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Hold the Dark

 

Quando leggo “Netflix Original Movie” di solito mi preparo al peggio, ma devo ammettere quantomeno che la piattaforma di streaming più potente del globo ultimamente sta reclutando dei nomi interessanti per la propria scuderia di registi. Da questo punto di vista Ottobre è un mese davvero niente male: sono appena usciti Errementari di Paul Urkijo Alijo (debuttante, ma con la spinta non trascurabile di Alex de la Iglesia), Apostle di Gareth Evans e La Notte su di noi di Timo Tjahjanto, il regista di Headshot. Oltre ovviamente a questo Hold the Dark, di Jeremy Saulnier.

 

Se il nome non vi dice niente, ripartite dai suoi ultimi due, bellissimi film: Green Room e Blue Ruin. Pare sia splendido anche il primo Murder Party, ma ancora mi manca. Con queste premesse e un cast interessante che comprende il Jeffrey Wright di Westworld come protagonista, Alexander Skarsgård, Riley Keough, e l’attore feticcio di Saulnier, Macon Blair (anche sceneggiatore), capirete che l’interesse da parte mia era altissimo, anche per vedere Saulnier alle prese con un tipo di cinema completamente diverso da quello dei suoi primi film.

Hold the Dark è tratto dal romanzo omonimo di William Girardi, e ci porta nell’Alaska più selvaggia, dove il rapporto con la natura è ancora fortissimo e persino l’elettricità è arrivata da poco. Il naturalista in pensione Russell Core, esperto di comportamento dei lupi, viene chiamato da una giovane donna che gli dice che il figlio è scomparso, rapito da un branco di lupi che avrebbe già fatto la stessa cosa anche in precedenza. Io già mi immaginavo una specie di 30 Giorni di Buio con i lupi al posto dei vampiri, ma è ben presto evidente che le cose andranno in maniera completamente diversa… 

 

Il film ha tanti ingredienti giusti al posto giusto. In primis un casting con tante facce perfette per il ruolo: Jeffrey Wright naturalista stanco che sente il peso degli eventi, Skarsgard reduce dall’Afghanistan segnato dalla guerra, ma in maniera diversa da come ci potremmo aspettare, Julian Black Antelope perfetto uomo dell’estremo nord, James Badge Dale credibile e umanissimo capo della polizia ma anche tante facce azzeccate in ruoli di contorno. Poi un regista, Saulnier, che sa girare in maniera tecnicamente eccellente ma anche personale e coraggiosa, e che in alcune scene ha una mano riconoscibilissima; una vicenda intrigante e ricca di spunti; un ambiente naturale talmente bello che non può che ritagliarsi un ruolo da protagonista.

Saulnier deve essersi davvero innamorato delle foreste del nord. Il film non è in realtà stato girato in Alaska, ma in Canada… il risultato però non cambia poi molto: freddo, neve, foreste, un ambiente che costringe l’uomo ad adattarsi a lui e in qualche modo regredire ad uno stato più primitivo, più animale. Questo amore si vede nelle lunghe sequenze panoramiche, nell’attenzione a molti dettagli, nella volontà evidente di prendersi tutto il tempo necessario, di far respirare gli eventi, di offrir loro uno sfondo che li condizioni necessariamente e li giustifichi.

 

Un fascino vero e bello… che però non ha giovato troppo alla narrazione. Un film come Hold the Dark avrebbe necessitato di una sceneggiatura perfetta, con dialoghi efficaci ed estremamente significativi. L’adattamento del romanzo però non è riuscito al 100%. In alcuni momenti ho avuto l’impressione che Blair e Saulnier avessero avuto l’intenzione di fare di alcune scene e soprattutto dialoghi delle fondamenta importanti su cui costruire il prosieguo della pellicola. Parole come pietre… che però spesso si dimostrano traballanti. Spesso ho avvertito un senso di pesantezza e didascalismo che mi hanno fatto sbuffare.

Le volte che funziona, il gioco funziona davvero. Come nella lunga sparatoria centrale che ha risvegliato decisamente il mio interesse, preceduta da un dialogo di altissimo livello. Lì davvero ho visto un Saulnier al meglio delle sue possibilità, e mi sono raddrizzato sulla poltrona pregustando un finale col botto. Che però non è arrivato… La seconda parte del film ripete quanto già visto con la prima: un incedere amaro, momenti di misticismo glaciale, qualche scena buona intervallata da troppi momenti lenti.

Hold the Dark non è un pessimo film e non si merita di entrare a far parte della rubrica citata a inizio articolo, ma è sicuramente un’occasione mancata. Saulnier è stato chiamato a dirigere due episodi fondamentali della prossima stagione di True Detective, quindi spero che il riscatto per lui possa essere imminente… un piccolo passo falso potrà anche fargli bene per il futuro. La fiducia in lui è immutata, ma per la sua quarta fatica il pollice è medio.

2 thoughts on “Hold the Dark”

  1. D’accordissimo su tutta la linea, non sapevo che Saulnier sarà coinvolto nella nuova stagione di “True Detective”, dita incrociate per lui e per la serie, e aggiungerei pure per noi, causa poco tempo sto guardando “Apostolo” (sono circa a metà) poi mi getterò su “La Notte su di noi” e mi sfiziava pure “Errementari”, insomma ottobre è un film pieno di uscite, anche su Netflix, spero che questo “Hold the dark” sarà l’unica delusione. Cheers!

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