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Solo, mangiando un panino in due – io e Chewbe

Solo: a Star Wars Story

SOLO: A STAR WARS STORY

Regia di Ron Howard

Con Alden Ehrenreich, Woody Harrelson, Emilia Clarke, Donald Glover, Thandie Newton
Titolo originale: Solo: a Star Wars Story
Genere: Star Wars senza spade laser
USA, 2018
Durata: 135 minuti

Il famoso paradosso del fan¹ dice che è proprio l’appassionato più assoluto la persona più difficile da accontentare. Se gli dai tutto quello che si aspetta si lamenterà perché l’offerta è troppo banale, se lo sorprendi dirà che hai tradito il mito, se provi una strada intermedia sosterrà che questa non è né carne né pesce. I nuovi film dell’universo di Star Wars sono l’esempio più lampante di questo paradigma, visto che mentre il pubblico normale ha gradito accorrendo in massa al botteghino per incassi altissimi, i fan hanno rotto il cazzo fin da subito dicendo che il primo era troppo uguale a Guerre Stellari e il secondo ha tradito lo spirito della serie. L’unico modo per accontentarli (più o meno) è stato volgere lo sguardo lateralmente, lasciar perdere la forza, parlare di uomini e ritrovare per un istante vecchi amici. Sì, sto parlando del primo spin-off collaterale, Rogue One.

…che poi è anche il mio preferito tra i nuovi Star Wars. Anche se li ho apprezzati per motivi molto diversi tutti e tre. E segnatevi da una parte le parole “per motivi molto diversi”, che ci torniamo più tardi. Parliamo di Solo, adesso.

Avevate capito la citazione del titolo, no? Eddai!²

Solo: a Star Wars Story

Solo è la cosa più difficile che la Disney poteva tirar fuori dal suo cilindro delle idee per nuovi film di Star Wars. Han Solo è uno dei personaggi più amati della serie perché è di gran lunga il più carismatico, e questo carisma deriva in gran parte dal suo interprete originale: Harrison Ford. Han Solo è un cinico guascone con mezzo sorriso sempre sulle labbra, uno sempre convinto di potersela cavare in qualsiasi situazione, uno che ha mille storie da raccontare. Ed è anche comprensibile che la Disney abbia voluto raccontare con questo film alcune di queste storie. Non è spoiler se vi dico quali, vero? Il suo incontro con Chewbacca, con Calrissian, come è entrato in possesso del Millennium Falcon… È comprensibile perché questi sono i momenti su cui tutti i fan della serie hanno prodotto più elucubrazioni, sono le curiosità che ognuno avrebbe voluto soddisfare. Ma il fascino di Han Solo derivava anche dal non sapere nulla di queste storie, nel sottotesto epico che ognuno avrebbe potuto immaginarsi. Il fascino del non detto. Con l’occhio del fan, guardare dipanarsi la trama di Solo è un continuo pensare “ah ecco come è andata! Però immaginavo qualcosa di più…”

Solo: a Star Wars Story

Ad esempio: più scollature!

La colpa, come era lecito aspettarsi, è in gran parte del protagonista. Infinite polemiche hanno accompagnato tutta la lavorazione del film, con voci che si rincorrevano sulla sua inadeguatezza e sulla necessità della produzione di afffiancargli un acting coach per entrare nella parte. Ho avuto molto dubbi sulla veridicità di queste voci, perché al di la del nome impossibile da scrivere, Alden Ehrenreich³ aveva dimostrato ad esempio in Ave, Cesare un discreto talento e una attitudine che in qualche modo avrebbe potuto dar vita a un buon Han Solo. Dopo la visione, devo dire che Ahracoso non recita male, ma capisco la necessità di aiutarlo a trovare il personaggio. Il problema è che gli chiedono di fare Harrison Ford. E non si trova facilmente un nuovo Harrison Ford, altrimenti avremmo avuto altri dodici film con dei diversi Indiana Jones.

Stessa cosa si può dire per la regia. Il licenziamento a riprese abbondantemente iniziate dei registi Chris Miller e Phil Lord, le due menti dietro il mio amato Lego Movie, parlavano di un panico della produzione di fronte alla possibilità di cambiare troppo. L’arrivo di Ron Howard ha tranquillizzato tutti perché Ron è il perfetto company man, fa esattamente ciò che la produzione gli chiede e lo fa al meglio. Ron Howard dipende molto dalla sceneggiatura che si trova davanti: quando questa è solida tira fuori dei film imperdibili, quando scricchiola provoca sbadigli. Il problema principale di Solo: A Star Wars Story è che resta in mezzo a questo guado.

Solo

Una cosa di cui gli appassionati devono assolutamente rendersi conto è che il mercato è cambiato, e per sopravvivere (e vincere) a fronte di questo cambiamento è necessario inseguire mercati diversi. Star Wars non è solo una serie di film, è un universo che la Disney ha pagato carissimo, e che dovrà cercare di sfruttare in ogni modo possibile. Questo vuol dire che nei prossimi anni (e con il moltiplicarsi dei progetti in corso d’opera) avremo il film di Star Wars per ragazzi e quello per adulti, quello per vecchi nostalgici e quello per bambini, quello al femminile e quello per Wookie. E questo vuol dire soprattutto che non è detto che i nuovi film di Star Wars debbano piacervi tutti, o che siano un tradimento per una serie che – lo ricordiamo – non ha una storia esente da cappelle giganti e sfruttamento esasperato del merchandising.

Due parole sul film, che dopotutto questa dovrebbe essere una recensione. Solo: a Star Wars Story parte malino, ha una prima parte pigra e si gioca piuttosto male alcune cartucce che avrebbe dovuto spararsi meglio (Il primo incontro così sottotono con Chewbacca grida vendetta). Nella parte centrale si riprende alla grande, diverte e ha anche alcune scene spettacolari, grazie soprattutto all’ingresso in scena di nuovi personaggi che si mangiano gli altri: non vorrete mica mettere Donald Glover e Woody Harrelson con Emilia Clarke? La povera Daenerys Targaryen ha un bel visino e tutto quanto, ma mi trovo a un passo dal definirla con termini reneferrettiani. Qui deve portarsi sulle spalle il peso di buona parte del film e con una sola espressione non è facile, poverina. Il finale è più banale, fin proprio alle ultime scene dove si esclama “però” e viene voglia di guardare un seguito.

Solo

Lo so, sembrava una stroncatura e sto tirando fuori una serie di commenti positivi. Ma in fondo è così: io mi sono divertito a guardare il film, e sono convinto che se anziché Solo: a Star Wars Story si fosse chiamato Avventure nello Spazio avrebbe ricevuto più applausi. Perché in fondo fa molte cose bene, emoziona in un paio di momenti (è bello vedere Han per la prima volta ai comandi del Millennium Falcon!), risponde a molte domande e riesce anche nell’impresa non indifferente di trovare una soluzione intelligente all’errore di Lucas dei Parsec come unità di tempo. Il problema è che ho l’impressione che tra due mesi ce lo saremo scordato tutti. O forse i ragazzini, che sono il target principale dell’opera, l’avranno adorato e noi vecchi dovremo stare zitti e accettare di essere stati superati. In fondo sarebbe giusto così.

Comunque, sempre meglio della trilogia prequel, non dimentichiamocelo!

P.S. Mi è piaciuto molto il suo personaggio. Davvero tanto

Ah, non era lei?

 

1- Me lo sono inventato adesso
2- Se fossi stato un blogger serio avrei fatto una recensione cantata, ma per fortuna vostra non lo sono
3- Detto Amici Ahrararah

4 thoughts on “Solo, mangiando un panino in due – io e Chewbe”

  1. Oh per fortuna! Non sono l’unico che pensa a Celentano ogni volta che legge il titolo di questo film 😉 Ho il post in rampa di lancio, comunque la droide mi ha fatto rimpiangere quella di Balle Spaziali, almeno quella faceva ridere 😉 Cheers

  2. Sansa Stark??? Che cavolo stai dicendo Willis! 😀 Lei è la famosissima nana ciglio parrucca (copyright Doctor Manhattan) ovvero Daenerys Targaryen! Comunque a me il film ha abbastanza divertito, mia moglie si è fatta due palle tante, vedi nostra recensione..e Alden io l’ho soprannominato “guardo su google”.. certo che una volta gli attori almeno si semplificavano i nomi!

  3. Piaciuto, anche se non eccessivamente. E’ un film pieno di difetti e li mostra tutti, Lando Calrissian è l’unico personaggio veramente riuscito, Han Solo senza infamia e senza lode, Qi’ra che non ho capito a cosa sia servita e il collegamento con la saga principale che è una roba forzata all’inverosimile.

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