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Cam – il filmone di fine anno che non ti aspetti

Un paio di settimane fa o giù di lì ha fatto capolino tra le ultime novità di Netflix questo Cam. L’ho ignorato, così come faccio solitamente per tutti i film originali Netflix a meno che non voglia farmi del male da solo. Poi ho cominciato a leggere commenti positivi su facebook. “Non è male”, “sorprendente”, “un film che ha qualcosa da dire”… Così oggi mi sono deciso e l’ho guardato. E voglio spingermi ancora un po’ oltre con il mio commento: FILMONE!

Alice (Madeline Brewer) fa la camgirl, si esibisce su un sito specializzato con il nome d’arte di Lola e sogna di scalare la vetta delle migliori ragazze raggiungendo la top 50. Non è una stupida, nessuno la costringe ed è consapevole dei rischi che corre, e sa come sfruttare desideri e debolezze dei suoi spettatori per scalare la classifica.

La sua strategia consiste nello spingere sempre più avanti il limite del mostrabile, sostituendo in gran parte alle performance sessuali altre più provocatorie, anche con la complicità di alcuni suoi fan. La prima svolta si ha con una finta morte, dopo che uno spettatore l’ha sfidata a tagliarsi la gola. Gli altri in visione non riescono a capire se si tratta di realtà o finzione, e la morbosità della situazione li porta a rimanere collegati, a partecipare, a spendere soldi per influire sulle azioni di Lola. È un gioco perverso affrontato con una calma e una maturità impressionanti. La scalata verso il successo di Lola sembra inesorabile, ma pian piano comincia a trovare ostacoli lungo il suo cammino. L’ostracismo di alcune colleghe, in primis, ma soprattutto un misterioso hackeraggio della sua pagina. Qualcuno le ha rubato la password, qualcuno che è assolutamente identico a lei e si esibisce al suo posto… 

Cam è un film di cui si sentiva il bisogno, perché affronta il tema delle camgirl senza moralismi, senza giustificazioni, senza approssimazioni. L’autrice della sceneggiatura, Isa Mazzei, conosce bene l’ambiente perché si è esibita in cam, e ha messo molto della sua vita reale nel film. La voglia di successo, di spingersi oltre, il fascino del controllo su uomini che pensano di controllare te… L’unica vergogna è lo stigma sociale che circonda questo lavoro, e che impedisce alla protagonista (e presumibilmente all’autrice) di dire immediatamente la verità alla propria famiglia su ciò che fa. È anche questo stigma che contribuisce a creare lo sdoppiamento, la separazione tra vita reale e lavoro, tra la ragazza normale che sta in casa col pigiamone e la provocatrice disposta a fare tutto perché sempre più occhi la guardino, la desiderino, siano disposti a fare tutto per lei.

Non è difficile capire cosa nasconda il film, quale sia il vero messaggio, cosa interessi davvero a sceneggiatrice e regista (Daniel Goldhaber – anche lui esordiente). Non che questo sminuisca in alcun modo il film. Non è necessario essere contorti, nascondere la propria visione del mondo dietro imperscrutabili metafore, fingere di parlare di tutt’altro per essere efficaci. Anzi. L’importante è essere efficaci. E Cam è sicuramente riuscito nel proprio intento.

Il merito è di una storia efficace, di una regia solida, di una fotografia seducente, di una protagonista assolutamente convinta della sua parte e disposta a mettersi in gioco per farla funzionare. Cam parte come un thriller tecnologico, prosegue come un’alienante sfida col mistero e finisce come un horror, e riesce a convincere in tutti questi ruoli. È ancora più interessante perché ha un approccio pratico alla vicenda. Lola si chiede “come” e non “perché”, e tutte le sue azioni sono motivate dal desiderio pratico di riprendersi la propria vita, la propria indipendenza, affermare nuovamente se stessa.  Il finale (che non spoilero ma che è la parte più riuscita) ha sorpreso e lasciato di stucco molti, e ho già visto comparire sui principali siti specializzati delle “spiegazioni” di cui francamente non avrei sentito il bisogno… ma forse è bene così. È segno che il film è andato oltre quella soglia di appassionati spettatori del genere e ha raggiunto (e impressionato o quantomeno incuriosito) anche un pubblico più generalista. Che è bene si trovi di fronte sempre più spesso a storie di questo tipo, moderne, dalla parte delle donne senza perdersi in pietismi o banalità. Un nuovo centro per la Blumhouse che produce e per Netflix che distribuisce. Fossero tutti così gli Original Movie…

2 thoughts on “Cam – il filmone di fine anno che non ti aspetti”

  1. Non ti leggo oggi, perché il film è tra quelli che devo ancora vedere, ma se me lo promuovi faccio che dare priorità a questo, magari stasera lo inizio 😉 Cheers!

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