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Bird Box e l’umanità che non si salva

Bird Box

Nel paese dei ciechi anche un orbo è re

Bird Box

 

No, scusate, ho scelto la citazione sbagliata. Nel paese di Bird Box è proprio il cieco ad essere re! Ma andiamo con ordine.

Proprio alla fine del 2018 è uscito su Netflix Bird Box, pellicola che non ha ricevuto inizialmente grosso hype ma che col passaparola si è conquistata un discreto pubblico, finendo per risultare uno dei film più visti sulla piattaforma di streaming più nota che ci sia. Protagonista di Bird Box è Sandra Bullock, che interpreta una artista appena uscita da una relazione che le ha lasciato come ricordino una gravidanza non esattamente desiderata. Sandra proprio non sembra riuscire a trovare il feeling giusto con la creatura che le sta crescendo dentro il pancione, la sorella Sarah Paulson vorrebbe aiutarla e scuoterla un po’ ma non fa in tempo quasi a provarci che BOOM, APOCALISSE! Le persone in tutto il mondo impazziscono e compiono suicidi di massa, questo perché sulla Terra è arrivato qualcosa. Qualcosa che non si può ben definire, perché in realtà non si vede. O meglio, è invisibile ma in qualche modo compare nello spettro visivo delle persone. E non si deve vedere! Altrimenti si va fuori di testa. È un orrore indescrivibile, la rappresentazione della più grande paura della persona, una cosa che una mente sana non può sostenere. E che una mente malata potrebbe trovare irresistibile.

In realtà il mondo non finisce proprio subito, perché ci sono due modi per sfuggire almeno temporaneamente a questo orrore. Il primo, banalmente, è tapparsi gli occhi. Occhio non vede, mostro non duole. Una bella benda davanti agli occhi è sufficiente a sfuggire alla follia suicida (occhio a non inciampare però). Il secondo sistema è chiudersi in casa e abbassare tutte le tapparelle. Perché l’orrore sa attraversare mari e foreste, deserti e montagne, ma proprio non può oltrepassare una porta chiusa. Sono le regole.

Sandrona impara queste regole (tra le altre cose impara anche ad usare una scatole con dentro degli uccelini come segnale d’allarme per capire se l’orrore è vicino – ecco il perché del titolo) a proprie spese, con l’aiuto di una serie di personaggi che si trovano con lei assediati dentro una casa, a tentare di ottenere del cibo, riuscire a muoversi, sfuggire alla morte e insomma in qualche modo sopravvivere. Tutto questo viene narrato in una serie infinita di flashback, visto che il presente di Bird Box ci presenta la protagonista insieme a un bambino e una bambina che bendati navigano in una barchetta poco stabile su un fiume non esattamente tranquilla. Andando verso qualcosa che potrebbe anche essere la salvezza.

Bird Box

Finchè la barca va…

 

Non voglio stare a sindacare troppo sul fatto che affrontare in barca un fiume con tanto di rapide bendati mi sembra una pessima idea… anche perché chissà, in un mondo post-apocalittico potrei pensarla diversamente. Bird Box in qualche modo funziona, soprattutto nella parte d’assedio, con ottimi attori (c’è pure John Malkovich) perfettamente caratterizzati e un’atmosfera di fine imminente. Funziona un po’ meno nel girovagare di Sandra e bambini tra boschi e fiume perché la regista, Susanne Bier (premio Oscar come miglior film straniero nel 2011 per In un mondo migliore, ma anche regista dell’ottima miniserie The Night Manager) , non mi sembra perfettamente a suo agio quando l’orrore deve scendere in campo direttamente. Molto meglio quando rimane fuori, dietro la porta, e si può scavare negli animi delle persone. Quelle sane, almeno. Ma comunque Bird Box è un film più che discreto, sicuramente sopra la media delle produzioni originali Netflix, è riuscito a tenere alta la mia attenzione per due ore e ha momenti davvero coinvolgenti. Ve lo consiglio.

Ma vorrei anche aggiungere tre cose.

La prima è che è bizzarro che nell’ultimo periodo sia uscita una serie di film horror/apocalittici che si concentrano sulla privazione di un senso per garantirsi la sopravvivenza. Penso a A Quiet Place ovviamente, ma in qualche modo anche a Man in the Dark. Bird Box è tratto da un romanzo di Josh Malerman del 2014 che in ambienti cinematografici circolava anche da prima dell’uscita (e che pare sia davvero bello, e con un finale diverso – compratelo cliccando qui!), quindi è davvero un caso… ma un caso interessante.

La seconda è che questa idea quasi lovecraftiana di un orrore talmente grande da non poter essere accettato dalla mente umana l’ho sfruttata pure io, in maniera molto diversa, nel racconto “La sentinella contro le cose brutte”, contenuto nella mia raccolta Storie di romanticismo, creature orribili e MOSTRI GIGANTI. Sì, mi sto facendo pubblicità! Compratela! Chissà, potrebbero trarne il prossimo film di Netflix (il racconto, lo confesso, è il mio preferito insieme a Mostri a Venezia).

La terza è che questo film è riuscito a diventare virale soprattutto in America, dove una serie di coglionazzi ha cominciato a girare video in cui provano a fare tutta una serie di cose completamente bendati, imitando la nostra Sandrona. Ovviamente non sono mancati incidenti, ad esempio una diciassettene ha provocato un tamponamento a catena (per fortuna senza vittime) guidando bendata in autostrada. Ecco come un film su un’apocalisse (che potrebbe tranquillamente essere vista come un metaforone per altre apocalissi ben più attuali e reali) che sostiene che per salvarsi bisogna rimanere nascosti e senza essere visti viene distorto e parodiato per la ormai consueta ricerca della visibilità o di qualche mi piace su Instagram, anche a scapito della propria salute. Leggeteci quello che volete!

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6 thoughts on “Bird Box e l’umanità che non si salva”

  1. Il vero pregio di questo film è aver generato una serie di meme geniali, la “Birdbox challenge” invece è la prova che siamo destinati all’estinzione. I dinosauri se ne sono andati con molta più classe. Cheers!

  2. Ho visto alcune scervellate provare a salire sulla scala mobile con gli occhi bendati CONTROMANO. Ovviamente sono cadute subito.
    La madre dei bendati è sempre incinta.

  3. I Meme sui protagonisti di questo film abbondano su internet.
    A me interessa, ma la privazione della vista inquieta molto, non so se reggerei.
    Chissà se in qualche modo la regista si sia ispirata a Cecità di Saramago ed al Giorno dei Trifidi.

  4. L’idea generale mi fa venire in mente La morte viola, di Meyrink: c’è una parola, sentita la quale si diventa cenere viola. La parola viene custodita da un ordine di monaci sordi, ma qualcuno la apprende e la pronuncia… 😛

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