fbpx
logo

Dylan Dog 313 – Il Crollo

E’ crollata la serie di Dylan Dog???

Ho preso in mano questo ultimo Dylan Dog qualche sera fa a letto. Bei disegni! Dylan Dog che perde la memoria, espediente non nuovo ma sempre interessante. Arrivato a pagina 80… aspetta, cos’è successo? Non c’ho capito una sega! Forse era il sonno… chiudo l’albo e mi riprometto di rileggerlo daccapo.
Passano due giorni e ricomincio la lettura, questa volto con meno sonno. Dylan si risveglia dopo un crollo che l’ha sepolto in un grosso ambiente misterioso sotto le macerie di un palazzo. Una strana creatura lo bracca con intenzioni tutt’altro che amichevoli, con lui c’è un gruppo di strane persone di cui Dylan forse si ricorda, forse no, ma che sicuramente non sono quello che sembrano. Ah, ovviamente almeno una Dylan se l’è trombata, che v’aspettavate?
L’albo è di Paola Barbato, che sebbene secondo me non raggiunga da anni livelli d’eccellenza resta comunque sette/otto spanne sopra Giovanni Gualdoni, tanto per fare un nome. La Barbato mancava dalla serie regolare di DD da un annetto, e qui si è sfogata proponendoci una storia complessa, da rileggere, che ha diviso i vari critici sulla rete.
Iniziamo dall’interessante incipit, che pur se un po’ inverosimile coinvolge nella storia fin dalle prime pagine, complici i disegni di un Freghieri in formissima. Il gioco delle menzogne e delle perdite di memoria che chi sa fin quanto sono vere è piacevole ed appassionante, la scrittura è non lineare e un piacevole diversivo rispetto al piattume di molti degli ultimi DD. Poi da metà albo circa iniziano gli spiegoni… La Barbato si traveste da Roberto Giacobbo, tira in mezzo i nodi di Hartmann e sbrodola, perdendo anche qualche sottotrama che resta misteriosa per strada.
La risoluzione è banalotta, non interessante, inutilmente complessa. Probabilmente è meglio una storia noiosa e sbrodolata piuttosto che piatta e inutile, ma qui… non ci siamo. Pensare che contemporaneamente è uscito l’ottimo primo volume de Le Storie, sempre della Barbato… ma che evidentemente le interessava di più.
Il problema del Dylan Dog del 2012 è che non fa più paura, non spaventa, non sconvolge, non provoca… è rimasto un palloso paladino del politically correct, amico delle minoranza, protettore dell’ambiente, astemio, vegetariano, contro le corporazioni… un giorno smettera di farsi tutte le troiette che gli si parano davanti e si farà prete. In fondo sarebbe una giusta conclusione per la serie.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.