia cervicale grida vendetta!

Il viaggio comunque è andato meno peggio di quanto prospettavo nei primi minuti. Da annotare una pazza isterica che pretendeva di cambiare posto e un giapponese logorroico che attaccava bottone con tutti (e che leggeva un libro sul rapporto tra gli uomini italiani e la moda – un libro che vi giuro non diceva affatto la verità, cari lettori giapponesi). Accanto a me avevo un ragazzo giapponese sui diciotto anni che ha acceso lo schermo del sedile dopo tre minuti e si è accasciato addormentato, svegliandosi solo per i pasti e senza mai andare in bagno per tredici ore. TREDICI ORE! E accanto a lui c’era una ragazzetta che appena decollati si è spogliata sotto la copertina Alitalia ed ha tirato fuori dallo zaino un comodo pigiama di pile, indossandolo con somma soddisfazione. E vabbé. Ho avuto anche modo di guardare un film (La Battaglia dei Sessi. Non l’ho recensito perché è guardabile ma banale… magari un giorno ne parlerò), mentre dormire si è rivelato impossibile. Anche perché quando miracolosamente stavo per farcela la solerte hostess ha pensato bene di scuotermi per chiedermi se volevo un tramezzino senza glutine. IO LO VOGLIO IL GLUTINE, va bene?

Dopo automobile, treno e aereo cosa mancava? Un’ora e mezza di limousine bus fino all’albergo. Molto comodo, comunque. Avremmo potuto usare il nostro Japan Rail Pass ma attivandolo il primo giorno non avremmo potuto sfruttarlo alla fine. Il limousine bus comunque è una scelta che vi consiglio, anche perché vi porta direttamente sotto il vostro albergo o quasi. Noi siamo stati scaricati praticamente dall’altro lato di una piazza, e visto che mancavano ancora un paio d’ore per il check in abbiamo pensato bene di fare la nostra prima passeggiata sotto i fatidici ciliegi, mentre i giapponesi accanto a noi chiacchieravano amabilmente e facevano merenda nel prato. Andiamo in un ristorantino per pranzare e assaggio i miei primi soba: molto buoni! Sara sceglie invece degli udon freddi e ci viene servita una ciotolata di spaghettoni di riso gelidi e una ciotolina minuscola a parte dove inzupparli. Solo che questo l’abbiamo capito dopo. La barriera linguistica ci si pone di fronte per la prima volta, nessuno parla una parola di inglese e ci guardiamo un po’ imbarazzati. Diciamo che se la vostra prima scelta per mangiare in Giappone è un ristorante di udon prima è bene che vi informiate su come vanno mangiati!

Giappone

Dopo più di 24 ore senza dormire pretendevate una faccia sveglia? 😉

Ma eravamo svegli da 24 ore ormai, quindi… rotta verso l’albergo!

Il Tokyu Stay Nishi Shinjuku è l’albergo che abbiamo scelto per le nostre prime notti a Tokyo. A prima vista appare un po’ freddino. La ragazza in reception ci dice che i check-in partono dalle 15.00, e anche se manca solo mezz’ora e la nostra camera è pronta non c’è verso di fare uno strappo alle regole: non siamo più in Italia. Bivacchiamo un po’ in reception finché lo sguardo impassibile della signorina non si trasforma in un sorriso: sono le 15.00, possiamo andare a dormire.

Le camere giapponesi sono minuscole e… fa caldo! Ma non importa, siamo così stanchi che dormiremmo anche su un sasso (ma non su un aereo Alitalia!). Un paio d’ore di sonno servono a ricaricare almeno parzialmente le pile, e a prepararci al primo vero giretto a Tokyo. Proviamo il pocket wi-fi che ci siamo fatti consegnare in albergo… funziona! Se avete in mente di fare un viaggetto nel paese ve lo consiglio caldamente, va persino meglio delle reti wireless di molti alberghi (ci guardavamo Netflix senza problemi) e ci ha “salvato” più di una volta. State solo attenti a mantenerlo ben carico, visto che la batteria sembra andare giù all’improvviso. Dura un paio di giorni comunque, quindi avete tutto il tempo…

Dove non arrivano i ciliegi veri ci pensa la plastica

Via verso Shinjuku. Sta scendendo la sera e si accendono le famose luci di Tokyo. Il quartiere è modernissimo ed estremamente pulito, lo guardiamo a naso all’insù mentre un fiume di impiegati cogli occhi a mandorla ci supera, volando verso ristoranti e localini dove (probabilmente) sbronzarsi. Qua e la si nascondono ancora localini tipici e minuscoli, che uno sguardo distratto potrebbe farci prendere per trappole per turisti… il fatto è che dentro sembra ci sia solo gente del posto, quindi probabilmente sono davvero tutti così. Uno sguardo ai prezzi ci fa capire che con l’equivalente di cinque euro si può tranquillamente mangiare. Decisamente, non siamo in Italia.

Shinjuku

Diecimila passi dopo (e mille foto alle luci di Tokyo) ed eccoci anche al primo ramen. Mia moglie l’ha preso con tutto quello che potevano metterci, quindi ci sono andati giù un po’ pesante con il piccante. Diciamo che come primo giorno di cibo giapponese non è stato fortunatissimo per lei, ma alla fine è contenta lo stesso. Io ho preso un ramen più semplice (non chiedetemi cosa c’era dentro!) ma comunque molto saporito. In compenso ho ordinato anche uno strano cocktail di tè verde e shochu che… insomma. Ho provato a scegliere una cosa tipica, ma questo tè verde proprio non mi va giù. La prossima volta meglio una birra!

cocktail shinjuku

Non prendetelo. Non fatelo.

 

Oh, abbiamo avvistato Godzilla, come potevo scordarmi di lui?

Guardate come fa capolino, che carino

La birra tanto agognata me la bevo in un pub più londinese che nipponico… ma avevamo bisogno di ritemprarci! A fine serata avevamo in programma anche una degustazione di whisky, ma ancora fusi per il fuso abbiamo desistito. Domani, forse. Ci sarà tempo. Ci consoliamo comprando un mochi al tè verde. Peccato sia una sbobba immangiabile che ha avuto l’unico effetto di tingerci la lingua. Ok, chi è che diceva che i dolci giapponesi erano buonissimi?

Ramen shinjuku

Occhio che scotta!

Ora di dormire: l’indomani sveglia prestissimo per la visita allo Tsukiji Market!

Oh, dimenticavo due chicche.

Cosa c’è scritto lì sopra CAFE88? Acqua? Ok, non siamo a Shinjuku per bere acqua.

 

Qui nessun commento, grazie

19 thoughts on “Il Cumbrugliume va in Giappone – Capitolo uno”

  1. Ahaha, le scritte italiane fanno tanto “esotico” 🙂
    Bellissimo Godzilla, solo in Giappone può succedere per davvero!

    Molto bello il fatto che con cinque euro si può mangiare un pasto completo… è una cosa ammirevole.
    Attendo le altre puntate… qua di brutto direi solo il viaggio iniziato col vomito americano :p

    Moz-

  2. Bel reportage e belle foto – straordinaria quella con Godzilla XD.
    I mochi non sono malaccio, un po’ gomma e un po’ colla, ma se ci metti dentro qualcosa, hanno il loro perché. Che non è “Perché!” 😀

  3. ahhahaahha che meraviglia il tuo viaggio in aereo! La vera esperienza traumatica non è il volo, ma sopportare i compagni di viaggio allora. La ragazzetta era ragazzetta nel senso di 18 anni? :D. Felice di vedere la tua compagna, sono invece un po’ perplesso per le disavventure gastronomiche (soprattutto quelle sue)! Ma quella pizza mi sembra piccolina. Quelle cose verdi son pasta ripiena?

    • Lasciamo stare le pizze giapponesi, meglio non commentare! Nessuna idea sulla roba verde! Le disavventure gastronomiche sono dovute a stanchezza e inesperienza, ma presto vedrai mooolto di meglio. La ragazzetta poteva avere quindici anni come venticinque… non sono bravissimo a indovinare l’età delle giapponesi 😀

  4. Bel reportaggio, complimenti!
    Saluti a presto.

    p.s. io l’acqua non la bevo manco in Italia!
    p.p.s. se dovessi andare in Giappone ho capito che mi terrei lontano da qualsiasi cosa al tè, bevanda o dolce!
    p.p.p.s. probabilmente mi sarei aggregato agli impiegati di Shinjuku 😎

  5. Figata, vedere una testimonianza così “quotidiana” è raro, specie di un paese così particolare 😀 più che le grandi attrazioni, mi piace scoprire i piccoli dettagli quotidiani di un posto, penso che rispecchino meglio le persone che ci vivono 🙂

    • Tokyo è un posto ancora difficile da vivere in quel modo… sono sicuro che le prossime puntate ti piaceranno ancora di più 🙂

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