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Il Cumbrugliume va in Giappone – Capitolo due

 

Avete letto la prima parte, vero? E allora pronti a continuare!

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30/03/2018

Tsukiji Outer Market – Non so cosa sia ma ne voglio sei

 

Siamo stati fortunati a poter visitare lo Tsukiji Market, il mercato del pesce più grande del Giappone e del mondo. A Ottobre cambierà sede, trasferendosi in una struttura più nuova, più pratica ma alla quale sarà vietato l’accesso ai turisti. A dire il vero è dal 2015 che dicono che il trasferimento è imminente, ma questo sembra l’anno buono. Evidentemente anche i giapponesi a volte ritardano.

Purtroppo il ritmo della visita e non siamo riusciti a mangiare questo bel granchione

 

La sveglia è suonata molto presto, abbiamo preso la nostra prima metropolitana meravigliandoci di non trovare poi tutto questo affollamento e siamo arrivati in netto anticipo nel quartiere di Chuo. L’appuntamento era davanti a un tempio buddista e lì abbiamo conosciuto Naomi, la nostra guida. Naomi è la classica giapponese di età indefinibile (25 anni? 40?), gentilissima e sempre sorridente, ma contrariamente a quasi tutti gli altri parla anche un inglese praticamente perfetto. Insieme a lei, a controllare il gruppo e a scattare qualche foto, l’alto e magrissimo Momo (o qualcosa del genere).

Tonno vs granchio: sfida tra kaiju!

 

Il tour è stato molto carino: il mercato era ovviamente affollatissimo anche se i veri affari si erano tenuti molte ore prima. L’esterno è strapieno di turisti dal Giappone e da tutto il mondo che si affollano a visitare, comprare e soprattutto fotografare pesci, molluschi, accessori, coltelli, davero qualsiasi cosa. Naomi ci ha mostrato tutta una serie di curiosità che senza di lei non avremmo assolutamente avuto modo di notare, e tra le altre cose ci ha indicato la statua di un tizio vestito di bianco fuori da un ristorante di sushi.

Eccolo, in tutti i suoi 145cm di altezza!

 

Il piccoletto (e rotondetto) si chiama Kiyoshi Kimura, padrone e volto pubblico della catena di ristoranti Sushi Zanmai. Una specie di Giovanni Rana dagli occhi a mandorla, felicissimo di apparire di fronte ad ogni esercizio di sua proprietà, sotto forma di foto o… di statua a grandezza naturale. Kiyoshi è notissimo a Tokyo perché quasi ogni anno è lui a vincere la prima asta dei tonni dell’anno, che si dice portare grande fortuna al vincitore. Volete sapere quanto ha pagato nel 2018? Circa 600.000$. Per un tonno.

La tipica allegria giapponese

 

Anche il mercato interno era decisamente meritevole di una visita, nonostante si capisse che era ormai in chiusura. Pochissimi tonni giganti, ormai restavano solo le briciole di una giornata cominciata quando ancora non era l’alba. Non si possono scattare foto all’interno del mercato, e sia i pescatori che le onnipresenti guardie sono attentissime a far rispettare il divieto. Ma Naomi ci ha detto di scattare lo stesso, ovviamente di nascosto, e se qualcuno ci avesse visto ci ha consigliato di dire “sorry! sorry!” agitando le mani come gesto di massima vergogna. Questa è vera ribellione giapponese!

Lo so che la foto fa cacare, ma già sono scarso poi toccava farle di nascosto…

 

Finita la visita un taxi ci ha portato alla sede della ABC Cooking Class, dove avremmo avuto una breve lezione di sushi. Lungo il tragitto la simpatica Naomi ci ha consigliato di provare la famosa carbonara giapponese. Pazza! La lezione è stata simpatica, e persino il mio vassoio è venuto carino. E anche buono da mangiare! La frittata dolce, forse, era un po’ inquietante. L’abbondante degustazione di shochu (il liquore locale, forse persino più “vero” del sake) ha reso migliore il tutto. E ce ne hanno persino regalato due bottiglie! Lo so che volete qualche foto… eccole. Poi continuate che il capitolo non è finito!

La nostra insegnante mentre ci spiega eloquentemente che se sbagliamo la frittata lei è pronta a farci un culo così (hentai)

 

Sara impegnatissima nella cucina

 

I nostri vassoi di sushi! Quello a sinistra è mio, quello a destra di Sara. Quale mangereste? (comunque li abbiamo mangiati entrambi noi, tiè – i bicchieri in mezzo erano la degustazione di shochu, e me li sono scolati tutti ohohohoh!)

 

Sara felicissima di avere scoperto come si scrive il suo nome

 

C’ero anche io, cosa credevate?

 

E finalmente la nostra guida Naomi, che sia io che lo spagnolo abbiamo baciato sulla guancia, in un gesto spudorato che l’ha fatta arrossire per due ore

 

Sistemato il pranzo abbiamo salutato i nostri compagni di corso (una famiglia di australiani e uno spagnolo) e ci siamo diretti a piedi verso i Giardini dell’Imperatore. Sono ENORMI. Per gran parte non sono visitabili, visto che come è giusto che sia sono riservati all’apprezzamento dell’Imperatore (con la maiuscola), ma quello che resta è comunque molto vasto. E soprattutto pieno di splendidi ciliegi in fiore e di giapponesi entusiasti. Dopo un piccolo assaggio di inusuale anarchia al mercato (il lavoro è lavoro) abbiamo avuto la prima vera esperienza di file giapponesi, visto che tutti se ne vanno in giro seguendo lo stesso senso di marcia, perfettamente instradati dai poliziotti che presenti in gran numero ad ogni incrocio sembrano avere l’unico scopo di indicarti la via.

Il ponte dell’imperatore. Non ci potete andare, no.

 

Tra le altre cose ho scoperto dove si trova il famoso Budokan, location di mille dischi live ascoltati con goduria e oggi strapieno di bimbetti ovviamente in ordinatissima coda per ascoltare lo show pomeridiano di non so quale boy band locale. La passeggiata successiva del Festival dei Ciliegi era affascinantissima… e come al solito strapiena di gente. Segue altra caterva di foto.

Sì, i giapponesi sono maniaci della foto. Non è una leggenda metropolitana

 

Comunque hanno anche ragione

 

Selfie ciliegioso

 

Mentre Sara si dedica alle foto artistiche io mi godo il sole

 

Nota bene: i ciliegi giapponesi non fanno le ciliegie. Ma fanno bello.

 

Per la sera abbiamo deciso di seguire il consiglio della guida Naomi che poi era anche lo stesso locale consigliatoci dagli amici Claudia e Maurizio… no, niente carbonara giapponese: SUSHI ZANMAI!

Entrare a Sushi Zanmai (abbiamo scelto quello di Shinjuku, tornando verso il nostro albergo) è una esperienza. Non c’è solo la statua fuori, ci sono anche dentro le tv che trasmettono a rotazione pubblicità che vedono come protagonista il nostri Kiyoshi, brevi documentari, video elogiativi… Lo ripeto: vero e proprio culto della personalità (e del capo). C’è un po’ di fila fuori ma ha ragione chi dice che non bisogna farsi scoraggiare dalle file giapponesi: procedono rapide e sicure, e presto è anche il nostro turno di sederci al tavolo.

Ssiiiiiiiii datemene ancoraaaaaaa

Il sushi è completamente diverso da quello che si mangia in Italia. Molto più semplice, anche. Nel menù sono pochissimi gli elaborati maki che abbondano completi di salse e fritture varie negli all you can eat locali. Qui protagonista è il pesce. Ma non il salmone: il tonno. E dimenticate quello che trovate da noi… Qui il tonno è una religione. Innanzitutto ce ne sono di vari tipi: normale, medio-grasso, grasso, grasso e leggermente scottato, in tartare… Il wasabi è decisamente più presente che da noi, ma si può sempre chiedere di escluderlo, e il menù è pieno di nigiri sconosciuti o solo letti in qualche libro, ripo il riccio di mare o l’anguilla.

Ecco, l’anguilla meriterebbe un capitolo a parte. Fatevi un favore e ordinate l’anguilla di prima qualità di Sushi Zanmai. Saporitissima, e da leccarsi le labbra. E il tonno è uno spettacolo. Quello che loro considerano di scarsa qualità e meglio di quello che trovate da noi nei ristoranti di alto livello, e il migliore si scioglie letteralmente in bocca. Una esplosione di sapore e semplicità.

L’orgasmo al tonno costa 1480yen, ovvero poco più di 10€

 

E il bello di Sushi Zanmai è che è una catena di medio prezzo, senza perdere di vista l’obiettivo della qualità. Noi abbiamo speso circa 35€ a testa per la cena, e vi assicuro che le valeva tutte. Siamo tornati all’albergo sazi ma non stracolmi, e soprattutto soddisfattissimi, nonostante ancora patissimo un po’ il jet-lag…

Volete leggere anche la terza parte? Eh no, vi tocca aspettare qualche giorno… non siate ingordi!

7 thoughts on “Il Cumbrugliume va in Giappone – Capitolo due”

  1. I giardini dell’imperatore bellissimi, peccato solo per tutte quelle macchine fotografiche ahaha! Il sushi mi attira di meno, ma..il vostro reportage è stato molto divertente! Bravo Cumbru-boy!

  2. Stupendi i ciliegi, sono un must se si va in Giappone in primavera!
    Mi segno che si possono fare delle lezioni di sushi ahahah è una cosa da provare almeno una volta nella vita XD

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