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Die Hard 3 – Duri a Morire: l’estate di John McClane

Correva l’anno 1995, e il mio cuoricino di amante dell’action era stato svezzato da importanti dosi di Van Damme, Schwarzenegger, Stallone e John McClane. Per la mia consacrazione di sedicenne, però, mancava ancora qualcosa: il battesimo del cinema. In quel mese di ottobre vidi finalmente spuntare il faccione di Bruce Willis dai manifesti del cinema Politeama. Il momento era arrivato. Reclutai il mio abituale compagno di film, scroccai le classiche diecimila lire (biglietto più popcorn!) ai miei genitori e il sabato pomeriggio mi presentai tutto contento al botteghino. Ero pronto per il film protagonista del terzo appuntamento dello speciale Bruce Willis: Die Hard 3!

Speciale Bruce Willis

Conoscevo praticamente a memoria sia Trappola di Cristallo che 58 Minuti per morire. Li avevo visti ad ogni passaggio televisivo, li avevo noleggiati in vhs, McClane era uno dei miei personaggi preferiti. Ma ciò che avrei visto sul grande schermo avrebbe superato ogni mia aspettativa. Non ricordo se c’era il sole o se pioveva, non ricordo se dopo sono tornato a casa o sono rimasto fuori a mangiare una pizza, ma ricordo benissimo di essere uscito dal cinema con un sorriso a 64 denti, pronto a citare un milione di frasi che poi sarebbero diventate parte di me: Duri a Morire mi sembrava il film più fracassone, coinvolgente, il più divertente che avessi mai visto.

L’attaccatura dei capelli di Bruce Willis stava retrocedendo in maniera preoccupante, ma questo non gli impediva di essere il solito spaccaculi, persino in versione più scazzata del solito. Primo shock: Die Hard 3 non è ambientato a Natale! La maledizione del 25 dicembre pareva essersi interrotta per John McClane, ma la sfiga, quella continua. Non passa neanche un minuto dall’inizio del film che arriva la prima esplosione: un grande magazzino salta in aria, e mentre la polizia brancola nel buio arriva una telefonata. È  un gentiluomo che dice di chiamarsi Simon a rivendicare l’attentato, e Simone dice che vuole che il nostro poliziotto preferito sia immediatamente convocato.

Sì ma dategli un’aspirina santoddio!

 

McClane era stato sospeso dal servizio, e passava le giornate a guardare la tv e a bere birra. Fin troppa birra, forse, ma chi siamo noi per sindacare? Quando viene prelevato dal proprio salotto è ancora mezzo ubriaco e ha mal di testa, ma è costretto a riprendersi rapidamente… Simone dice che deve andare ad Harlem, e girare per il quartiere indossando un cartello con su scritto “ODIO I NEGRACCI”.

Die Hard 3

Non fatelo a casa

 

Curiosità #1: al momento di girare la scena il cartello era stato lasciato bianco, per evitare che qualcuno non sapendo che si trattava della scena di un film arrivasse a protestare. La scritta “I HATE NIGGERS” è stata poi aggiunta in post-produzione. Alcuni passaggi televisivi soprattutto americani hanno usato una versione alternativa del cartello che diceva “I HATE EVERYBODY”, perché si sa, il buonismo… La scena è stata quella più discussa anche in fase di perfezionamento della sceneggiatura: la produzione aveva chiesto allo sceneggiatore Jonathan Hensleigh di eliminarla, per paura di proteste, e acconsentì a lasciarla nello script solo quando Hensleigh minacciò di portare la storia a altri studios…

Harlem non è certo il posto ideale per portare addosso un messaggio del genere, e McClane rischia di venire linciato da un gruppo di gente del posto. A salvarlo arriva un tizio che ha un negozio lì vicino, e che pur non avendo alcuna simpatia per i bianchi (il signore da ottimi insegnamenti) capisce che qualcosa nella situazione non quadra: è Zeus Carver, interpretato alla perfezione da Samuel L. Jackson. Una scelta di casting più ovvia non poteva essere fatta, e il risultato non delude. La prima scelta in realtà era Lawrence Fishburne, che però rifiutò. Allora fu Bruce a suggerire Jackson, con il quale aveva già recitato in Pulp Fiction e che era un grande appassionato di Die Hard (in una intervista ha dichiarato di aver visto il primo film “almeno trenta volte”). Tra i due protagonisti c’è chimica immediatamente, e i battibecchi tra i due sono a dir poco leggendari. E destinati a continuare per tutto il film, visto che Simone dice che il buon samaritano dovrà continuare ad accompagnare McClane nella sua missione e aiutarlo a risolvere gli enigmi che proporrà, altrimenti esploderanno nuove bombe, tra cui una dentro una affollata scuola di New York.

Attraversare Central Park così deve essere il sogno bagnato di ogni Newyorkese

 

Il gioco ovviamente non è fine a sè stesso, e ha uno scopo ben preciso: approfittare della confusione per mettere a segno un colpo apparentemente impossibile. La Federal Reserve Bank ha nel suo bunker tonnellate d’oro, che valgono 140 milioni di dollari. Il coinvolgimento di McClane è solo la ciliegina sulla torta, visto che il buon Simon altri non è che il fratello di Hans Gruber… sì, proprio lui! Simon Peter Gruber è interpretato da Jeremy Irons, che quasi non fa rimpianger Alan Rickman. Ho detto quasi. A rovinare il suo piano c’è McClane che sente puzza di imbroglio e comincia a indagare come solo lui sa fare… e come immaginerete ci sarà da divertirsi!

Come era già successo per i film precedenti, anche la storia di Duri a Morire non era stata pensata inizialmente per la saga di Die Hard. Realizzare un terzo capitolo all’altezza non era facile, e con John McTiernan reduce dall’immeritatissimo flop di Last Action Hero venne prestata grande attenzione a trovare la sceneggiatura giusta. La prima versione prevedeva John e Holly in crociera ai Caraibi e la loro nave presa in ostaggio da dei terroristi. L’idea fu abbandonata dopo l’uscita di Trappola in Alto Mare, con Steven Seagal, e poi venne riciclata per il seguito di Speed. In seguito anche il mitico John Milius fu incaricato di scrivere una sua versione… e sarebbe davvero bello scoprire cosa avesse architettato. Nel 1993 Doug Richardson (già al lavoro su Die Hard 2) e John Fasano (Ancora 48 Ore) furono al lavoro contemporaneamente su due sceneggiature che prevedevano terroristi all’attacco della metropolitana di New York. Entrambe le versioni furono bocciate da Bruce Willis. La storia di Hensleigh (che era quasi un esordiente) era stata pensata per il quarto capitolo di Arma Letale, e Zeus inizialmente avrebbe dovuto essere una donna. Lo script venne adattato lasciandolo praticamente invariato, fatti salvi i personaggi e i riferimenti ai primi film.

 

Curiosità #2: la sceneggiatura era talmente ben scritta che l’FBI si interessò allo scrittore, sospettando che fosse a conoscenza di informazioni riservate sulla Federal Reserve Bank ottenute illegalmente. Hensleigh dimostrò che si era documentato leggendo semplicemente articoli del New York Times… Una parte della storia tralaltro venne ambientata nell’Upper West Side proprio perché Hensleigh viveva in un appartamento in uno dei palazzi lì accanto, e voleva vedere come sarebbero andare le riprese semplicemente affacciandosi alla finestra!

Nonostante il mio entusiasmo giovanile questo terzo Die Hard non venne accolto benissimo in America. Il budget per l’epoca era molto alto (90 milioni di dollaroni) e venne ripagato solo a malapena dagli incassi a stelle e strisce. Dove la pellicola esplose letteralmente fu nel resto del mondo, tanto che per la prima volta nella storia un film arrivato fuori dalla top 5 americana (si piazzò al decimo posto) diventò il maggior incasso mondiale della stagione. Al di la del pubblico, anche la critica fu tiepidina, e ancora oggi su Rotten Tomatoes ha a malapena un 52%, con una media voto di 5.8.

Oh io ancora non ho capito. Come le devo riempire queste taniche?

 

Riguardando il film dopo tanti anni ho pensato che forse col senno di poi avrei anche io rivisto almeno in parte le mie opinioni… e invece no, fanculo a Rotten Tomatoes e fanculo ai critici americani: Die Hard 3 è una vera bomba (no pun intended), e mi sono trovato (quasi con mio stupore) a recitare a memoria interi dialoghi mentre mia moglie mi guardava interrogativa dall’altra parte del divano. Ok, non è un film perfetto… ma quale film lo è? Manca un po’ Holly (lei e John sono di nuovo in crisi), qualche momento nel pre-finale gira un po’ a vuoto, ci sono scene che forse avrebbero potuto essere tagliate nel montaggio… ma chissenefrega quando il resto funziona così bene!

Sì, anche io reagirei in questo modo

 

Nei film di Die Hard lo humour non è mai mancato, ma in questo terzo capitolo si spinge decisamente sull’acceleratore dell’umorismo, con risultati eccellenti. McTiernan prende parzialmente spunto dalla mano di Harlin nel secondo film e infarcisce i 128 minuti (sembrano tanti, ma volano!) di durata di esplosioni, inseguimenti, corse in auto incredibili ancora oggi come quella attraverso Central Park. E Bruce Willis ormai è diventato il suo personaggio, e lo interpreta alla perfezione. Difficile fare meglio di così. Nel 1995 era il mio Die Hard preferito, nel 2018… no, è impossibile superare il primo, ma il sorriso con cui sono arrivato a fine visione era lo stesso che avevo 23 (argh!) anni fa all’uscita del cinema. Capolavoro!

4 thoughts on “Die Hard 3 – Duri a Morire: l’estate di John McClane”

  1. Quando penso che abbiamo parecchie cose in comune, mi riferisco a cosette così, dovessi stilare una classifica delle giornate più divertenti passate al cinema (non a fare le cosacce con qualcuna) di sicuro la prima volta che ho visto “Die Hard – Duri a morire” è almeno tra le prime tre. Analisi perfetto, posso dirti che a furia di vederlo ho capito come riempire le taniche, anche se nel film con uno stacco tattico non viene spiegato. Per l’influenza di questo film sul sottoscritto, due settimane fa, per arrivare da un punto A ad un punto B, alla mia Wing-Woman ho risposto: “Non ho detto Park Drive, ho detto attraverso il parco” (storia vera). Cheers!

  2. Secondo me meglio questo terzo del secondo, anzi, quasi meglio anche del primo! Questo per dirti che fantastico è questo film, la scena migliore? Jeremy Irons/Camion 😉

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