fbpx
logo

The Invitation: il vino è ottimo!

The Invitation

E se con The Invitation Karyn Kusama finalmente ce l’avesse fatta? Quando nel 2000 uscì Girlfight (film che ha lanciato la carriera di una dura mica da ridere come Michelle Rodriguez) molti gridarono al miracolo: un film duro, violento ma allo stesso tempo sempre con al centro un’idea di donna non banale. Venne premiato al Sundance e per la regista venne pronosticato un futuro più che roseo.

The Invitation

La Paramount le propose di dirigere AEon Flux, tratto dalla serie animata di successo di MTV, con un budget che era oltre cinquanta volte quello del suo esordio ed una protagonista gnocca come Charlize Theron. Il risultato… meglio dimenticarselo. Ci si era dimenticati che la Kusama aveva appena 27 anni all’uscita di Girlfight, aveva prodotto il suo film in totale autonomia e la sua esperienza nel relazionarsi con le major era pari a zero. L’AEon Flux che avrebbe voluto era un “art movie dal sapore orientale”, lento ed elegante. Quando la Paramount vide il girato si mise le mani nei capelli e rimandò la Kusama a casa in tutta fretta: vennero tagliati quasi trenta minuti e tutto il resto venne rimontato. Il risultato è un film di merda, confusionario, con qualche bella scena nel mezzo. La Kusama ha dichiarato che quella era la prima ed ultima volta che accettava di lavorare ad un film senza “final cut”.

Passarono altri quattro anni e fu il turno di Jennifer’s Body. E anche qui, sperammo tutti nel capolavoro. C’era una regista di grande talento che doveva ritrovarsi, c’era la sceneggiatura di Diablo Cody reduce dal megasuccesso di Juno, c’era Megan Fox. Impossibile sbagliare, giusto?

Sbagliato.

E per gli stessi tre motivi!

La regista di grande talento che doveva ritrovarsi si perse nella sua condizione, indecisa se seguire la strada che l’aveva portata all’attenzione dei critici con Girlfight (un altro film tutto al femminile) o cercare una via più commerciale e facile, per un film che poteva attrarre l’attenzione di giovani e giovanissimi.

Diablo Cody alla sceneggiatura tirò fuori un film che doveva essere tuttaltro ma che venne schiacciato dal peso di dover risultare un nuovo Juno.

Megan Fox… tutti si concentrarono sul suo culo e nessuno cercò di capire se poteva esserci un film intorno.

Spoiler: non c'era

Spoiler: non c’era

La combinazione di questi tre elementi (soprattutto il terzo) portò il film a un relativo successo al botteghino, ma niente confronto a quelle che erano le aspettative. E così passarono altri sei anni, durante i quali la Kusama non ha fatto praticamente niente, limitandosi a lavorare in silenzio col marito sceneggiatore in attesa del suo ritorno. Che è arrivato a fine 2015 con The Invitation.

The Invitation è un piccolo film. Un’unica location (una villa sulle colline sopra Los Angeles), pochi attori ma bravi, una trama che al 75% è composta di chiacchiere e da una tensione emotiva che lentamente sale. Will, con la nuova fidanzata Kira, è stato invitato dalla ex moglie Eden e dal nuovo marito a una festa nella sua villa, un’occasione per rivedere i vecchi amici che non si riunivano da anni. Will e Eden avevano divorziato dopo che il loro figlio era morto in un incidente, la tensione accumulata durante il lutto era troppa e il loro matrimonio non era finito bene… La serata comincia, il vino è ottimo ma c’è qualcosa che non torna, qualche dettaglio storto… perché Choi non è arrivato? Perché David, il nuovo marito di Eden, chiude a chiave tutte le porte? Perché sono stati invitati anche due completi estranei? Perché la serata comincia a somigliare ad un tentativo di reclutamento in un culto?

The Invitation

Il nuovo film della Kusama è estremamente diverso dal suo esordio Girlfight: è piccolo, ristretto, ha un protagonista imbarazzato, attori inquadrati quasi sempre in primissimo piano. E’ un film dove in definitiva per tre quarti del tempo non succede niente, solo chiacchiere. Chiacchiere e tensione che sale. Ma in qualche modo si vede che la regista è la stessa, perché anche questo è un film di emotività che fa fatica a venir fuori, di protagonisti costretti a fare i conti con qualcosa che vive al loro interno e che non può essere nascosto. In Girlfight Michelle Rodriguez doveva sfogare la propria aggressività e la propria rabbia repressa, qui Will e Eden devono affrontare un lutto impossibile. E lo fanno, in modo estremamente diverso. Will cerca di recuperare una vita normale con una nuova fidanzata, ma dentro di sé soffre ancora indicibilmente. Eden sembra aver recuperato e dopo aver anche tentato il suicidio ora sembra tornata ad uno stato di apparente equilibrio. Apparente…

The Invitation

Lo sguardo della Kusama è misurato, bilanciato, gioca sul sottile filo che separa la prudenza dalla paranoia, non pretende di stupire lo spettatore con chissà quali trovate ma lo mette (mi ha messo) di fronte a un’angoscia crescente, sempre più palpabile, a una tensione che in ogni momento sembra poter esplodere, che rendono i tanti minuti di chiacchiere (e silenzi, e ricordi) in cui non succede niente mai noiosi. The Invitation è un classico film dove è l’atmosfera a farla da padrone. Fino al finale che appunto non è sorprendente, ma in qualche modo è necessario.

The Invitation

The Invitation non è un grandissimo film, anche se è apparso in molte classifiche dei migliori horror (io lo definirei più un thriller, ma…) del 2015, ma è un film sicuramente consigliato, con ottimi attori (voglio citare John Carroll Lynch, che è sempre bravissimo in parti piccolissime e nessuno lo nota mai) e una trama che conquista. Ed è un ritorno per la Kusama, che finalmente, quando ormai non ci credevo quasi più, potrebbe avercela fatta. La strada da percorrere è questa, ora la aspettiamo al prossimo film.

Voto: ***

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.