fbpx
logo

Tre Manifesti a Ebbing, Missouri

Tre Manifesti a Ebbing, Missouri

Dai dite la verità, dove avete nascosto i Coen? Ci devono essere per forza loro dietro un film come Tre Manifesti a Ebbing, Missouri. C’è veramente tanto del loro cinema qui dentro… nei dialoghi taglienti, nelle musiche di Carter Burwell, nelle atmosfere dell’America più profonda, nello sguardo amaro, pieno di dolore ma non privo di ironia di Frances McDormand. Ci si aspetterebbe di vedere i nomi dei due fratelli di St. Louis Park, Minnesota quando scorrono i titoli… e invece a scrivere e dirigere il tutto è Martin McDonagh, nato a Londra ma assolutamente irlandese, già regista dell’eccellente In Bruges e del discreto (ma un po’ confusionario e derivativo) 7 Psicopatici. Strano?

Tre Manifesti a Ebbing, Missouri

Siamo nel Missouri, e passando per una strada semideserta Mildred Hayes (Frances McDormand, in odore di Oscar) nota tre grandi spazi pubblicitari inutilizzati da chissà quanti anni, e ha un’idea. Va a noleggiarli, e fa affiggere su di essi tre giganteschi cartelloni rossi sui quali a caratteri cubitali neri è scritto

STUPRATA MENTRE MORIVA

E ANCORA NESSUN ARRESTO

COME MAI, SCERIFFO WILLOUGHBY?

Tre Manifesti a Ebbing, Missouri

Ad essere stata stuprata mentre moriva è la figlia di Mildred, Angela (Kathryn Newton), mentre lo sceriffo Willoughby è Woody Harrelson (che probabilmente non è in odore di Oscar, ma ne meriterebbe senz’altro uno), che ovviamente non la prende troppo bene. Sente di aver fatto tutto quello che poteva, o almeno quello che le leggi gli hanno consentito di fare, comprende il dolore straziante di una madre che ha subito una perdita inimmaginabile, ma non si sente responsabile. E inoltre conserva un segreto impossibile da celare davvero in una cittadina come quella: ha un cancro in fase terminale. Ed è amato dai cittadini, nonostante la polizia non abbia sempre avuto comportamenti proprio irreprensibili, soprattutto nella persona dell’agente Jason Dixon (Sam Rockwell… indovinate un po’? Bravi: in odore di Oscar!), non proprio sveglio, razzista, con problemi di alcool e un rapporto non proprio maturo con la vecchia madre, e legatissimo allo sceriffo visto come un mentore.

Tre Manifesti a Ebbing, Missouri

Mamma cosa ne pensi, mi sta trattando bene in questa recensione?

Con la trama mi fermo qui, perché sarebbe ingiusto proseguire. Ma voglio nominarvi alcuni altri grandi attori. Peter Dinklage è James, il nano del paese. E non è facile essere dei nani in un piccolo paese del Missouri, forse è persino peggio che a Westeros. Caleb Landry Jones è Red Welby, giovane titolare dell’impresa di pubblicità di Ebbing, che subisce delle ripercussioni per la sua scelta di affittare i cartelloni a Mildred. Lucas Hedges è Robbie, l’altro figlio di Mildred che vorrebbe andare avanti con la vita. E così via…

Basta leggere i nomi coinvolti per capire che Tre Manifesti a Ebbing, Missouri è un grande film di attori, e tanto mi aspettavo. Non mi aspettavo probabilmente che fosse anche un grande film punto. O almeno non così tanto. Il talento nella scrittora di Martin McDonagh è tale che è riuscito a farmi provare empatia per personaggi dei quali è davvero difficile dire cose positive: una madre accecata dall’odio che non sente ragioni e un poliziotto razzista, stupido e fuori forma.

Tre Manifesti a Ebbing, Missouri

Un cancro, una madre che mi accusa, un agente che fa solo danni… che mondo di merda!

È un film che non guarda in faccia a nessuno. Bordate alla chiesa? Check. Battute sui nani? Check. Uso disinvolto della parola che inizia con la N? Check. Nel modo di raccontare tutto questo, come dice giustamente Jean-Claude Van Gogh de I 400 Calci, è molto irlandese, e qui si torna alla domanda dell’inizio. È irlandese e anche estremamente americano perché Ebbing, Missouri, vive regole totalmente diverse da quelle, che ne so, di New York, Washington o anche St. Louis. Gli sguardi nei bar, le vendette covate a lungo, le liti senza peli sulla lingua e così via sono patrimonio comune dei paesi di tutto il mondo, e quella realtà McDonagh la conosce bene. Perché è la realtà umana, e quindi si può ridere in momenti drammatici, trovare qualcosa in comune con le persone peggiori, amare e odiare allo stesso tempo, provare dolore e cercare una redenzione. Tre Manifesti è cinema che ti entra dentro, come la vita.

Martin McDonagh Tre Manifesti

Voto: *****

Finito? Passate a leggere La Bara Volante, visto che senza metterci d’accordo siamo usciti lo stesso giorno con lo stesso film! E la stessa cosa è successa con Alfonso di Non c’è Paragone!

Altre recensioni che dovreste leggere:

Cobra Verde Recensioni
Il Bollalmanacco di Cinema
In Central Perk
Pensieri Cannibali

9 thoughts on “Tre Manifesti a Ebbing, Missouri”

  1. Solo un irlandese può infilare una dialogo come quello sui preti che fa recitare alla bravissima )“Che te lo dico a fa” cit.) Frances McDormand. Mi aspettavo un drammone fatto per far brillare i tre attori, poi ho letto il nome del regista e mi sono messa comodo, il ragazzo sa il fatto suo, i Coen in giornata stanno ancora su un altro pianeta, ma Martin McDonagh in tre film ha messo in chiaro quali sono i capisaldi del suo cinema, e questo rischia di essere il suo miglior film. Grazie per la citazione, oggi siamo usciti vestiti uguali senza nemmeno doverci telefonare prima 😉 Cheers!

  2. Tu e Cassidy oggi siete sincronizzati! Comunque Tre manifesti me l’ha citato come suo film preferito del momento anche il fumettista Marvel Marco Checchetto..quindi credo a tutti e tre! 🙂

  3. Recensioni ottime e indubbiamente il fatto lodevole che non sia il solito drammone! Lo guarderò sicuramente

  4. Film con degli attori grandissimi, senza se e senza ma. Sinceramente non saprei che tifare tra Harrelson e Rockwell ma basta che almeno uno dei due porti a casa la statuetta 🙂 Grazie per il link!

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.