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Orange is the new black – quarta stagione

La parola più ripetuta all’interno della quarta stagione di Orange is the new black è sicuramente “time”: tempo.

[attenzione, la recensione conterrà dei piccoli spoiler]

orange is the new black

I libri restano sempre un elemento importante nella serie

Il tempo che le detenute devono passare nella prigione di Litchfield, il tempo (3-5 anni) che viene aggiunto alla sentenza di Maria, la macchina del tempo costruita da Lolly, con la quale ognuna delle detenute ha un rapporto diverso, la domanda ricorrente “dove andresti se potessi tornare indietro nel tempo?” e le tante risposte che essa riceve, il tempo all’interno del carcere che cambia le persone, in meglio o in peggio, il tempo che Bianca riesce a passare in piedi sopra il tavolo della mensa, il senso del tempo che sfugge a chi, come Sophia, è in isolamento, i rimpianti, i rimorsi… fino al pre-finale in cui la macchina del tempo viene simbolicamente distrutta.

Il tempo è sempre stato elemento fondamentale di Orange is the new black, con il suo continuo alternarsi di racconto del presente e flashback del passato delle detenute e dei secondini, della storia che le ha portate a finire nel carcere di minima sicurezza. Ma mai come quest’anno è stato così centrale. Anche la serie stessa risente decisamente degli effetti del tempo, visto come sta cambiando nel corso degli anni.

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All’inizio era la storia di Piper Chapman (Taylor Schilling), una detenuta WASP (bianca, anglosassone, protestante… e aggiungerei di buona famiglia) condannata per riciclaggio di denaro sporco a trascorrere quindici mesi nella prigione di minima sicurezza di Litchfield. L’incontro/scontro tra la sua cultura personale e la vasta umanità del carcere era il senso della prima serie. Ma piano piano Orange is the new black è divenuto racconto sempre più corale, e nella quarta stagione ci sono episodi in cui Piper quasi non viene nominata.

Sebbene resti un’importante motore attorno al quale la storia gira ancora, potremmo dire che la protagonista non è più lei. Continua la trama del traffico di mutandine usate inaugurata nella terza stagione, continuano gli alti e bassi nella relazione con Alex (Laura Prepon) e continua anche la spirale negativa che l’ha presto portata ad essere probabilmente il personaggio peggiore della serie, quello con cui è più difficile avere un legame emotivo. Le trame che la vedono protagonista sono sempre più messe in secondo piano, anche perché sono effettivamente le meno interessanti, quasi una zavorra per il resto della serie. Non è un caso che la storia delle mutandine sia nel corso di questa stagione quasi abbandonata in silenzio.

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Nel suo complesso la quarta stagione di Orange is the new black si è rivelata una delusione. Non fraintendetemi, l’ho comunque guardata con piacere e ho divorato rapidissimamente tutti e tredici gli episodi, ma mai come quest’anno ha risentito di alcuni (troppi) problemi.

Piper in primis, un personaggio di cui la serie potrebbe fare a meno e continuare lo stesso.

L’introduzione di un sacco di nuovi personaggi, pochissimi dei quali riescono però ad avere un ruolo effettivo nella stagione. E anche alcuni di quelli che riescono ad avercelo (penso a Judy King o a Piscatella) risultano già vecchi in partenza, banali, sovracaratterizzati o non caratterizzati affatto.

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La mancanza per lungo tempo di elementi che sono stati fondamentali al successo di OITNB, come Sophia e Nicky.

Meno sesso e meno tette (oh, cosa volete?).

Sostanzialmente tutta la storia del passaggio della prigione sotto l’egida dell’MCC è un po’ pesante, difficile da accettare forse perché la vedo da un’ottica ovviamente italiana. L’idea delle prigioni private sulle quali lucrare è assolutamente aliena alla mia mentalità, forse negli USA dove il problema è vero, serio e discusso la cosa è diversa, ma a me personaggi come Linda o come tutti gli uomini della MCC chiamati a risolvere i problemi (diciamo così) sembrano eccessivi e quasi macchiettistici. Il lento logoramento al quale è sottoposto Caputo prima di esplodere è innecessario per un personaggio come è sempre stato il suo.

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Ci sono anche lati positivi (la storia di Healy ad esempio, che ha sempre più sfaccettature… i personaggi di Soso e Poussey, Pennsatucky e Charlie, Luschek, la Morello che non riesce a non ricadere nei suoi errori passati, anche tutta la storia di Bailey prima del finale che… senza spoiler, non mi è piaciuto affatto), ma nel suo complesso trovo (spero) questa quarta una stagione di passaggio in Orange is the New Black, una ricerca di nuovi protagonisti e di una migliore messa a fuoco dei vecchi. Credo che nella quinta (la serie è stata già rinnovata fino alla settima!) si dovrebbe cercare di parlare di nuovo di prospettive future, altri personaggi dovrebbero concludere il loro tempo (time!) in prigione e soprattutto questa storia dell’MCC dovrebbe finire. Alcuni personaggi un po’ ignorati questa stagione dovrebbero ritrovare la loro centralità. E dovrebbero tornare più tette, le tette piacciono a tutti.

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RIVOGLIAMO STELLA CARLIN!

Visto l’ultimo episodio, potrei essere accontentato o invece le cose potrebbero andare in senso completamente diverso. Chissà. L’incertezza, comunque, è bella 🙂

Voto: ** 1/2

3 thoughts on “Orange is the new black – quarta stagione”

  1. Mi spiace che non ti sia piaciuta, per altro ne parlo anche dalla mie parti oggi, qua la mano! 😉 Su una cosa siamo molto d’accordo però il calo di numero di tette è preoccupante!! 😉 Cheers!

  2. Non è che non mi è piaciuta, 2 stelle e mezzo è comunque un 6 e mezzo abbondante nel mio metodo di valutazione, ma quest’anno mi sono veramente piaciute solo le ultime 4 puntate 🙁

  3. A me è piaciuta parecchio dal punto di vista di significato e di svolta che ha preso! Sicuramente ci sono tante cose che potevano essere fatte meglio, ad esempio equilibrare meglio le varie sottotrame e far si che non ci fossero mai delle puntate, come hai detto tu, in cui alcuni personaggi importanti non compaiono affatto. Piper mi è sempre stata sulle palle, per questo ho apprezzato questa serie! 😀 Il personaggio che mi è meno piaciuto invece, e che mi piaceva nelle precedenti, è Nicky: mi è sembrato ostentato e rifritto.
    Curiosità: la serie è interessante anche dal punto di vista della fotografia cinematografica infatti, proprio come recita il titolo, è stato utilizzato un filtro colore arancio che si nota dalla tonalità della pelle dei personaggi.

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