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Must be the season of The Witch, yeah!

The Witch Poster

Ci sono horror, come The Boy, che devono ricorrere a tutti i trucchi del mestiere per strapparci qualche spavento. Ci possono strappare un urletto di sorpresa, far battere il nostro cuore più velocemente, anche divertirci, per carità, ma sono popcorn horror destinati a svanire lentamente nella nostra memoria, una volta che il film è finito. E poi ci sono horror come The Witch.

The Witch (graficamente reso come The VVitch) è l’esordio cinematografico di Robert Eggers, uno che finora si è guadagnato il pane come artista grafico e production designer e che sembra avere una passione per il gotico classico, visto che nel suo curriculum figuravano prima di questo film solo due cortometraggi, uno sul Cuore Rivelatore di Edgar Allan Poe e l’altro su Hansel & Gretel. La sua pagina personale è completamente nera, e sotto Drawings & Graphic Designs ci mostra solo un disegno ispirato a Nosferatu, il cui remake si vocifera essere il suo prossimo progetto. Niente gore, niente serial killer che si nascondono dietro una maschera, niente belle ragazze poppute che scappano. Anche The Witch non viene lanciato con lo strillo “DAI PRODUTTORI DI TERROR.ORG”, ma con il ben più sobrio “A New-England Folktale”.

The Witch Poster

Siamo nel diciassettesimo secolo: una famiglia trasferitasi nel New England è costretta a lasciare il villaggio per divergenze religiose e si trasferisce, solitaria, in una nuova fattoria ai confini esterni della civiltà. La vita è dura, il grano non cresce, il cibo scarseggia ma la famiglia cerca di restare unita, anche quando Samuel, il figlio più giovane, scompare misteriosamente svanendo nel nulla mentre la figlia più grande, Thomasin, gli sta facendo bubusettete.

The Witch

The Witch è la storia di questa famiglia, ma è molte storie insieme.

E’ una madre che cerca di superare il proprio terribile lutto.

E’ un padre che prova a tenere insieme la famiglia con tutto l’amore e il sacrificio di cui dispone.

Sono i due figli piccoli, gemelli, che si integrano in questa nuova realtà selvaggia chiudendosi tra di loro e giocando con il caprone nero, Black Phillip.

E’ la figlia grande, Thomasin, che sta crescendo, vive la sua pubertà e con essa i cambiamenti che pervadono il suo corpo e la sua anima. Cambiamenti che sembrano farla apparire talvolta come un’estranea agli occhi dei suoi familiari.

The Witch

Robert Eggers non prende in giro il suo spettatore, mostra quello che gli occhi dei suoi protagonisti vedono, fa udire quello che sentono (ci mette anche una bella, semplice e straniante colonna sonora) e non ci offre risposte banali o rivelazioni scontate. Neppure alla fine del film, che ha fatto molto discutere.

Poi ovviamente c’è la strega. Perché tra i boschi, quando i campi marciscono e i bimbi scompaiono, c’è sempre una strega a cui dare la colpa.

The Witch

The Witch ci regala una visione del terrore che potrebbe apparire fuori moda, presa com’è più dai fratelli Grimm che da Paranormal Activity, ma è una paura atavica che ti cresce dentro e che si annida nei tuoi pensieri, è l’angoscia che ti fa interrogare su quanto ti circonda, è la sensazione terribile che ci sia qualcosa che ti sfugge, qualcosa che forse non potrai mai afferrare appieno…

Molti critici hanno visto The Witch come una metafora del coming of age, visto che la protagonista (è Thomasin la protagonista? Probabilmente, non lo so) sta diventando donna e il sospetto nasce anche da questo, da una sessualità negata che spinge per essere affrontata. Altri hanno definito il film “dalla parte del male”, e se e quando lo vedrete capirete perché (non spoilero), ma non mi trovo d’accordo neppure con questa definizione. Forse The Witch è principalmente un film che parla dell’angoscia, ed alla fine ci si può chiedere se sia l’angoscia a richiamare il male, o il male a generare l’angoscia. E ci si può chiedere anche cosa sia il male, e cosa voglia davvero.

The Witch

Quante domande. Insomma, guardatelo e basta. The Witch ha protagonisti bravissimi (Anya Taylor-Joy e il bimbo Harvey Scrimshaw su tutti), un regista che sa cosa fa e non a caso è stato premiato a Sundance, una storia nera ed evocativa, una fotografia tutta grigia, splendida ed estremamente significativa, una ottima colonna sonora… ha tutto quello che serve. Sa usare il sangue, ma le inquietudini più grandi le genere mostrandoci primi piani di caproni o conigli. E’ un film lento, completamente parlato in un inglese che può apparirci ridicolo (e ci vuole grande talento per evitare qualsiasi sospetto di ridicolo), un film che non ci da risposte immediate e che sovente pare impenetrabile. Per lo spirito che lo anima, in parte mi ha ricordato Kill List. Impenetrabile, e imperdibile.

Voto: ****

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