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Il Cumbrugliume va in Giappone – Capitolo tre

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Quindi dovremmo essere pronti per la terza, no?

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31/03/2018

Finora siamo stati decisamente fortunati col meteo: anche oggi sole e 20°C, temperatura ideale per le nostre lunghissime camminate a piedi alla scoperta della città. Stamani cambiamo finalmente i nostri JR Pass alla stazione di Shinjuku, dove frotte di volontari ci aiutano a affrontare la fila e a prenotare la nostra destinazione successiva a Tokyo. Davvero: solo in Giappone! Il Jr Pass consente di salire gratuitamente sui treni della linea JR (non proprio tutti, ma è facilissimo capire quali), che a Tokyo gestisce la famosissima Yamanote Line. Questa linea della metropolitana percorre un grande cerchio interno a Tokyo e si ferma in tutti i quartieri principali. Ed è AFFOLLATISSIMA. Nelle stazioni più incasinate non è raro vedere gente addetta a spingere dentro i disgraziati che provano ad appendersi alle porte. Il tutto però sempre nel massimo rispetto che caratterizza i giapponesi, che malgrado la loro abitudine a vivere sempre più allo stretto hanno una consapevolezza dei propri spazi prossemici fortissima.

E la Yamanote Line anche stamani è AFFOLLATA. Impossibile fare foto per testimoniarla. VI dico solo che abbiamo dovuto aspettare il terzo treno prima di riuscire a salire. Non che fosse un problema così grande, intendiamoci, visto che passa un treno ogni due minuti e mezzo… Comunque questa era giornata di affollamenti, visto che la nostra metà era Shibuya!

Vi giuro che c’era un assembramento enorme di gente in fila. Tutti ORDINATISSIMI!

 

Fuori dalla stazione di Shibuya ci guardiamo intorno: dove sarà la famosa statua di Hachiko? Ma basta uscire e seguire la folla: frotte di ragazzine (e non solo) fanno la fila per farsi fotografare accanto a questo simbolo di fedeltà e tenerezza conquistate a suon di crocchette. Ok sono un mostro senza cuore, lo capisco.

Shibuya Crossing

 

Ancora lì accanto c’è il famosissimo Shibuya Crossing, ovvero l’attraverso pedonale più pedonalmente attraversato del mondo. Ogni volta che scatta il verde è un vero e proprio fiume di persona che va da una parte all’altra della strada. Il sospetto è che un buon 30% di questo fiume sia formato da turisti che si fotografano e si riprendono con la GoPro o lo smartphone andando avanti e indietro. Ma per il Guinness vale, e quindi vale anche per me! Per apprezzare meglio lo Shibuya Crossing è indispensabile guardarlo dall’alto, da uno dei tanti edifici che si affacciano lì sopra. Ci sarebbero anche un sacco di bar e localini particolari, ma la fila per entrare (lo immaginerete) è infinita. Ci accontentiamo di rubare una finestrella da un giga negozio di dischi e fumetti. Devo dire che lo spettacolo è innegabile…

E lungo la strada, cantieri delimitati da tavole di Akira!

 

La direzione successiva è Harajuku, la mecca dei giovani giapponesi patiti di moda e nuove tendenze, che vengono lì per… sostanzialmente per mettersi in mostra. Lo struscio portato al massimo livello! Lungo la strada incontriamo una gara di Super Mario Kart resa reale. Managgia, lo volevo fare anche io! Mamma mia! Yuppie!

 

La strada tra Shibuya e Harajuku non è lunga ed è costellata da negozi di moda e da locali. Ma il piatto forte deve ancora arrivare. Ad Harajuku ci attende IL FIUME DI GENTE!

 

Se devo essere onesto mi aspettavo di vedere più gente vestita in maniera strana, la più divertente era una ragazza dal fisico non propriamente filiforme rivestita da capo a piedi di unicorni. Oh, beh. Le stranezze comunque non sono mancate, visti i tanti negozietti di gadget e cose strane e i bar a tema onnipresenti. Lungo la strada abbiamo visitato uno dei tanti locali di Tokyo di una catena che si ispira a Alice nel Paese delle Meraviglie. Veramente una chicca, preso d’assalto soprattutto da ragazzine. Tutto a misura giapponese… compresa la porta d’ingresso.

A pranzo, Sara ha pensato bene di accettare un altro consiglio datoci da Noemi il giorno prima: assaggiare la carbonara giapponese!

 

E diciamo… beh, a Roma avrebbero bestemmiato: panna, cipolla e un uovo crudo. D’altra parte cosa potevamo aspettarci da un ristorante di “italian style udon” che esibiva nel proprio menù anche l’inquietante “shrimp allabbiata”?

E questa delizia qui!

 

Nel bel mezzo di Harajuku non ci siamo fatti mancare neanche la possibiità di accarezzare dei gufi! Per 5€ circa, nel primo piano sottoterra di un palazzo, potete passare tutto il tempo che volete all’interno di una fitta foresta (dove non mancano ovviamente dei ciliegi in fiore) pigiata dentro una stanzina, piena di varie specie di gufo tristemente legate ai rami da una catenella. I poveri animali sembrano rassegnati alla loro sorte e si lasciano toccare con tristezza. Spero che almeno mangino bene. Tra carezze e fotografie, comunque, la sensazione è che vorrebbero essere ovunque ma non lì. Comunque sono morbidissimi. Al piano di sotto c’era anche uno dei più famosi cat cafè, ma quello ce lo siamo persi volentieri.

 

Dopo il casino di Harajuku ci voleva qualcosa di più zen, e così siamo entrati nel vicino parco di Yoyogi e dopo una passeggiata siamo arrivati al tempio Meiji-Jingu, uno dei più noti di Tokyo. Una visita sicuramente più rilassante. Il tempio era carino, affascinanti soprattutto le tavolette votive su cui i visitatori lasciavano i proprio desideri, e… le decine di barili di sake (e dall’altra parte della strada anche di vino francese!) donate dalle associazioni dei produttori locali ai monaci. Altro che 8 per mille!

 

 

A sera altre due esperienze culinarie notevoli: prima ci fermiamo per una birra e qualche snack in un pub, e Sara pensando di ordinare una birra rossa ordina… una birra con succo di pomodoro. Che comunque per essere rossa era rossa.

Torniamo poi a Shinjuku e decidiamo di provare il ristorante-pub proprio sotto all’albergo. Una roba assolutamente giapponese al 110%, dove nessuno dello staff parla mezza parola di inglese ma tutti ci sorridevano cercando di metterci a nostro agio, e si sforzavano di farci capire. Abbiamo preso una serie di roba fritta misteriosa (da inzuppare in una salsina magica fatta con soia e chissà cos’altro), due porzioni di tonno con wasabi e avocado DELIZIOSE e due birre a testa. Il proprietario (tralaltro uno dei pochi giappi con un po’ di barba) ci ha preso in giro dicendoci (a gesti!) che avremmo risparmiato prendendone una da un litro. Poteva proporcela, maledetto! Come aperitivo ci ha offerto della cavolella cruda, anch’essa da inzuppare. C’erano anche le istruzioni: usare le mani e non le bacchette! Inzuppare solo una volta, mai due!). Economico e… beh, buono. Poi la Sara ha preso un Plum Wine on the rocks (direttamente dal cartone!) e io qualcosa di misterioso. Ma nella pubblicità esposta diceva “numero 1”, e quindi come potevo esimermi? Era anche buono!

 

Poi a letto caldi, il giorno dopo sarebbe stato quello del primo Shinkansen!

Un ultimo paio di highlight della giornata:

L’imperdibile cappello “ENZO”

 

La deliziosa CaprePe dell’Osteria Ventuno

 

Ok, si, non sapete neppure l’inglese

 

Gattonda!

5 thoughts on “Il Cumbrugliume va in Giappone – Capitolo tre”

  1. Bellissimi scorci di Giappone, mentre sul cibo..devo dire non rimpiango di essere distante un emisfero 😀

  2. No vabbè i cantieri con le tavole di Akira sono eccezionali, magari anche da noi ci fossero cose così con delle icone del fumetto italiano (Dylan Dog, Tex ecc) *.*

    Mi perderei dentro ad un tempio come quello nelle foto, sarebbe un vero parco giochi per me XD

  3. Dai, magari era Caprepe perché era una caprese molto pepata 🙂
    Comunque, anche per allabbiata, non capisco come mai non chiedano a qualcuno madrelingua italiano. Lo stesso vale per gli anime, dove leggi certi strafalcioni XD

    Bellissimo Hachiko, non so perché mi immaginavo la statua più alta…
    A Shibuya avete visto poche stranezze, in effetti… ma probabilmente la moda di fare i cenciosi in giro è fortunatamente finita XD
    Bello Akira gigante e i tizi Mario Cart… 🙂

    Moz-

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