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Sulla mia pelle

Il caso della morte di Stefano Cucchi tiene banco da anni, e ogni persona anche solo vagamente titolata per parlarne ha espresso la sua opinione a riguardo. La verità a riguardo sta uscendo fuori, un pezzettino alla volta, e a renderla ufficiale speriamo provveda presto qualche tribunale. Certo è che si tratta di una vicenda drammatica e raccapricciante, perché morire di botte e disidratazione è inconcepibile, soprattutto nelle mani dello stato.

Il film di Alessio Cremonini coprodotto e distribuito da Netflix insieme a Lucky Red arriva nel momento giusto, e forse ha contribuito ancora di più a smuovere le coscienze di qualcuno. È stato anch’esso discusso, ha provocato polemiche di vario tipo, ha dimostrato in qualche modo che si può ancora fare cinema sociale, di denuncia, che l’arte può e deve occuparsi dell’attualità.

La mia opinione è che sarebbe lecito farlo anche a scapito del realismo; prendete ad esempio un film come il JFK di Oliver Stone… è stato ampiamente dibattuto come le tesi presentate come verità siano in realtà delle ipotesi perlopiù sconclusionate, ma lo stesso il film è servito a dar vita a nuove inchieste, nuovi studi, a riprendere in esame un periodo complesso nella storia americana e mondiale. Non c’è niente di male a immaginare una tesi e seguirla fino in fondo come fosse una sorta di what if… il cinema l’ha fatto più volte, anche in Italia, spesso con risultati straordinari. Prima di guardare Sulla mia pelle (ci ho messo un bel po’ a decidermi di trovare il coraggio dentro di me) pensavo che sarebbe stato un film così. Invece Alessio Cremonini è riuscito anche a sfuggire a queste possibili critiche, dando vita a un lavoro misurato e niente affatto agiografico, che presenta con intelligenza i sette giorni d’inferno trascorsi da Stefano Cucchi tra celle, ospedali e tribunali, fino alla sua morte.

È un film tutto sulle spalle del protagonista, Alessandro Borghi, uno che finora aveva brillato soprattutto in ruoli di contorno (come nell’ottimo Non Essere Cattivo) e che da tempo sembra pronto a divenire uno dei volti del cinema italiano. In Sulla mia Pelle offre una prova totale: recita con il volto e con il corpo, con gli occhi e con la voce. Fa impressione sentire la vera voce di Stefano Cucchi sui titoli di coda e rendersi conto quanto lavoro ci sia stato da parte sua dietro queste due ore di pellicola. È un onore e un peso. Davvero bravissimo nel trasfigurarsi sullo schermo, piccolo o grande

Sulla mia Pelle sfugge alle due principali critiche che si sarebbero potute muovere a un film simile. In primis non fa di Cucchi un santo: è uno spacciatore, un drogato, un bugiardo, uno che ha deluso la sua famiglia ogni volta che gli è stato possibile. Uno a cui si fatica a credere, uno dei tanti sconfitti della società. Uno che ha commesso tanti sbagli, anche in quei sette maledetti giorni. Sbagli a volte irrazionali, a volte motivati dalla paura o dall’orgoglio, scelte che avrebbero potuto salvarlo. Molti si sono girati dall’altra parte, ma più di una volta è stato lui a girarsi, a rifiutare il confronto o la denuncia. Il rapporto con la sorella Ilaria (la brava Jasmine Trinca) è chiaro risultato di questo costante ed estenuante tira e molla. Ma chiunque fosse Cucchi e qualunque fossero le sue colpe non meritava di finire così. E la sua famiglia (di nuovo: una famiglia normale, che ha commesso tanti errori) meritava di riprovare a tirarlo fuori dalla palude nella quale lui stesso si era cacciato.

Poi Sulla mia Pelle non sceglie la soluzione facile. Non fa vedere il pestaggio, non punta il dito su nessuno esplicitamente. È sempre Cucchi a farlo, qualche volta in maniera velata (“smetteremo di raccontare questa cazzata della caduta dalle scale quando le scale la smetteranno di menarci”), poi in maniera più diretta. Ma Cremonini sceglie il buio, sceglie un silenzio dolorose, sceglie uno stacco che copre i momenti più decisivi, che però avrebbero potuto essere presi come scusa per spostare l’attenzione su qualcosa di diversa.

Sulla mia Pelle non è un film che pretende di raccontare una verità assoluta, e bene fa Cassidy nella sua recensione a dire che dovremmo valutarlo come un lavoro di pura fantasia. Vuole raccontare una storia universale, di ingiustizia e di dolore. Oggi il protagonista è stato Stefano Cucchi, domani potrebbe essere una persona diversa, magari a voi vicina, magari un altro che nella sua vita ha preso tutte le decisioni sbagliate.

Non è un film perfetto, soprattutto quando Borghi/Cucchi non è al centro dello schermo. Alcune scene con protagonista la famiglia risentono di dialoghi un po’ didascalici e di un’impostazione quasi da fiction italiana. Difettucci forse inevitabili, ai quali è difficile sfuggire. Quando Borghi torna protagonista, però, è in grado di calamitare la nostra attenzione e di farci sentire il suo dolore. È un dolore che tutti dovremmo sentire, che ci fa male e ci fa bene. Vi invito a farlo.

7 thoughts on “Sulla mia pelle”

  1. Probabilmente è un caso, o magari no, ma dopo l’uscita del film sono venute fuori nuove rivelazione sul caso di Stefano Cucchi, penso che l’uscita di questo film abbia avuto in qualche modo la sua influenza, se davvero così fosse, aggiungiamo un’altra tacca alla cintura di Alessio Cremonini, che già azzeccando in pieno il modo migliore per raccontare questa storia, potrebbe avere un altro merito. Ti ringrazio per la citazione e per il tuo post, ci tenevo a sapere il tuo parere. Cheers!

    • Penso anche io che qualche influenza sia riuscito ad averla… e la trovo una cosa davvero bella, segno che la potenza di questo fantastico media è ancora immutata!

  2. Concordo con Cassidy qui sopra, sarà stato un caso ma dopo il film qualcuno ha deciso finalmente di parlare.. ben vengano questi film di denuncia

  3. Infatti è interessante aver mostrato Cucchi per quel che era, senza santificarlo dopo il martirio.
    Non era facile fare un film che si tenesse sul… vero, sulla linea della verità.

    Moz-

  4. Concorso su tutto, film che ho visto il giorno dell’uscita e che mi ha emozionato da morire.
    L’interpretazione di Borghi è un capolavoro!

  5. “Sulla Mia Pelle” è un film importante perché non fa sconti a nessuno e perché non ci tiene a santificare la figura di Cucchi.
    Concordo inoltre con chi mi ha preceduto, secondo me l’uscita del film ha convinto alcune delle persone coinvolte a parlare.

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