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Lilith (Sergio Bonelli Editore)

Si è parlato molto di questo Lilith in rete, con giudizi a dir poco contrastanti, a dire il vero più sull’effettiva fruibilità del progetto (che prevede 18 albi semestrali… ovvero NOVE ANNI!) che sulla qualità del fumetto. Una lettura però mi sono sentito di dargliela… e ad essere sincero questo numero uno di Lilith non mi è dispiaciuto affatto! Luca Enoch (già creatore di Gea) si è preso una bella gatta da pelare decidendo di dedicarsi sia al disegno che alla sceneggiatura in prima persona, e si nota che di lavoro dietro ce n’è tanto. Lilith è una sorta di crono guerriera giunta da un futuro di devastazione dove l’umanità è costretta a vivere nel sottosuolo. Per “salvare il mondo” (non chiedetemi come) Lilith deve viaggiare nel tempo a caccia di ignari disgraziati contaminati dal parassita alieno che sarà responsabile di tutto il casino, ed estrarre loro il “triacanto”. Lilith, modellata sulle fattezze di Kate Beckinsale, è accompagnata nel suo viaggio da Scuro, una sorta di felino fantasma invisibile agli occhi dei normali umani che ha la funzione di proteggerla dagli attacchi di altre misteriose creature che vogliono impedirle di portare a termine la missione. Il primo albo, oltre a presentarci a dovere la protagonista e il background, ci porta a Troia, ai tempi dell’assedio della città da parte degli Achei…

I pregi di Lilith sono innanzitutto un ottimo disegno, influenzato in maniera evidente anche dal fumetto giapponese, ma abbastanza personale e “bonelliano” da non risultare stucchevole, poi una narrazione molto chiara e un lavoro di ricostruzione storica notevole. I difetti… beh, oltre alla serialità fin troppo diluita c’è da aggiungere un sospetto di possibili sviluppi futuri fin troppo banali. Ma avremo tempo per vedere se andrà davvero così, il prossimo albo uscirà a giugno…

Curiosità: Lilith è completamente nuda nel 70% delle pagine, ma misteriosamente i suoi capezzoli appaiono e scompaiono senza un motivo evidente. Di peli pubici invece non se ne vede neanche l’ombra, segno che Lilith è stata la prima vera esponente della moda della depilazione integrale, millenni prima delle tendenze attuali!

Info:

Lilith, di Luca Enoch
Sergio Bonelli Editore
132 pagg., 3.50€
In edicola

3 thoughts on “Lilith (Sergio Bonelli Editore)”

  1. Lilith, la viaggiatrice metatemporale: svolta al Femminile per Sergio Bonelli

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    La casa editrice Sergio Bonelli Editore S.p.A., famosa in Italia per aver pubblicato la serie a fumetti avente quale protagonista il personaggio di Tex Willer, tacciata spesso di appartenere ad una sorta di sub-cultura misogina, ha inopinatamente inaugurato, con uno scoppiettante albo d’esordio, la nuova serie intitolata “Lilith”.
    In questo primo episodio della serie (“Il Segno del Triacanto”, novembre 2008), ambientato nelle pugne della Guerra di Troia, viene presentata un’immagine fortemente negativa del Massimo Eroe Italico, ovvero di Enea di Troia, progenitore di Roma e della stirpe Giulia. Tale rappresentazione dell’Eroe omerico e virgiliano, come detto spiccatamente negativa, è un fatto pressoché inedito presso il grande pubblico italiano, ma nondimeno rigorosamente coerente con l’ermeneutica di Virgilio da noi proposta, sulla base degli studi di Jean-Yves Maleuvre.
    Enea, in sostanza, è rappresentato nel fumetto di Bonelli semplicemente per quello che è nell’Eneide di Virgilio: meschino [1], vile [2], mentitore [3]; in una parola sola: empio (antitesi del “pio” caricaturale di prima scrittura).
    Ed è proprio l’Eroina Lilith che lo uccide, strappandogli dal petto il cuore malvagio, fonte d’ogni male [4], avvicinandosi così al senso e agli effetti della catabasi oltremondana della Didone virgiliana.
    La conformità all’autentico Virgilio, quello di seconda scrittura, è così accurata da non tralasciare il nesso teleologico con la discendenza di Enea: gli Eneadi [5].
    Abile poi la clausola di salvaguardia della nuova politica di Bonelli: il Triacanto infatti non sceglie necessariamente soggetti malvagi [6]; così vengono intelligentemente evitati imbarazzi e polemiche ideologiche, in questo albo e nei prossimi.
    Tuttavia al di là di questa comprensibile misura di diplomazia preventiva, a Bonelli e a Enoch va riconosciuto il merito di una scelta coraggiosa e dai ben pochi precedenti: quella di aver rappresentato Enea, il Primo Eroe Italico, nella sua più autentica luce, ovvero quella conferitagli dal Massimo Vate Virgilio.
    Non si creda che questa sia cosa da poco, se soltanto si consideri che tuttora una statua di Enea (pur molto mediocre) è posta all’entrata della sede della Provincia di Roma, e se soltanto si pensi che l’Italia ha registrato negli ultimi anni l’ascesa della Destra politica, e come l’Italia stessa venga da un conflitto mondiale innescato da un regime che si sostanziava politicamente nella magniloquente riproposizione dei fasti imperiali di Roma antica e nella conseguente riproposizione dei suoi Eroi nazionali, tra cui, in primis, proprio Enea, il capostipite di Roma stessa ed il progenitore degli Eneadi.
    Tuttavia è proprio questo regime che ha condotto l’Italia al più devastante disastro della sua storia plurimillenaria: l’empia e funesta partecipazione alla Seconda Guerra Mondiale e la condivisione del genocidio ebraico.
    Perché infatti l’erronea lettura della pietas (in realtà soltanto formale) di Enea, ha contribuito a radicare la convinzione che la virtus romana non fosse null’altro che spietato cinismo politico.
    Una lezione di storia che non è venuta dall’ovattato mondo universitario, ma dalla vitale e popolare forma letteraria del fumetto.
    Se Bonelli era in cerca di un riscatto dopo molti anni di ideologia misogina, può dirsi che l’abbia ottenuto in pieno.

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    [1] È addirittura il piccolo Ascanio che aiuta il vecchio Anchise a cercare una via di scampo (pagg. 92/93), in totale assenza del padre Enea, ed è poi la stessa “pia” Lilith a sorreggere il padre di Enea (pag. 93; così demolendo il noto stereotipo che vuole Enea sostenere l’anziano padre durante la fuga da Troia).

    [2] Notevole, perché sottilmente sarcastica, e comunque mutuata dalle tecniche di Virgilio, la trovata narrativa della fuga di Enea (silenziosa e fuori scena) da Achille (pagg. 69/71): dapprima Lilith avverte la presenza del Triacanto, ovvero di Enea, poi – quando l’ira di Achille furoreggia sul campo di battaglia – tale presenza svanisce, segno che Enea si è dileguato non appena intravisto Achille.

    [3] Si legga il mendace racconto che inizia a pag. 97, esemplare raffigurazione dell’Enea narratore (mendace) nell’Eneide di Virgilio.

    [4] Qui infatti il malefico Triacanto ha trovato confortevole habitat.

    [5] «La tua prima missione è stata un successo! Hai reciso questa linea di ascendenza del Triacanto prima della sua “ramificazione”!» (pag. 124).

    [6] «I tuoi bersagli potranno non essere persone malvagie…» (pag. 111).

  2. Come al solito la Bonelli copia da altri fumetti! Anche questo infatti assomiglia spudoratamente a Madame Xanadu! Non inventano mai nulla di nuovo, sono sempre soldi sprecati!

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