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A Proposito della Coppa Davis

L’uscita di un nuovo film dei fratelli Coen è per me ogni volta un piccolo evento. Adoro la loro narrazione misurata, i loro personaggi surreali, i momenti nonsense, le citazioni bibliche o omeriche presenti un po’ in tutti i loro film. A Proposito di Davis (Inside Llewyn Devis) è stato giudicato da molti il loro film meno Coeniano, quindi partivo con qualche sospetto… anche se in fondo, con la parziale eccezione di qualche film diretto a metà degli anni 2000, i Coen non mi hanno mai deluso. Perché avrebbero dovuto iniziare stavolta?
Anche perché a pensarci bene A Proposito di Davis E’ un film Coeniano. Innanzitutto perché è omerico fin nel midollo (non a caso un personaggio si chiama Ulisse…), e il protagonista (Oscar Isaac, molto bravo) pare vagare senza meta alla ricerca di una Itaca che probabilmente non esiste. E il film vaga con lui, senza una trama vera e propria, tra un divano e l’altro, una città e l’altra, 
Llewyn Davis è vagamente ispirato alla figura del folk singer Dave Van Ronk ed alla sua autobiografia. Alla ricerca (non si sa quanto convinta) del successo Llewyn continua a suonare i soliti pezzi nei soliti posti. La gente gli dice che è bravino, ha inciso un disco ma le vendite non ci sono, mercati nuovi non se ne aprono, forse è vero che gli manca qualcosa per sfondare. Le cose avrebbero potuto essere diverse con Mike, il suo vecchio partner. Ma Mike è morto, gettatosi da un ponte, e Llewyn non accetta di sostituirlo con nessun altro. Insoddisfatto, senza una casa, perennemente in bolletta, continua a vagare ospite di amici, potenziali amori che non possono essere colti o (quasi) perfetti estranei. Ma tutto sembra sfuggirgli. Compreso il gatto…
Così come il film anche Davis gira in tondo, con deviazioni senza successo (a Chicago per far sentire la propria musica ad un importante produttore) o neppure tentate (a Akron per trovare un potenziale figlio mai conosciuto). Ma una svolta, forse, è davvero impossibile, se tutto sembra andare storto persino quando decide di riprendere il proprio vecchio lavoro come marinaio.
Davis è un personaggio tutto sommato negativo. Incapace di mantenere rapporti umani decenti, pavido, invidioso, talentuoso ma incostante. Intorno a lui, in un modo o nell’altro, tutti sembrano trovare una propria strada… persino il gatto. Lui no, forse perché non ci tiene fino in fondo, o almeno questo è quello che appare agli altri. Eppure ci si affeziona anche a un personaggio così, ai suoi sensi di colpa, al suo non voler scendere a compromessi, alla sua timidezza ed alle sue tendenze autodistruttive. 
I Coen come ogni volta infarciscono le peregrinazioni del loro protagonista con incontri con altri personaggi più o meno improbabili… stavolta forse lasciati più del solito in superficie. Se proprio dobbiamo trovare un difetto a A Proposito di Davis è lo spazio troppo limitato lasciato ad attori di chiaro talento come John Goodman, Justin Timberlake, Garrett Hedlund. Un po’ di più ne ha Carey Mulligan, che però, ahimè, non mi piace 😛
Curiosità: uno dei personaggi (e se non ho capito male anche il locale in cui si esibisce Davis) si chiama Pappi Corsicato in onore del regista e documentarista italiano. Strani incroci 🙂 Splendide canzoni ed interpretazioni.
Voto: *** 1/2

2 thoughts on “A Proposito della Coppa Davis”

  1. A me è piaciuto tantissimo. L'ho trovato delicato profondo. Il gatto poi è un personaggio a parte! Spettacolare Oscar Isaac, condivido anche il paragone che hai fatto con l'Odissea…bella recensione insomma! 🙂

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