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Amor Vincit Omnia – l’episodio finale di Sense8

Sense8

Questo sarà un articolo molto breve. Non perché non ci siano molte cose da dire su Sense8, anzi, è vero il contrario. Ci sono talmente tante cose da dire che anche solo accennarle tutte sarebbe impossibile, e allora è meglio abbandonare fin dal principio qualsiasi velleità di completezza e provare a comunicare le proprie sensazioni.

Sense8

Durante la visione, mi sono trovato più volte a pensare “che cazzata”. Già le prime due serie abbondavano di momenti kitsch al limite del ridicolo, ma si sa, nessuno guarda Sense8 per la trama… L’ultimo maxiepisodio non fa altro che peggiorare ulteriormente le cose. Lana Wachowski non ha fatto altro che prendere la storia scritta per la stagione 3 e condensarla in due ore e mezzo fitte fitte, creando così scompensi inevitabili. Le svolte narrative si inseguono una dietro l’altra a volte senza evidenti giustificazioni, i personaggi compaiono dal nulla, certi passaggi sono a voler esser buoni forzati. Il risultato è raffazzonato e in alcuni momenti quasi amatoriale, cosa imperdonabile vista l’esperienza della cineasta. Anche la recitazione non è mai stato un punto di forza della serie, con alcuni protagonisti sufficienti o sopra la media e altri francamente inadeguati al ruolo loro assegnato. Metterli tutti insieme per gran parte del tempo allevia parzialmente il fastidio, ma rende anche più evidente queste disparità. Infine, parlare di mancanza di realismo con una trama così può avere poco senso, ma c’è un limite a tutto… i piani della nostra cerchia di Sensate non sono neanche dei piani, sono… boh, “andiamo lì e facciamo finta che sia un piano accettabile”. Come si entra nella tana della supercattiva, sorvegliatissima da ogni lato da sgherri armati fino ai denti? “Andiamo lì e entriamo facendo cose a caso, dicendo che si tratta di un piano.” Un po’ (ok: molto) mi ha infastidito.

Poi ci sono le cose “positive”. Intanto, aver condensato la trama in due ore e mezzo rende il tutto estremamente frenetico e privo di tempi morti. Nelle due serie precedenti alcuni episodi mi avevano annoiato… qui proprio non ce ne è stato il tempo. In due ore e mezzo non mi sono mai annoiato e non mi è mai calata la palpebra. Poi alcune scene di azione sono davvero divertenti. Senza pretese di chissà quale realismo, Sun e il suo amico poliziotto del quale non ricordo il nome spaccano i culi con grazia, e anche il resto del cast si esibisce in assalti sicuramente sconclusionati ma coinvolgenti.

E infine c’è l’entusiasmo. Se Sense8 ha conquistato così tanti fan accaniti, a mio avviso è per via dell’entusiasmo davvero palpabile che si respira in quasi ogni scena. La sensazione che ci sia qualcosa di più di una serie tv, di un cast unito. “I am also a we”, e se vogliamo citare Virgilio un po’ a sproposito (ma tanto…) “e pluribus unum”, da questo insieme esce fuori qualcosa di più forte, di più importante, quasi una missione.

Con questo non voglio dar ragione alle critiche che vedono in Sense8 una serie di propoganda gay, figuriamoci. Penso solo che prima le Wachowski e poi il resto del cast abbiano affrontato questo viaggio come quello della vita, abbiano voluto immaginare un presente e un futuro diversi, in qui l’accettazione della diversità come ricchezza e la ricerca della felicità sono alla base di tutto. Sense8 è il racconto di questo futuro che spaventa tanti, ma che (questa è la speranza) finirà per essere accettato.

“Non credevo che cose di questo genere fossero possibili”, dice alla fine uno dei personaggi non-Sensate. Il messaggio finale alla fine è probabilmente questo. Gli esclusi possono essere inclusi. Ognuno di noi può diventare qualcosa di più, di diverso e di migliore, semplicemente aprendosi al mondo, al contatto con gli altri.

E la mezz’ora finale è un’esplosione di positività, di felicità, di amore che lascia quasi frastornati.

Come serie tv, Sense8 non è forse granché. Ma sono queste le cose che possono cambiare il mondo. Io un po’ ci spero.

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