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Il Quinto Elemento

Riprendiamo dopo qualche settimana di pausa il discorso Bruce Willis, ma abbandoniamo per un po’ la saga di Die Hard. Anche perché dopo il terzo film abbiamo dovuto aspettare molti anni per ritrovare sul grande schermo John McClane… Ma la fame di pellicole d’azione con Bruce Willis non si era certo fermata, così accogliemmo con gioia la notizia che Luc Besson, il regista dell’adorato Leon, l’aveva scelto come protagonista del suo film di fantascienza, la produzione europea più costosa mai prodotta fino a quel momento!

Questa volta il mio abituale compagno di cinema mi aveva preceduto, e aveva visto il film prima di me. Da giorni sentivo ripetere come se fosse un mantra “Leeloo Dallas multipass” senza capire cosa significasse, e Milla Jovovich era stata eletta nuovo sex symbol della classe. Insomma, l’hype era fortissimo. Non vedevo l’ora di guardare questo nuovo capolavoro…

Al tempo leggevo Ciak, che anche se spesso mi appariva come un grande foglio pubblicitario pronto a esaltare anche la peggior cazzata era la mia principale fonte di informazione su quanto sarebbe arrivato nei cinema. Il Quinto Elemento era stato scelto come film di apertura al festival di Cannes e aveva ottenuto discrete critiche, e in tutto il mondo era uscito prima dell’estate. Noi italiani fummo buoni ultimi, e dovemmo aspettare addirittura il 30 ottobre per vederlo apparire nei nostri cinema.

Il mio primo ricordo è legato ai titoli di testa. Nomi di grandissimi attori si susseguivano sullo schermo: Bruce Willis, Gary Oldman, Ian Holm… poi Milla e Chris Tucker, che allora non sapevo chi fosse, e poi… Luke Perry? Il Dylan di Beverly Hills era ancora un richiamo per le ragazzine, evidentemente, visto che il suo nome era sparato in questo modo. Chissà che parte avrebbe fatto… Poi il film inizia. Siamo in Egitto nel 1914, un archeologo scopre in Egitto testimonianze della visita di extraterrestri nel nostro lontano passato. Ogni cinquemila anni il “male supremo” si sarebbe risvegliato, e l'”essere perfetto” avrebbe dovuto contrastarlo usando il potere dei quattro elementi. Gli alieni Mondoshawan avrebbero custodito il segreto fino al momento opportuno, circa trecento anni dopo…

In tutto questo, Luke Perry è Billy, l’assistente dell’archeologo, e sta in scena circa tre minuti. La sua importanza nel film è solo di poco superiore a quello della bottiglia di Grappa Vinaccia: non esattamente una bevanda rinfrescante, ma si vede che a Besson piaceva così!

Il volto del povero Dailan è esplicativo.

Nel 2263 il Male sta arrivando. È in ritardo di qualche anno, a quanto pare, ma ora ci siamo. Si presente come una sorta di gigantesca sfera infuocata, e distrugge senza patemi una astronave da guerra della Federazione. Come fermarla? Padre Vito Cornelius (Ian Holm) prova a spiegare la situazione al presidente Lindberg (Tommy Lister, forse meglio noto come avversario di Hulk Hogan nel film No Holds Barred e come Zeus in WWF!), ma sembra non riuscire a ottenere risultati. 

Poi però arriva Bruce. Bruce è un tassista e si chiama Korben Dallas. Ex marine, divorziato, non sembra passarsela troppo bene. Vive in un minuscolo cubicolo in cui la tecnologia del 23esimo secolo sembra essere arrivata solo in parte… Ha a disposizione tutto in pochi metri quadri, ma a tenerlo in piedi pare più che altro la solita faccia da schiaffi che si porta dietro in qualsiasi parte interpreti… Korben Dallas è un nuovo McClane, persino meno interessato a mantenere l’ordine, e infatti successivamente vedremo che è prontissimo a infrangere la legge quando l’istinto gli dice di farlo.

Intanto le cose si mettono anche peggio. La nave dei Mondoshawan che portava aiuto viene attaccata da dei mercenari malvagi al soldo del malvagio Jean-Baptiste Emanuel Zorg (Gary Oldman) e dal disastro viene recuperato solo un frammento di materia organica, che rigenerato da vita a… Milla Jovovich! W il DNA! Leeloo (ovvero Milla) sembra però confusa, non sa dove si trova, scappa lanciandosi dal palazzo e finisce nel taxi di… indovinate?

Già, perché non dimenticatevi che questo è il quarto appuntamento con lo speciale Bruce Willis!

Speciale Bruce Willis

Non racconterò il resto della trama perché

1- probabilmente la conoscete già;
2- se non avete già visto il film… cosa aspettate?

Il Quinto Elemento fu al tempo un piccolo shock per me, perché mi aspettavo qualcosa di diverso. Nonostante tutta quell’azione, il fracasso, il mega-budget, la messa in scena di un mondo fantascientifico elaborato, le astronavi, gli alieni e… Bruce Willis, Il Quinto Elemento non sembrava una “americanata”. 

Era una BESSONATA!

Già con il suo film precedente Luc Besson aveva mostrato l’intenzione di andare oltre i consueti canoni del cinema europeo, azzardando qualcosa di più ma senza rinunciare a un tocca e a un punto di vista personali. Tra alti e bassi ha portato avanti questo discorso per tutta la sua carriera, ma è con Il Quinto Elemento che è riuscito a unire per la prima volta passione, cuore e spettacolarità.

Il film in Francia fu campione di incassi, ma anche in America andò piuttosto bene, anche se non mancò qualche stroncatura. In tutto il mondo entrò tra i primi dieci incassi dell’anno… non male, no? Una grossa mano la dette ovviamente lui, il festeggiato Bruce Willis. Perfettamente in parte, ironico come non mai, con una vena di dolcezza e tanta cazzutaggine. E lei, Milla Jovovich. Bellissima, ma non la classica bellezza da Baywatch. Magnetica, trascinante, non (ancora) una attrice ma una forza della natura.

Riguardando il film molti anni dopo ho avuto modo di apprezzare anche molti dettagli che non avevo notato. Nel futuro di Besson ci sono degli squarci improvvisi di passato. Una vecchia caffettiera, mucchi di spazzatura accumulati negli angoli, frammenti di un mondo che si sta incrinando a prescindere dal Male Supremo in arrivo. Tutto questo è reso alla grande grazie a un comparto tecnico che non temeva paragoni, e che anche oltre venti anni dopo regge ancora benissimo. Scenografie e costumi (di Jean Paul Gaultier!) sono un trionfo di kitsch: colori sparatissimi, sovrastrutture barocche, esagerazioni in ogni dove. È come se Blade Runner si mescolasse alla fantascienza più pop, senza soluzione di continuità. E tutto questo funziona!

Nascosta dietro una trama semplice che più (beh, quasi) non si potrebbe c’è tutta una visione autoriale (mamma che parolone) che fa capolino, e che si capisce bene come abbia spaventato alcuni americani che rifuggono queste cose come la peste. Ma non temiate, come in SOS TATA anche ne Il Quinto Elemento la parola d’ordine principale è DIVERTIMENTO. E vi prometto che qui dentro ne troverete un sacco. 

Qualche minuto in meno avrebbe probabilmente reso il film un capolavoro, ma un regista come Besson si innamora inevitabilmente della sua visione… e allora perdoniamogli qualche insistenza, qualche ossessione (Chris Tucker ovunque!), qualche leggerezza che definirei persino un po’ ingenua, se non avessi il fondato sospetto che tutto il film è stato studiato fin nel minimo dettaglio. Perdoniamogli tutto e rimettiamo il film sul lettore con entusiasmo immutato: il mondo può essere salvato ancora una volta!

P. S. Ma poi quel finale… con due… ho paura che la Terra… ok, ok, niente spoiler. 

5 thoughts on “Il Quinto Elemento”

  1. Saranno un paio d’anni che vorrei rivederlo, ma sono certo che potrei ancora “ridoppiarlo” dal numero di volte che ho visto questo film, Milla è fantastica, l’atmosfera e il look generale poi è quello di un fumetto francese di fantascienza, prima che si perdesse con quei cazzo di Minimei a Besson gli ho voluto proprio bene. Bruce in realtà qui non si impone nemmeno troppo, ma il suo personaggio è così figo che non gli serve nemmeno, e poi si sa che Besson dava sempre il meglio con i personaggi femminili, anche se la scena del fiammifero con Bruce che intima tutti a non respirare resta una delle tante mitiche di questo film. Cheers!

    • L’atmosfera è quella del fumetto francese, ma c’è anche qualcosa di più… un senso dell’ironia tutto Bressoniano che me lo fa apprezzare ancora di più!

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