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Dylan Dog #314 – I Segni della fine

MA QUANTE CAZZO DI STORIE SCRIVE GUALDONI??? Ormai Dylan Dog è solo suo… questo “I Segni della fine” non è tra le sue opere peggiori ma soffre di alcuni difetti che mi fanno esclamare “uff”.
*clicca su continua a leggere se non temi qualche piccolo spoiler*

Il 21 dicembre 2012 si avvicina ed anche a Londra una serie di incidenti strani e sanguinosi fanno esclamare “la fine è vicina”! Sono contente soprattutto le varie Chiese dell’Apocalisse fregapolli, e ovviamente Dylan finisce in una investigazione che parte da tutt’altro ma porta dritti verso di loro. Questa volta mischiando antichi simboli della Cabala con i moderni tag dei graffitari.
Partiamo dalla prima impressione: l’albo si presenta proprio bene! La copertina è splendida, Casertano ai disegni non da probabilmente il 100% come nel primo volume di Le Storie, ma resta sempre su ottimi livelli. La storia, sebbene il mondo dei graffitari venga tratteggiato in maniera piuttosto banale, parte anche benino, tanto che pensavo di aver finalmente trovato un Gualdoni convincente al 100 (facciamo 99?)%.
E invece no.
Perché alcuni dei problemi ricorrenti nella sua gestione del personaggio affiorano anche qui. Una gestione pigra dei colpi di scena (era proprio necessario mettere in gioco in quel modo la Chiesa dell’Apocalisse?), dei deus ex machina poco integrati nella storia, soluzioni narrative discutibili… in particolar modo, come fa il rabbino a identificare subito i simboli che animano la materia inanimata se sono perduti da almeno un secolo?  Che cazzo di ricerche fa? Pigro, pigro, pigro!
Francamente… Dylan Dog è un personaggio che ha ancora un potenziale notevolissimo… vederlo buttato via così mi fa un po’ rabbia.

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