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Per un pugno di dollari

Per un pugno di dollari
Per un pugno di dollari

Sergio Leone non era ancora Sergio Leone. Era Bob Robertson, pseudonimo scelto in onore di suo padre che usava come nome d’arte Roberto Roberti.

Ennio Morricone era un arrangiatore molto stimato, ma come compositore di colonne sonore era ancora agli inizi, e di pseudonimi ne aveva addirittura due: Dan Savio come compositore e Leo Nichols come direttore d’orchestra.

Gian Maria Volontè aveva già avuto qualche ruolo da protagonista, ma era ancora semisconosciuto al grande pubblico, e nel western si faceva chiamare John Wells.

Clint Eastwood era la quinta scelta della produzione per l’Uomo senza Nome. La produzione voleva Richard Harrison, che a Leone non piaceva; Leone avrebbe voluto Henry Fonda, al quale l’agente non fece neanche leggere il copione; Charles Bronson ritenne il copione non all’altezza, James Coburn costava troppo… Eastwood era un giovane che proveniva da una serie televisiva di buon successo, nella quale aveva colpito Leone per… la sua pigrizia. E costava poco, soprattutto.

Per un pugno di dollari
Per un pugno di dollari

La produzione non credeva in Per un pugno di dollari, e l’aveva preso come “film di riserva” per riutilizzare troupe e scene di Le Pistole non discutono, pellicola di Mario Caiano che veniva considerata un successo sicuro. I costumi originari erano un miscuglio eterogeneo e anacronistico, le prime scenografie disegnate completamente irrealistiche, la storia era una scopiazzatura de La Sfida del Samurai…

Insomma, il primo western di Sergio Leone non prometteva benissimo. E invece il successo nei cinema è stato enorme e inatteso, un successo nato dal passaparola. Ed esattamente cinquantaquattro anni dopo (usciva nelle sale il 12 Settembre del 1964) siamo ancora qui a tesserne le lodi, nel nostro saloon.

Cumbrugliume Western Saloon

L’ha detto bene uno degli attori citati sopr a, quel Charles Bronson che aveva ritenuto la sceneggiatura una schifezza. “Quello che non capii fu che la sceneggiatura non faceva la minima differenza. Era il modo in cui Leone l’avrebbe diretta che avrebbe fatto la differenza.

Per un pugno di dollari
Per un pugno di dollari

Sergio Leone trovò un modo nuovo di concepire il cinema western, che divenne poi un modo nuovo di concepire il cinema tout-court. L’attenzione ai dettagli, i primissimi piani, la dilatazione dei tempi, tutto era una piccola grande rivoluzione. Di western in Italia ne erano stati già girati, ma questo non era una imitazione a buon mercato di quanto facevano in America. Qui nasceva qualcosa di diverso: il vero western all’italiana.

Oh già, la trama. Un pistolero solitario arriva nel paese di San Miguel, al confine tra Usa e Canada, e lì si inserisce nella faida tra le due famiglie dominanti della città: i fratelli Rojo, commercianti di alcolici, e la famiglia Baxter, che vende armi. Sembra vendersi, per un pugno di dollari, ma il suo è un doppio gioco che porterà morte e giustizia.

Niente di particolarmente originale… anche se è facile parlare ora, dopo che abbiamo visto centinaia di trame simili. Eppoi… lo sappiamo, era una copia di Kurosawa. Ma poco importa. Quello che conta è l’epicità del tutto, sottolineata da una colonna sonora magica. Sono i protagonisti, ai quali questi personaggi hanno cambiato la vita. Sono le frasi entrate nel costume non solo italiano (quando un uomo con la pistola incontra un uomo col fucile…). Per un pugno di dollari è un piccolo miracolo che si potrebbe sospettare irripetibile. Se non fosse che in seguito si è ripetuto, e più di una volta…

Ma questa è storia per un altro giorno. Un altro giorno da Leone, ovviamente.

14 thoughts on “Per un pugno di dollari”

  1. Morricone fu determinante nel successo del film
    Premesso ciò, quello che colpisce è la violenza iperbolica. I morti si contano a centinaia (basterebbe lo sterminio di una compagnia di soldati messicani) e spesso con un compiacimento sadico che neanche Tarantino

    • La violenza talmente in primo piano da apparire quasi stilizzata, la mancanza di una morale comune, l’originalità della messa in scena… C’è stato un prima e dopo Per un pugno di dollari, non ci sono dubbi!

  2. Come hai fatto ad essere così coinciso andando dritto al punto scrivendo di questo film? Complimenti non ne sarei proprio capace. Il senso è questo, un film fatto con due soldi in cui però tutto alla fine era giusto, dallo sguardo di Clint al modo di dirigerlo di Leone, è dal 1964 che abbiamo tutti nel cuore questo capolavoro, bellissimo omaggio, quando spuntano cappelli a tesa larga e speroni da queste parti, mi esalto tantissimo 😉 Cheers

    • Avevo cominciato (molto tempo fa a dire il vero) una recensione più canonica e analitica, ma rileggendola mi sembrava di aver detto solo banalità… Come si fa a recensire un film così, sviscerato in ogni modo da così tanti anni, e pretendere di avere un punto di vista nuovo? Ho cancellato tutto e mi sono limitato all’omaggio al mito, penso vada bene così 🙂

  3. Non sapevo assolutamente dell’aneddoto sulle pistole non discutono, peraltro uno dei tanti spaghetti western italiani purtroppo rarissimi…

  4. Ehehe, mica lo sapevo che era un film di ripiego, pensa tu!
    Quando tutto va al posto giusto, per caso, è lì che nasce il capolavoro… 🙂

    Moz-

    • Per risparmiare al tempo si provava di tutto! Venivano riciclati set, attori, colonne sonore, tecnici, costumi… la storia della produzione di Per un pugno di dollari meriterebbe un volume a sè. Anzi, probabilmente qualcuno l’ha già scritto 😀

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