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The Possession

La storia insegna che se si vuole dirigere un film horror che sfondi al botteghino si deve parlare di possessioni demoniache! Da L’Esorcista a The Omen a schifezzuole come L’Ultimo Esorcismo, il diavolo (o i demoni) ha sempre portato ottimi incassi a registi e produttori. Chissà perché, probabilmente il cinema degli indemoniati è considerato come l’unica branchia dell’horror potenzialmente realistica, visto il background tradizionale religioso di gran parte della popolazione. Fatto sta che anche questo The Possession ha incassato non si sa bene come 50 milioni di dollari in patria, ed è arrivato alla non disprezzabile cifra di 1 milione e 600mila euro anche da noi. Il successo è in parte attribuibile all’azzeccatissima locandina ed al nome di Sam Raimi tra i produttori, ma per il resto…?
Fin dall’inizio si capisce dove vuole andare a parare il film, con la bella scena di una vecchia che prende un martello per rompere una scatola con incise delle scritte in ebraico e subisce una simpatica possessione old style, con un sacco di sangue e articolazioni che vanno per conto loro.
La scatola finisce in una vendita di roba vecchia nel giardino del figlio della povera disgraziata, che intravediamo tutta fasciata nel letto urlare quando nota dalla finestra che la scatola maledetta è finita in mano ad una bimba, Emily, che insieme a sua sorella è andata per il weekend nella nuova casa del padre, mentre la madre è via con il nuovo compagno. Si sa, per i bimbi, specie di quell’età, i divorzi sono momenti difficilissimi, soprattutto se in casa entra anche un demone ebraico. Emily si affeziona fin da subito alla scatola, ancor più quando scopre il meccanismo nascosto per aprirla. 
Da quel momento la vita di quei poveri disgraziati cambierà. Tra invasioni di orribili falene, forchettate nelle mani, aggressioni ai compagni di classe e morti più o meno accidentali di insegnanti. Il padre prova a liberarsi della scatola, ma questa sembra sempre trovare il modo di tornare tra le braccia di Emily. Quando finalmente si convince che si tratta di un demone, decide quindi di andare a chiedere aiuto a degli esperti del settore, degli ebrei tradizionalisti che sembrano sapere molto di questo Dybbuk. L’unico che accetta di aiutarlo a rischio della propria vita è però il figlio del rabbino…
La cosa forse più interessante di The Possession è la storia dietro la storia. La scatola del Dybbuk esiste davvero, negli ultimi quarant’anni ha portato infinite sfortuna e il possessore aveva cercato di disfarsene mettendola in vendita su Ebay. Ora è in un museo privato. Quando Raimi l’ha vista ha deciso fin da subito di renderla protagonista di un film, tanto da spingersi a chiedere l’oggetto originale in affitto per le riprese. Purtroppo per lui però non gli è stato concesso, e si è dovuto accontentare di una replica.
Storielle a parte, il film è più piatto che brutto. Diretto senza troppa inventiva, con una fotografia fredda e scarsamente originale, anche recitato maluccio se si fa eccezione per la piccola Emily (Natasha Calis) che viene sballottata qua e la senza ritegno. Per il resto anche Jeffrey Dean Morgan offre una prova mediocre. Il film alla fine non riesce a disturbare come i migliori esponenti del genere, l’unico momento davvero schifoso se lo gioca fin da subito nella locandina e per il resto non offre spaventi allo spettatore smaliziato. Si fa guardare, questo si, ed offre uno spaccato interessante della demonologia ebraica, argomento poco esplorato al cinema. Ma esiste molto, molto di meglio.
Voto: * 1/2

2 thoughts on “The Possession”

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